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L’arte in Mediazione, intervista all’avv. Giuseppe Iannaccone

Mediare è un’arte, ma anche l’arte ha bisogno di mediazione.

Quando ci si trova in disaccordo prima, durante o dopo una contrattazione, e l’oggetto del contendere è un’opera d’arte, non si sa bene come fare e a chi rivolgersi.

La Camera Arbitrale di Milano, Azienda Speciale della nostra Camera di commercio e leader nella Mediazione, da 4 anni ha ideato ADR (Alternative Dispute Resolution) Arte, per cercare di risolvere le controversie nel mondo dell’arte.

Si tratta di un progetto che, oltre a fornire i vantaggi tipici della Mediazione tradizionale evitando il processo ordinario (costi contenuti, tempi rapidi, non obbligo di assistenza legale ecc…), è tagliato su misura per il contesto artistico, ovvero:

  • soddisfa le esigenze di riservatezza e confidenzialità tipiche del mercato dell’arte;
  • la consensualità del procedimento di mediazione aiuta le parti a mantenere vivi i propri rapporti professionali (che nel mondo dell’arte sono spesso di lungo corso);
  • le parti possono scegliere un mediatore, imparziale ed esperto del settore;
  • le parti possono farsi assistere da professionisti d’arte (es: art advisor) e da interpreti linguistici;

Le collezioni d’arte sono sicuramente il frutto in primis della passione, ma stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante in ambito finanziario, come patrimonio familiare e d’impresa. Per questo ADR Arte si trova sempre di più a gestire i conflitti in ambito civile-commerciale per annullare contratti di beni mobili e da collezione, supportando i privati contro ad esempio le banche; il supporto avviene in caso siano stati consigliati investimenti rischiosi senza la dovuta trasparenza, come si è verificato recentemente per acquisti di diamanti come beni-rifugio.

Incontriamo nel suo studio milanese un noto avvocato, amante dell’arte e collezionista, da tempo collaboratore di Camera Arbitrale, che ci racconta la sua passione per l’arte e il mondo delle controversie in questo settore.

Intervista all’avv. Giuseppe Iannaccone

Quando ha cominciato a interessarsi di arte?

La passione per l’arte nasce in un momento molto particolare della mia vita professionale. Quando ero un giovanissimo avvocato e ho avuto la fortuna e l’onore di svolgere dei processi molto importanti, ero veramente molto stressato dal lavoro e anche dal peso di responsabilità che erano connessi a quegli incarichi. L’arte mi ha molto aiutato, l’avevo definita la mia stampella dell’anima. È chiaro che poi non lo è più stata perché ho trovato il mio equilibrio sia nella professione sia nella vita privata; ora l’arte è diventata per me una inseparabile compagna di vita. 

Quali sono le controversie e i problemi che si riscontrano maggiormente in questo ambito?

La controversia-tipo è generalmente quella del falso, ma il collezionista esperto non cade mai nella trappola, perché basta seguire poche linee guida e i falsi si possono evitare senza difficoltà: è fondamentale avere un criterio rigoroso nella scelta delle opere. Per esempio, se si compra un’opera storica, si deve aver cura di procurarsi la storia dell’opera, oltre all’autentica che in questi casi non basta. Invece se si risale alla storia dell’opera, la riconduci all’artista e quindi ne eviti il falso. Inoltre è importante trattare con gallerie autorevoli, che sostengono l’artista e che già controllano con serietà l’autenticità delle opere.  Se l’artista contemporaneo è poi vivente, allora il rischio del falso non esiste. 

Più o meno in che percentuale i collezionisti decidono di rivolgersi a Camera Arbitrale e in che percentuale si fermano a una soluzione bonaria?

Per rivolgersi a Camera Arbitrale c’è bisogno di un contratto. Quindi soltanto le controversie che nascono da un contratto, e quindi da una compravendita, che sia stata prima disciplinata per iscritto, può dar luogo a un giudizio arbitrale. Ora il mondo dell’arte è un mondo dove la legge ha poco diritto di cittadinanza, nel senso che non ci sono quasi mai contratti scritti e quindi non è facile giungere alla Camera Arbitrale per la soluzione delle controversie perché appunto le parti difficilmente sottoscrivono clausole arbitrali. Bisognerebbe moralizzare questo settore, a mio giudizio, dargli delle regole, cercare di disciplinare anche per iscritto gli accordi che presiedono gli acquisti delle opere d’arte e prevedere poi clausole arbitrali che credo siano nella convenienza di tutti. Direi che c’è ancora molto lavoro da fare per arrivare a un mondo dell’arte regolamentato e civile.

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