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5 consigli per il tuo shopping online

Consigli per uno shopping online sicuro
Consigli per uno shopping online sicuro

Il ciclone Black Friday-Cyber Monday ha aperto ufficialmente la caccia ai regali di Natale. Per evitare le file chilometriche e il freddo invernale in attesa, lo shopping online natalizio è l’alternativa migliore.

Nel 2015 in Italia lo shopping online è cresciuto del 21% rispetto al 2014, con elettronica e abbigliamento a registrare il maggior incremento di settore. Secondo Google più di metà degli utenti farà acquisti attraverso smartphone o tablet, ormai interfacce fondamentali per la fase di ricerca e per l’acquisto.

Ma come muoversi tra le offerte che Internet propone per lo shopping natalizio? Ecco 5 consigli per evitare errori:

  • Attenzione alle possibili frodi: utilizzare portali di vendita conosciuti e certificati, usare carte prepagate non connesse al conto in banca ed evitare di aprire link o email sconosciuti o sospetti. In questo modo si evita di incappare in malware o rischi di hackeraggio delle proprie carte di credito.
  • Confrontare i prezzi: ricercare su più portali è fondamentale. Esistono app di comparazione prezzi, come ScanLife o Amazon, che possono venire incontro all’utente. Attenzione a prodotti “troppo” scontati o con prezzi troppo bassi: il rischio di trovarsi davanti ad un falso è sempre in agguato.
  • Guardare le recensioni: Tripadvisor o Yelp! hanno costruito il loro core business attorno ai commenti dei clienti. Utilizzarli per farsi un’idea sul prodotto o anche sul portale online stesso può chiarire molte idee.
  • Leggere attentamente: bisogna sempre stare attenti alle descrizioni del prodotto e alle modalità d’invio e pagamento. Bisogna essere certi al 100% di cosa e come si compra.
  • Non avere fretta: se pensate di essere davanti ad un’offerta irrinunciabile, fate un bel respiro e cercate ancora; buttarsi a capofitto sul primo prodotto che si trova rischia di farvi perdere delle vere occasioni.

5 step per aprire una startup

La tua startup in 5 step
La tua startup in 5 step

Aprire una startup significa lanciarsi in un’avventura che può diventare molto rischiosa se non si hanno delle basi solide. In 5 step, ecco un percorso da seguire per evitare di cadere in trappola!

1. Avere un’idea forte, semplice da spiegare ma difficile da replicare e che vada a rispondere ad un bisogno concreto. Qurami, ad esempio, è un’applicazione che fa evitare all’utente di perdere tempo in coda allo sportello (siano le poste o un negozio di telefonia), prenotando dallo smartphone il proprio turno.

2. Colmare le lacune imprenditoriali con lo studio. La formazione è importante. Per aprire una startup è necessario sapere come  “vendere” la propria idea e gestire un’azienda. Negli anni sono nati corsi e scuole apposta per questo segmento di mercato, come InnovAction Lab e SeedLab

3.  Indagare il mercato di riferimento, essere consci delle potenzialità e delle criticità del prodotto, stendere un piano aziendale. Tutto questo viene definito all’interno del Business Plan, documento fondamentale per aprire una startup o qualsiasi attività imprenditoriale. Un aiuto può pervenire dal Punto Nuova Impresa di Formaper, che fornisce assistenza personalizzata e orientamento a chi vuole aprire una startup.

4.  Trovare dei finanziatori che credano nel progetto. Non è mai consigliabile aprire un’attività solo con i propri risparmi. Un’opzione è ricorrere alla cosiddetta “tripla F”: Family, Friends & Fools. In assenza (o in aggiunta) si può far riferimento, ad esempio, ai bandi di contributo che l’Unione Europea pubblica spesso a favore delle PMI e delle startup innovative, ed è sempre consigliabile tenerne d’occhio il sito.

5. Pensare ai clienti.  Bisogna tenere a mente che ogni startup (innovativa o meno), azienda o servizio vive sulla soddisfazione del proprio target di riferimento. La user experience è fondamentale, poiché saranno i primi clienti a delineare cosa funziona meglio e cosa funziona meno. In questo post di Paul Graham, venture capitalist, si sottolinea l’importanza dei primi clienti, paragonandoli a consulenti d’azienda: possono indirizzare la startup verso il successo. Basta ascoltarli.

Imparati gli step, siete pronti a partire?

 

Ricerca e innovazione: nuovo bando per le startup innovative

Nuovi contributi per le startup innovaitve con il Bando Ricerca e Innovazione 2015
Nuovi contributi per le startup innovative con il Bando Ricerca e Innovazione 2015

“Solo chi è capace di produrre continuamente innovazione può avere successo”  firmato Andrea Pininfarina.

Questa frase rappresenta al meglio il momento di estrema vitalità che sta vivendo la città di Milano. Per stimolare questo entusiasmo, la Camera di Commercio pubblica il “Bando Ricerca e Innovazione 2015”, indirizzato a tutte le PMI lombarde e strutturato come un contributo a fondo perduto d’importo fisso con l’obiettivo di incoraggiare l’innovazione di processo, attraverso la creazione di nuove tecnologie digitali, e supportare l’avvio di nuove startup innovative in Lombardia

Ma cosa fa di un’azienda una startup?

Con startup innovativa s’intende, utilizzando la definizione del Decreto Legge 179/2012, una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Societas Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.  Come requisiti principali una startup deve avere, come oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi, il cui valore di produzione annuo non deve superare i 5 milioni di euro.

Entrare nel settore delle startup innovative in Lombardia significa entrare in un segmento di mercato molto vivo. Tutti i numeri del settore sono in crescita: secondo il report nazionale del terzo trimestre 2015 di “Info Camere” le startup innovative iscritte al Registro Imprese sono 4.704, in aumento del 11,8% rispetto a Giugno 2015. Milano e la Lombardia sono in prima linea in questo settore: la Regione Lombardia ospita il 21,6% del totale delle startup innovative nostrane, cioè 1.018; di queste 680, il 14,5% del totale, sono in provincia di Milano. Anche sul lato occupazionale si registrano numeri positivi: rispetto alla rilevazione del trimestre precedente, datata 30 giugno 2015, gli occupati del settore sono cresciuti del 24,6%.

Dato l’aumento del numero di startup innovative, di conseguenza crescono anche i profitti di settore. Una fotografia della situazione ci è fornita dallo “Start-Up Annual Report 2015″ del Politecnico di Milano. Il rapporto stima che, nel 2015, gli investimenti nel settore delle startup toccherà quota 133 milioni di Euro, registrando un +11% rispetto al 2014. Facendo un’analisi territoriale, si nota come il 54% degli investimenti istituzionali del 2014 siano stati destinati a startup del Nord, contro il 16% del Centro Italia e il 30% di Sud Italia e Isole.

Conscio del potenziale delle startup innovative, il Governo ha approvato il Decreto Legge 03/2015, detto Investment Compact. L’obiettivo di questa legge è di aiutare lo sviluppo delle PMI italiane tramite una serie di facilitazioni. Tra i vari articoli ne troviamo alcuni specifici per le startup innovative:

  • viene estesa da 4 a 5 anni la possibilità di definirsi startup, dando così la possibilità di non pagare bollo e diritti di segreteria per un lustro;
  • viene creato un sito ministeriale apposito per startup, dove trovare bandi pubblici e privati, regolamentazioni e finanziamenti;
  • viene data la possibilità di fondare una startup attraverso un processo di firma elettronica senza la vidimazione di un notaio, permettendo un risparmio sui costi d’apertura.

Una serie di agevolazioni atte a semplificare l’accesso al settore, agevolazioni tra le quali s’inserisce anche il “Bando Ricerca e Innovazione 2015”. Le domande per il bando, dedicato solo alle imprese con sede legale in Lombardia, sono da presentare entro le ore 12.00 del 26 febbraio 2016, esclusivamente in forma telematica, dal portale Bandi Imprese Lombarde.

Bagagli ma non solo: aprire un’impresa di facchinaggio a Milano

Il tradizionale dinamismo di Milano nel settore della mobilitazione merci, logistica e la ricca programmazione fieristica annuale rende sempre valida l’idea di avviare un’impresa di facchinaggio, tipologia di business che in questo momento può essere incoraggiata anche dalle presenze turistiche legate ad Expo2015 e dalla possibile richiesta aggiuntiva, ad esempio, di portabagagli o facchini degli scali ferroviari.

Facchinaggio: una professione, tante possibili attivitàvaligie

Queste sono solo due delle figure riconducibili al facchinaggio: l’elenco completo si trova all’articolo 2 nel Decreto ministeriale 221/2003 e si articola in due sezioni, a) e b).

L’elenco a) comprende –  oltre alle attività indicate prima – profili come i facchini doganali, i pesatori nei mercati agroalimentari etc.; nell’elenco b) sono inserite attività quali l’imballaggio, la pressatura, la selezione e cernita con o senza insaccamento di prodotti ortofrutticoli o l’abbattimento di piante destinate alla trasformazione in cellulosa. Si tratta di attività molto diversificate su cui il Ministero delle attività produttive ha fornito alcuni chiarimenti.

Ad esempio, in merito all’abbattimento di alberi o alla macellazione, la circolare specifica che è soggetta alla disciplina sul facchinaggio non l’attività di abbattimento o di macellazione in sé, ma quella di movimentazione dei prodotti conseguenti a queste attività . Viene chiarito anche che l’attività di “pulizia di magazzini e piazzali” presente nell’elenco delle attività di facchinaggio è disciplinata dalle norme in materia se è l’unica attività indicata da un’impresa nella domanda di iscrizione, mentre se l’impresa si occupa genericamente di pulizie si applicheranno le norme relative a questa attività.

Per avviare un’impresa di facchinaggio è sufficiente il possesso di alcuni requisiti morali

Una volta definito bene il tipo di attività di facchinaggio, è possibile avviare l’impresa secondo la forma giuridica prescelta: impresa individuale, società (in nome collettivo, in accomandita semplice, di capitali, cooperative) consorzi. Dando per scontato di aver compiuto gli eventuali passi per costituire una società, l’impresa si può aprire in un giorno anche perché i requisiti richiesti sono solo di tipo morale e consistono in quello relativo all’antimafia e nel requisito di onorabilità. Dal 14 settembre 2012 sono stati aboliti i requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa.

La guida alle imprese di facchinaggio realizzata dalle Camera di Commercio lombarde spiega con puntualità quali sono i soggetti tenuti al possesso dei requisiti in base alla forma societaria prescelta e quali sono i modelli da utilizzare per le relative dichiarazioni.

In ogni caso, è bene sapere che la procedura per l’invio della SCIA è telematica e la segnalazione va inoltrata tramite il SUAP competente per territorio.

Se un’impresa stabilita in un paese UE vuole svolgere in Italia l’attività di facchinaggio aprendo una sede o una unità locale, è sufficiente che sia in possesso dei requisiti prescritti dalla normativa dello Stato di provenienza per lo svolgimento dell’attività.

Le imprese di facchinaggio, come quelle di pulizie, sono classificate in base al volume d’affari – IVA esclusa – realizzato in media nell’ultimo triennio. Quelle di nuova costituzione vengono inserire d’ufficio nella fascia iniziale, cioè quella inferiore a Euro 2.500.000,00. Da ricordare che non è possibile stipulare contratti di importo annuale più elevato rispetto alla fascia in cui l’impresa è inserita.

I costi amministrativi per avviare l’attività nel caso di imprese individuali o società si aggirano intorno ai 200 euro.

Per capire quale può essere il posizionamento ideale in termini di localizzazione geografica e di target, quale investimento fare per dotarsi dei mezzi giusti, è sempre possibile un incontro di orientamento con gli esperti in startup d’impresa di Formaper.

L’impresa del gelato per chi ha in gusto delle idee

Il gelato va di moda: a Milano in un anno le gelaterie sono cresciute del 6%
Il gelato va di moda: a Milano in un anno le gelaterie sono cresciute del 6%

Esplosa l’estate, cresce la voglia di gelato, un piacere che non abbandona mai i milanesi e i lombardi visto che il consumo consumo si attesta  su 1 chilo al mese anche in inverno, secondo un’indagine della Camera di Commercio di Milano effettuata ad aprile 2015 su mille persone. Per le imprese del gelato quindi è boom: sono 21mila in Italia, 3mila in Lombardia  con una crescita dell’1,7 % in un anno e del 6% nella sola Milano che vanta  817 gelaterie e 30 milioni di fatturato.

Gelateria: artigianale, con consumo sul posto e con servizio bar

Mercato in espansione e gradimento sia dei gusti tradizionali che di sapori più sperimentali sono due buoni motivi per valutare l’avvio di un’impresa in questo settore, che può partire senza troppe formalità in base al modello di business prescelto.

Se si possiedono competenze e abilità necessarie a produrre un buon gelato e si dispone già di un laboratorio idoneo, il modo più semplice per “aprire una gelateria” è orientarsi sulla gelateria artigianale  dove avviene la produzione e la vendita ma non la somministrazione in loco. Basta possedere i  requisiti soggettivi e oggettivi di base  (iscrizione alla CCIAA competente, certificazione antimafia, conformità dei locali alle norme igienico sanitarie e con le disposizioni in tema di emissioni atmosferiche), mentre non sono necessari requisiti professionali specifici. La Segnalazione certificata di inizio attività va trasmessa telematicamente al  Comune competente per territorio che si occuperà di verificare il possesso dei requisiti.

Valgono regole analoghe per le gelaterie dove la consumazione avviene in piedi all’interno del locale senza alcun servizio aggiuntivo.

Sono invece necessari specifici requisiti professionali, in aggiunta a quelli morali, per aprire una gelateria dove sono presenti posti a sedere e servizio al tavolo. Le possibilità sono 3 e sono alternative tra loro:  1. basterà aver frequentato un corso professionale pertinente 2. possedere un’esperienza di due anni in linea con quanto previsto dalle norme oppure 3. avere uno dei titolo di studio abilitanti all’esercizio dell’attività di vendita dei prodotti del settore alimentare e di somministrazione di alimenti e bevande.

E le attrezzature per la produzione? Scegliere quelle giuste non è un problema considerato che il comparto italiano delle macchine da gelato è leader mondiale e vale all’ incirca 1 miliardo di euro, di cui una buona parte generato dall’export. Ad ottobre a Host gli interessati potranno dare uno sguardo d’insieme a tutte le migliori tecnologie disponibili e osservare grandi maestri gelatieri all’opera nell’Arena dolce allestita per la manifestazione. In contemporanea, al Salone del Franchising gli aspiranti gelatai potranno valutare formule di business  legate alla cosiddetta ristorazione “in catena” e in alcuni casi focalizzate su uno specifico segmento (yogurteria, cioccogelateria, etc…)

Gelato si, ma quale?

La scelta di avviare l’attività va accompagnata da un’attenta valutazione del mercato, dei potenziali clienti e concorrenti e, naturalmente, del prodotto da offrire: chi è già del settore, come l’imprenditore di questo video , consiglia vivamente di diversificare l’offerta del prodotto gelato puntando su format di consumo per occasioni diverse: spazio quindi a torte, dessert dopocena, coppe ad hoc per la pausa pranzo. Tutto praticamente senza limiti di gusto visto che accanto ai sapori più tradizionali se ne affiancano alcuni come il gusto pizza o rose e fiori, segnalati dai partecipanti all’indagine della Camera di Commercio di Milano, sebbene si confermi il primato dei classici cioccolato, nocciola, crema, fiordilatte e stracciatella.  E condividono la passione per i gusti classici anche gli stranieri intervistati per una recente ricerca dell’Osservatorio Host che riscontra comunque nelle diverse nazioni campione, varie filosofie di consumo e curiosità associate al consumo di gelato, quali la passione dei ciprioti per il gelato fritto o il gradimento per il gelato al riso assaporato a Roma da alcuni vietnamiti.

E per studiare sapori, ricette e materie prime niente di meglio – in questa calda estate – di una visita ad Expo: tra frutti poco noti di paesi lontani, caffè e cacao declinati in mille esperienze nei cluster e produzioni di eccellenza si potrà senz’altro dare forma -dentro un cono o una coppetta – a qualche buona idea.