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2021

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Tessile sostenibile: il case study Par.co Fashion

Parc.co Fashion è una realtà imprenditoriale sostenibile, tra le case study del percorso carta e tessile, promosso dalla Camera di commercio in collaborazione con Innovhub SSI srl, e che verrà presentata durante il webinar “L’ecodesign fa bene all’ambiente…e alle imprese della moda. Metodologie ed esperienze a confronto”, in occasione del Salone Extra della CSR e dell’innovazione sociale il prossimo 3 marzo.

Per l’occasione, abbiamo intervistato Fedora Agosti, Sustainability Ambassador di Par.co Fashion.

Cosa caratterizza Par.co Fashion?

Trasparenza, tracciabilità, artigianalità, filiera corta, sostenibilità ambientale, etica e stile.

Siamo un’azienda bergamasca nata con lo spirito di disegnare e produrre abbigliamento sostenibile a filiera corta, esclusivamente Made in Italy.

Per i nostri capi impieghiamo tessuti certificati GOTS e GRS, forniti da aziende locali che hanno sottoscritto l’impegno Detox di Greenpeace.

Puntiamo a produrre in logica zero-waste ed a essere carbon neutral. Sogniamo di diventare un business digitale con un approccio all’economia circolare, capace di invogliare e sensibilizzare il cliente all’acquisto di un prodotto di qualità che dura nel tempo.

Come è nata la vostra realtà?

Par.co Denim, il cui nome deriva dai fondatori, i Parimbelli Cousins, è il brand dell’azienda Par.co Fashion, che nasce con lo spirito di proporre prodotti che derivano da una filiera sostenibile.

Il primo prodotto di Par.co Denim è stato proprio il jeans, che all’inizio era molto semplice, quasi senza logo.

Quando è nato il brand, nel 2014, c’era ancora pochissima consapevolezza dell’inquinamento causato dall’industria della moda. Di conseguenza era anche molto difficile trovare dei fornitori di tessuti biologici e prodotti in modo sostenibile. Ciononostante, i fondatori sono  comunque riusciti a creare una filiera corta e sostenibile, che rispetta l’ambiente e i lavoratori che ne fanno parte.

Ovviamente c’è ancora molta strada da fare per arrivare ad un determinato livello di sostenibilità. Cerchiamo sempre di esplorare nuove possibilità che ci permettano di ridurre ulteriormente gli sprechi e l’inquinamento.

Chi sono i fondatori?

Uno dei due fondatori, Matteo, lavora dal 2006 nel mondo denim, occupandosi nello specifico dello sviluppo e vendita di tessuti denim artigianali giapponesi sul mercato europeo. Grazie a questa esperienza ha lavorato a stretto contatto con i migliori produttori al mondo di denim. Ha così approfondito la conoscenza di tutti gli step che, dal filato, passando dalla tessitura, portano alla tintura e finissaggio.

Grazie poi al contatto con i vari produttori che confezionano per i grandi marchi jeans e lusso in Italia, ha anche maturato la consapevolezza che sia la selezione delle materie prime che  il modello di produzione fossero poco sostenibili.

L’altro fondatore, Diego, stava già all’epoca lavorando in ambito sostenibilità. Da lunghe chiacchierate di confronto e dalla voglia di portare attivamente un cambiamento nel mondo della moda, è nata l’idea di Par.co Fashion.

Ovviamente, non era solo importante creare un prodotto sostenibile dal punto di vista ambientale, ma dare vita a un’azienda in cui il lavoro degli artigiani venisse rispettato.

Come selezionate la materia prima?

Fin dall’inizio ci si è focalizzati solo su tessuti e filati naturali, sperimentando lino, cotone e canapa.

Per quanto riguarda il denim, selezioniamo solo cotone certificato GOTS (Global Organic Textiles Standard). Una certificazione che assicura che il tessuto sia stato ottenuto nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori.

Abbiamo anche inserito tessuti ottenuti da cotone e poliestere riciclato, in un’ottica di economia circolare, per utilizzare al meglio le risorse che abbiamo.

Per quanto riguarda gli accessori (bottoni e rivetti), questi provengono da un’azienda dello storico distretto del bottone di Bergamo.

Le salpe sono cruelty-free, perché sono fatte di Jacron, un materiale composto da fibra di cellulosa (e non pelle come avviene tradizionalmente) e le scritte sono in grafite riciclata.

Qual è il vostro modo di vedere la sostenibilità?

La sostenibilità per l’azienda riveste un ruolo di massima importanza fin dal principio.

La moda sostenibile rappresenta un approccio al design, all’approvvigionamento e alla produzione di abbigliamento che massimizza i benefici per le persone e le comunità, riducendo al minimo l’impatto ambientale.

Facciamo affidamento su una filiera corta, altamente selezionata. Siamo cruelty-free e utilizziamo esclusivamente tessuti e procedure che rispettano il nostro standard di sostenibilità.

Le certificazioni impiegate per i prodotti sono:

  • Global Organic Textile Standard Ⓡ (GOTS)
  • Global Recycle Standard Ⓡ (GRS)
  • OEKO-TEX Standard 100 Ⓡ
  • Animal Free LAV (Lega Anti Vivisezione)
  • g_label Ⓡ.
Il 2020 è stato l’inizio di un nuovo decennio che culminerà con la revisione dei risultati degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (SDGs – Sustainable Development Goals), prevista per il 2030. E la pandemia ha sottolineato l’importanza di uno sforzo globale, ora più che mai.

Da sempre, siamo infatti alla ricerca e adottiamo tecniche di abbattimento dei consumi e degli sprechi. Una delle nostre iniziative più recenti è infatti la possibilità di ordinare i capi in pre-order. I nostri clienti scelgono e acquistano il capo ancora prima del confezionamento. In questo modo minimizziamo i costi e i consumi di stoccaggio. E calcoliamo esattamente le materie prime necessarie, riducendo al minimo gli sprechi e le eccedenze di tessuto.

Il consumo e la produzione responsabili (SDG 12) è quindi integrato nella missione di Par.co Fashion, che nasce da un ripensamento della catena produttiva dei capi in denim per avere prodotti più puliti, etici e rispettosi, inclusi anche nella prospettiva dell’economia circolare.

Per altre testimonianze di imprese di ecodesign, non perderti il webinar del 3 marzo!

Assistenza Specialistica Obiettivo estero: il servizio gratuito per l’internazionalizzazione

L’Assistenza Specialistica Obiettivo estero è uno dei servizi di primo orientamento gratuito delle Assistenze Specialistiche che la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi mette a disposizione di imprese e start up del territorio,  che hanno come obiettivo l’internazionalizzazione e che desiderano, quindi, acquisire nuove competenze e strumenti per sviluppare il proprio business sul mercato globale.

Questo servizio di orientamento è nato grazie ad una collaborazione pluridecennale con Promos Italia Scrl e Unioncamere Lombardia, rappresentata dai due esperti che abbiamo intervistato proprio sul tema dell’internazionalizzazione: Gian Luca Giussani e Massimiliano Mercurio.

Gian Luca Giussani, Dott. commercialista, Consulente d'impresa – Unioncamere Lombardia
Massimiliano Mercurio, Doganalista e consulente in commercio internazionale - Unioncamere Lombardia

L'internazionalizzazione si è fermata? Quali necessità hanno le pmi?

Gian Luca Giussani

Lavoro da vent’anni per Promositalia come consulente ed ho visto tutta l’evoluzione del processo, le mode e le tecniche di internazionalizzane delle pmi. Posso confermare che il processo di internazionalizzazione non si è fermato a causa dello stop delle produzioni e dei vari lockdown. Esso è in continua evoluzione e sta cambiando molto velocemente, insieme ai processi di digitalizzazione e innovazione.
L’economia ha rallentato ma molte aziende sono andate avanti per cercare di essere competitive e di sopravvivere.

Il vecchio modello di fare internazionalizzazione è superato, mentre altri, anche molto piccoli, come il negoziante che prima della pandemia non aveva mai pensato di vendere on line, con l’e-commerce, abbinato alla digitalizzazione e l’innovazione, hanno fatto il salto di qualità. So che non può essere la soluzione per tutti, ma per chi è riuscito ad utilizzarla, l’internazionalizzazione insieme al binomio innovazione-digitalizzazione, è cresciuto.

C’è molta consapevolezza delle nuove necessità di cambiamento.
Le aziende mi chiedono sempre di più informazioni a 360 gradi, riguardo tematiche di natura fiscale-amministrativa e finanziaria, sulle strategie in questo ambito. Quindi, dopo le informazioni sulla Brexit, ora regole dell’Unione Europea, sul commercio elettronico, su come fare in seguito all’inasprimento dei controlli doganali e sugli oneri per esportare, oltrechè sulla creazione di start up.
Ci sono poi le nuove normative covid e su questo mi chiedono una formazione adeguata.

 

Massimiliano Mercurio

Dato che sono un doganalista, di recente il supporto che mi richiedono riguarda le novità sulla Brexit.
La Gran Bretagna è il 4° partner commerciale dell’Italia, per interscambio. La metà delle imprese che operano con il Regno Unito non hanno mai intrattenuto rapporti con Paesi terzi. E non si erano mai preoccupati di trovare altri sbocchi. Quindi ora hanno dovuto informarsi sugli accordi con altri paesi per gli scambi commerciali. Invece ci sono molti temi nuovi che devono essere affrontati, tematiche che non sono mai state gestite prima.

Sempre sul tema Brexit, segnalo che l’Agenzia delle Dogane è da ultimo intervenuta con la circolare 49/2020 per ribadire il necessario rispetto della normativa in ordine all’ufficio doganale a cui presentare le dichiarazioni di esportazione, e per segnalare alcune facilitazioni operative, in particolare la possibilità di richiedere autorizzazioni per operazioni temporanee in “procedura semplificata” e per la concessione di autorizzazioni ad operare presso “luogo approvato”, ovvero presso la sede dell’impresa.

Quali sono i principali cambiamenti che ha colto dopo il covid?

Gian Luca Giussani

Con la pandemia c’è stata una spinta fortissima verso cambiamenti che erano già in atto o che si pensava di porre in essere, ma non si aveva ancora avuto il modo e la volontà di farli. Penso ai processi di lavoro, lo smartworking e anche il passaggio generazionale. Un argomento questo molto delicato che di solito richiede molto tempo e che in questo caso, per “necessità digitale”, ha accelerato verso le nuove leve, scardinando la zona di comfort di governance dell’azienda che magari andava avanti (pur bene) per inerzia.
Altre cose invece non cambieranno, come per esempio il peso della Cina, che è già da sei mesi a pieno ritmo economico e che non potrà che crescere ancora.

Massimiliano Mercurio

Con la pandemia c’è stato un rallentamento degli scambi per le chiusure delle produzioni che hanno comportato un freno sugli ordinativi e sugli scambi. Una flessione, sia in import sia in export, e ne hanno patito soprattutto i soggetti che importano per approvvigionarsi, perché tutta la Cina e il Far East non producevano, a beneficio di quei pochi come i big del commercio on line, chi opera nella logistica e nel biomedicale..
Si sono dovute rivedere tutte le prassi aziendali. Oltre allo smartworking, anche le nuove modalità di relazionarsi e di gestione del business hanno imposto di ripensare alla modalità di lavoro in generale, nuovi rapporti tra dipendenti e datori di lavoro.
Una cosa positiva a mio avviso è stato constatare che agli eventi di formazione, come quelli che si tengono in Camera di commercio, magari prima qualcuno era impossibilitato a partecipare per motivi logistici, mentre ora con i webinar tutti hanno avuto la possibilità di non perderli, risparmiando tempo.

 

Come vede lo scenario? Cosa hanno imparato le imprese?

Gian Luca Giussani

Credo che ce la farà chi saprà cambiare e coniugare innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione, che per la Lombardia sono aspetti da sempre fondamentali. Oltre all’attenzione per il green e l’economia circolare. Siamo creativi e aperti al cambiamento.
La moda è andata on line e potrà e dovrà convivere con l’off line. In tutti i settori, dal manifatturiero al meccanico, le aziende che hanno nel dna il cambiamento e che sanno dove andare a trovare le risorse (le facilitazioni finanziarie, i bandi, il recovery plan ecc…) ce la potranno fare.

Massimiliano Mercurio

Hanno imparato tra le varie cose che dipendere da uno solo (Paese o fornitore), non è opportuno.
Avere rapporti commerciali solo con uno (sia come forniture sia come scambi), non va bene. Chiunque dovrebbe evitare l’esiguità di parterre di fornitori, laddove un singolo abbia applicato restrizioni prima di altri. Anche per i clienti, meglio tanti piccoli che uno grosso.

C’è poi un gran trambusto nel mondo dei trasporti. Fare arrivare i container dalla Cina è più complicato, si sono triplicati gli oneri, oltre al problema degli slot e l’organizzazione per spedire le merci. Il tutto con aggravio di costi per il consumatore finale.
La Cina è un fornitore globale e un mercato fondamentale per qualsiasi Stato. E si è imparato anche che nessuno si salva da solo.

Le imprese hanno dovuto tamponare il deficit generalizzato a livello globale, e non tutte hanno potuto trovare soluzioni adeguate. Ci sono state tante chiusure purtroppo.
Tra molti che ci hanno rimesso, altri, che si sono riconvertiti o che erano in campi non penalizzati dalla pandemia, come l’informatica e il biomedicale – che sono un’assoluta minoranza – ne hanno beneficiato.

Sulle prospettive, ci sono segnali positivi sull’internazionalizzazione grazie alla campagna vaccinale. Le prospettive non sono così funeste, attendiamo il rimbalzo dell’economia. Su quali paesi e quali settori il rimbalzo sarà più evidente? Credo i settori trainanti storicamente, quindi votati all’import-export.

Vuoi saperne di più sui servizi messi a disposizione dall’Assistenza Specialistica Obiettivo estero?

Innovazione: c’è il servizio gratuito delle Assistenze Specialistiche

Le Assistenze Specialistiche sono un servizio gratuito di orientamento pensato per le imprese e le start up, su diverse tematiche, a partire dalla digitalizzazione. Si tratta di un progetto che la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi ha voluto e ideato dal 2012. Un aiuto importante per le PMI, gli imprenditori e gli aspiranti tali, per fornire un sostegno concreto su varie tematiche. Tale servizio si applica sulle più frequenti necessità: come aprire un’azienda, una start up, come difendere la proprietà intellettuale, come avviare l’attività on line, come trovare nuovi mercati, ecc..

Le richieste di partecipazione sono sempre più numerose e per questo la Camera di Commercio si è organizzata anche in tempo di Covid, così da mantenere sempre attivo il servizio, sia attraverso webinar sia con appuntamenti prefissati. Il servizio di orientamento si svolge o in piccoli gruppi (anche per far conoscere gli imprenditori tra loro) o in incontri singoli e personalizzati di un’ora ciascuno.

Abbiamo chiesto ad alcuni degli esperti selezionati dal nostro Ente, in materia di innovazione, qual è secondo loro lo scenario del mondo economico, quali le principali sfide che le PMI dovranno affrontare, ed infine, qual è il sentiment che loro rilevano da questi incontri.

Il primo specialista che abbiamo intervistato è Andrea Landi, consulente di Web marketing ed e-commerce presso lo Studio Landi.

Andrea Landi, consulente di Web Marketing

 

Da quanto tempo lavora con la Camera di Commercio per le consulenze specialistiche? Cosa ne pensa di questo tipo di aiuto alle imprese e come le imprese lo vedono?
Collaboro con il vostro Ente da aprile 2020. Credo che questa iniziativa rappresenti, soprattutto in un momento storico come quello attuale, un tangibile segno di sostegno da parte di Camera di Commercio, nell’accompagnare le imprese in un processo di rinnovamento ormai necessario. Le Aziende italiane (soprattutto le PMI) hanno bisogno di comprendere quali possano essere oggi gli strumenti di crescita e come usarli al meglio. L’interesse, su questi temi, è stato davvero notevole.

 

 

Quali sono gli aiuti più frequenti che le vengono chiesti dalle PMI?
In occasione dei vari progetti che ho supportato mi è capitato spesso di incontrare imprenditori che ritenevano che gli strumenti digitali fossero l’obiettivo, commettendo un imperdonabile errore di approccio. La digitalizzazione non deve essere l’obiettivo, ma il veicolo per la crescita. Tutto deve sempre partire da una attenta analisi del prodotto, dei clienti e del mercato, per poi ideare il progetto digitale che consenta, in modo adeguato e puntuale, lo sviluppo del business.

 

Alberto Provenzali, consulente di direzione

Anche secondo Alberto Provenzali, consulente di direzione free lance nel campo della strategia di marketing, il servizio di assistenza della Camera è molto utile:

“Trovo eccellente questa modalità di aiuto alle imprese, poiché permette di coniugare molto bene l’aspetto astratto del pensiero strategico, con ampie possibilità di esemplificazione e, soprattutto, con l’opportunità di affiancare l’imprenditore nell’applicazione concreta dei modelli strategici alla propria azienda. Mi viene chiesto di immaginare, insieme all’imprenditore, l’evolvere e il rinnovarsi della strategia, di interpretare i segnali ambientali, di rappresentare uno “specchio” molto sincero che aiuti l’imprenditore a confrontarsi con punti di vista differenti dai suoi, di individuare le implicazioni operative del rinnovamento strategico, di favorire l’interiorizzazione delle novità strategiche e operative da parte dei manager. Purtroppo la resistenza al cambiamento di mentalità, di stili di leadership e di pratiche manageriali è molto forte. Ho l’impressione, però,  che le generazioni imprenditoriali più giovani abbiano un’attitudine all’apertura e al cambiamento maggiori.”

 

Per Gaetano Bonfissuto, Digital Export manager ed esperto di comunicazione d’impresa, la situazione attuale è davvero drammatica e le imprese, spesso troppo piccole, hanno bisogno ogni sorta di aiuto:

Sia i piccoli sia le realtà di medio-grandi dimensioni, pensano che l’e-commerce sia la soluzione-panacea per tutto. Non è così! Di base, ci vogliono tempo, formazione, investimenti e strategie perché l’e-commerce possa aiutare. Bisogna adottare dei comportamenti in primis più digitali. Ad esempio, se voglio essere più visibile sui social, non devo solo avere un sito o il profilo della mia azienda, mi devo mettere io per primo, con la mia faccia. Le imprese hanno bisogno di trovare oltre al commercialista di fiducia, il loro consulente su misura – che non trovano all’interno della loro azienda – che li traghetti nell’impresa del futuro. Non c’è ancora una chiara consapevolezza di questa necessità da parte degli imprenditori, ma è fondamentale.

Gaetano Bonfissuto, Digital Export manager ed esperto di comunicazione d’impresa

 

Un consiglio pratico che ha portato buoni frutti?
Ad una signora che produce bottoni, ho consigliato il salto sull’e-commerce, ma non basta una piattaforma e via. Ci vuole la strategia e la formazione. Le ho consigliato anche di cercare i clienti attraverso gli agenti che, muniti di tablet, possano andare presso i negozi nelle regioni di suo target. Metodi tradizionali e innovazione hanno avuto successo. Ci vuole un piano strategico che farà cambiare la gestione nel medio-lungo periodo. L’e-commerce da solo non basta. Inoltre, sulla scelta del social network più strategico, bisogna valutare bene: per alcuni business di vendita diretta, è molto più funzionale Facebook di LinkedIn.

 

 

 

 

Fabrizio Mignani, consulente marketing e CEO di Sharenow

Che le difficoltà maggiori riguardino “il salto al digitale”, è un aspetto che rileva anche Fabrizio Mignani, consulente marketing e CEO di Sharenow.

“E’ molto difficile far capire quanto le politiche vincenti siano sempre “multicanale”, cioè con sito proprio costruito su logiche SEO, combinato con attività social pianificate ed avanzate.

Il percorso di una seria digitalizzazione delle PMI (che porti a veri risultati, visibilità e vendite in Rete per le aziende) non passa da scorciatoie come siti di poco conto “automatizzati”, pubblicità in portali senza visitatori, app miracolose che nessuno mai scaricherà.
Le aziende piuttosto devono imparare sempre di più le basi del web marketing nel senso più profondo del termine. Devono, cioè, portare a casa know-how (la formazione aiuta a risparmiare e ad essere più efficaci) per potersi rivolgere in modo appropriato, mirato e soddisfacente a consulenti digitali onesti, autorevoli e, professionali.

Entità come le Camere di Commercio possono aiutare sia nella formazione, sia nella messa in connessione con consulenti adeguati. Un e-commerce necessita, fra l’altro, di grande cura in termini di inquadramento marketing e comunicazione, di studio delle parole chiave da associare ai contenuti di siti e social (anche ai prodotti), e di preparazione fiscale e logistica (pagamenti, spedizioni) alla vendita.

La “logistica” è un concetto centrale anche secondo Bonfissuto, che afferma: ”Al digitale, che sarà una strategia permanente e imprescindibile – perché non si tornerà più come prima – sarà complementare la logistica, che sarà il fulcro del business. E lo è già, con i colossi mondiali, la blockchain e, come vediamo, con la distribuzione dei vaccini stessi.”

 

Valerio Grassi, Innovation manager e CEO ATLAS Advanced Technologies s.r.l.s

Sul fronte Industria 4.0, facciamo il punto con Valerio Grassi, Innovation manager e CEO ATLAS Advanced Technologies s.r.l.s, che ci spiega le difficoltà di natura pratica che incontrano spesso le PMI: come accedere agli incentivi, capire quali sono le misure a supporto delle imprese e simili.

“Concorrono ai problemi anche atteggiamenti di reticenza e diffidenza verso l’innovazione e il cambiamento. Figure come gli innovation manager e i consulenti esperti di digitalizzazione possono aiutare le aziende, ma è necessario fare divulgazione sulle possibilità che il Governo e il mercato offrono in questo ambito.”

E ancora:
La tematica più frequente che mi viene richiesta è relativa alla interconnessione dei sistemi produttivi ai sistemi gestionali di fabbrica. Il consiglio che mi sento di dare per questa tematica è quello di sviluppare una rete dati efficiente e di affidarsi a professionisti esperti. Purtroppo vi è molta approssimazione in questo settore.
A volte gli elettricisti che materialmente posano cavi si sovrappongono a specialisti di IT con conseguenze catastrofiche per le aziende.

Credo che la quarta rivoluzione industriale non sia una questione puramente tecnologica, ma soprattutto un’ opportunità per mettere al centro l’uomo, non più legato all’azione ripetitiva imposta dalle macchine ma libero di esprimersi proprio grazie ai nuovi strumenti che gli sono messi a disposizione”.

 

 Sullo scenario futuro, ci dà la sua ampia visione Alberto Provenzali:

“Il Covid si sta rivelando un potentissimo acceleratore del cambiamento. Lo impone senza offrire alle imprese alternative di sopravvivenza e a prezzi sociali estremamente elevati. I settori maggiormente investiti mi sembrano quelli della salute, della tecnologia, dell’istruzione, della distribuzione al dettaglio, dell’organizzazione del lavoro, delle politiche attive del lavoro, dei processi decisori in politica, dell’urbanesimo, dei trasporti.

Penso che ogni cambiamento avverrà sempre di più su scala planetaria e che le persone si sentiranno sempre di più cittadine del pianeta. A me sembra che gli imprenditori, i manager e i lavoratori siano consapevoli e, complessivamente pronti a questa enorme sfida. Certamente vanno stese reti protettive e meccanismi di aiuto temporaneo poiché lo sforzo è molto, molto pesante e complesso.

Secondo me l’umanità ha l’opportunità di uscire molto migliorata dalla tragedia in atto se saprà vivere a fondo il lutto delle circostanze attuali. Non ci sarà resilienza vera, profonda, senza la compassione per l’attuale dolore proprio e altrui. Occorre un senso profondo della relazione interpersonale. Percepisco un rischio di superficialità promossa dagli slogan amplificati dai mezzi di comunicazione e dalle reti.

Ho l’impressione che, anche grazie alla tecnologia, siano sempre più diffuse le “materie prime” della cultura, del sapere scientifico e della creatività, mentre ora tendano a venir a mancare la capacità realizzativa, la concretezza, l’affidabilità, la capacità di concentrarsi.

Vedo l’imprenditorialità affermarsi sempre di più come modello valoriale, di pensiero e di vita. Vedo un’imprenditorialità consapevole e responsabile diffondersi nella domanda e nella pratica della società. Tuttavia, sono ottimista, ma occorre fare molta attenzione alla “palla al piede” costituita dai nostri istinti egocentrici e distruttivi. Infatti sembrano non esserci ampi margini di tempo per attuare cambiamenti nelle modalità di convivenza sul pianeta senza che avvengano modificazioni ambientali irreversibili, molto pericolose.”