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L’impresa del gelato per chi ha in gusto delle idee

Il gelato va di moda: a Milano in un anno le gelaterie sono cresciute del 6%
Il gelato va di moda: a Milano in un anno le gelaterie sono cresciute del 6%

Esplosa l’estate, cresce la voglia di gelato, un piacere che non abbandona mai i milanesi e i lombardi visto che il consumo consumo si attesta  su 1 chilo al mese anche in inverno, secondo un’indagine della Camera di Commercio di Milano effettuata ad aprile 2015 su mille persone. Per le imprese del gelato quindi è boom: sono 21mila in Italia, 3mila in Lombardia  con una crescita dell’1,7 % in un anno e del 6% nella sola Milano che vanta  817 gelaterie e 30 milioni di fatturato.

Gelateria: artigianale, con consumo sul posto e con servizio bar

Mercato in espansione e gradimento sia dei gusti tradizionali che di sapori più sperimentali sono due buoni motivi per valutare l’avvio di un’impresa in questo settore, che può partire senza troppe formalità in base al modello di business prescelto.

Se si possiedono competenze e abilità necessarie a produrre un buon gelato e si dispone già di un laboratorio idoneo, il modo più semplice per “aprire una gelateria” è orientarsi sulla gelateria artigianale  dove avviene la produzione e la vendita ma non la somministrazione in loco. Basta possedere i  requisiti soggettivi e oggettivi di base  (iscrizione alla CCIAA competente, certificazione antimafia, conformità dei locali alle norme igienico sanitarie e con le disposizioni in tema di emissioni atmosferiche), mentre non sono necessari requisiti professionali specifici. La Segnalazione certificata di inizio attività va trasmessa telematicamente al  Comune competente per territorio che si occuperà di verificare il possesso dei requisiti.

Valgono regole analoghe per le gelaterie dove la consumazione avviene in piedi all’interno del locale senza alcun servizio aggiuntivo.

Sono invece necessari specifici requisiti professionali, in aggiunta a quelli morali, per aprire una gelateria dove sono presenti posti a sedere e servizio al tavolo. Le possibilità sono 3 e sono alternative tra loro:  1. basterà aver frequentato un corso professionale pertinente 2. possedere un’esperienza di due anni in linea con quanto previsto dalle norme oppure 3. avere uno dei titolo di studio abilitanti all’esercizio dell’attività di vendita dei prodotti del settore alimentare e di somministrazione di alimenti e bevande.

E le attrezzature per la produzione? Scegliere quelle giuste non è un problema considerato che il comparto italiano delle macchine da gelato è leader mondiale e vale all’ incirca 1 miliardo di euro, di cui una buona parte generato dall’export. Ad ottobre a Host gli interessati potranno dare uno sguardo d’insieme a tutte le migliori tecnologie disponibili e osservare grandi maestri gelatieri all’opera nell’Arena dolce allestita per la manifestazione. In contemporanea, al Salone del Franchising gli aspiranti gelatai potranno valutare formule di business  legate alla cosiddetta ristorazione “in catena” e in alcuni casi focalizzate su uno specifico segmento (yogurteria, cioccogelateria, etc…)

Gelato si, ma quale?

La scelta di avviare l’attività va accompagnata da un’attenta valutazione del mercato, dei potenziali clienti e concorrenti e, naturalmente, del prodotto da offrire: chi è già del settore, come l’imprenditore di questo video , consiglia vivamente di diversificare l’offerta del prodotto gelato puntando su format di consumo per occasioni diverse: spazio quindi a torte, dessert dopocena, coppe ad hoc per la pausa pranzo. Tutto praticamente senza limiti di gusto visto che accanto ai sapori più tradizionali se ne affiancano alcuni come il gusto pizza o rose e fiori, segnalati dai partecipanti all’indagine della Camera di Commercio di Milano, sebbene si confermi il primato dei classici cioccolato, nocciola, crema, fiordilatte e stracciatella.  E condividono la passione per i gusti classici anche gli stranieri intervistati per una recente ricerca dell’Osservatorio Host che riscontra comunque nelle diverse nazioni campione, varie filosofie di consumo e curiosità associate al consumo di gelato, quali la passione dei ciprioti per il gelato fritto o il gradimento per il gelato al riso assaporato a Roma da alcuni vietnamiti.

E per studiare sapori, ricette e materie prime niente di meglio – in questa calda estate – di una visita ad Expo: tra frutti poco noti di paesi lontani, caffè e cacao declinati in mille esperienze nei cluster e produzioni di eccellenza si potrà senz’altro dare forma -dentro un cono o una coppetta – a qualche buona idea.

Professione pulizie

A Milano le imprese di pulizie sono oltre 5mila
A Milano le imprese di pulizie sono oltre 5mila

Se il tempo delle pulizie di primavera è ormai passato, la necessità di veri “professionisti del pulito” non tramonta mai come suggeriscono le 41.116  imprese di pulizie attive in Italia, di cui oltre 5mila a Milano, cioè il 13% del totale nazionale con un aumento del 5,4% rispetto al 2014.

Pulizie: l’impresa è semplice, ma per differenziare il business occorrono altri requisiti e maggiore esperienza

Per chi fosse interessato a questa attività a base di detergenti e aspirapolveri, una prima considerazione è che si tratta di un’impresa piuttosto semplice se vengono offerti i servizi di pulizie e disinfezione, ma può rivelarsi più complessa se, ad esempio, si vuole diversificare il business con servizi come la disinfestazione, derattizzazione e sanificazione che richiedono requisiti tecnici specifici.

In Italia oltre il 64% delle imprese del settore sono ditte individuali, una forma giuridica che consente di avviare l’attività in un giorno se, come dicevamo, i servizi offerti sono quelli di pulizie e disinfezione. Per farlo, bisogna inviare telematicamente al Registro Imprese i moduli attestanti i i requisiti morali obbligatori, in particolare quello legato all’antimafia e all’onorabilità con la Segnalazione certificata di Inizio attività.

L’apertura in un giorno è anche possibile nel caso di società o cooperative sociali, previo possesso dei requisiti morali da parte di tutti i soci o dei soggetti che vi sono tenuti in base alla forma giuridica prescelta: un’indicazione puntuale è disponibile nel Manuale delle Camere di Commercio della Lombardia dedicato alle imprese di pulizie, che spiega inoltre i passi da compiere per l’iscrizione al Registro Imprese.

Se l’impresa, oltre alle pulizie, vuole offrire anche servizi di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione, come accennavamo prima, sono necessari anche dei requisiti tecnico professionali consistenti nel possesso (da parte del titolare o del responsabile tecnico)  di uno specifico titolo di studio con almeno un corso biennale di chimica o nozioni di scienze naturali o biologiche o, in alternativa, di un’esperienza professionale nel settore di almeno 3 anni unita all’assolvimento dell’obbligo scolastico.

E, per allargare ulteriormente il business, una prospettiva interessante è quella di partecipare agli  appalti pubblici per l’affidamento dei servizi di pulizie: occorre però che l’impresa non sia alle prime armi. Devono infatti essere passati almeno due anni dall’inizio dell’attività, è previsto il possesso di specifici requisiti economico finanziari e, conseguentemente l’iscrizione a una fascia di classificazione definita in base al proprio volume d’affari.

Requisiti e …..

Se anche ci si limita alle attività di pulizia e disinfezione, per una buona partenza ci vuole qualcosa di più dei requisiti obbligatori richiesti. Dagli esperti arrivano almeno 3 consigli utili:

  1. farsi una buona conoscenza di materiali e prodotti   in modo da saperli utilizzare al meglio ed evitare possibili danni ai pavimenti e alle altre superfici
  2. fare un buon piano di comunicazione per farsi conoscere dai potenziali clienti anche attraverso la costruzione di un sito web
  3. definire un business plan che contenga, tra l’altro, a) un’accurata analisi del contesto e della concorrenza (chiedersi ad esempio se in zona ci sono più case o uffici), b) la definizione del target che si vuole raggiungere – se si guarda più alle famiglie e quindi ad appartamenti e conodomini o alle realtà non abitative come uffici, centri sportivi, etc – c) alcune scelte di fondo quali l’acquisto dei materiali in proprio o l’utilizzo di quelli messi a disposizione dal cliente.

Si possono poi mettere a punto piccole strategie per differenziare l’offerta, ad esempio utilizzare interamente prodotti ecocompatibili, magari fatti da sé come quelli realizzati nella fiera Fai la cosa Giusta

Gli imprenditori stranieri devono chiedere il riconoscimento di titoli e qualifiche professionali

Oltre un’impresa di pulizie a su quattro ha un titolare straniero (7.043), proveniente soprattutto da Romania (4,6% del totale), Egitto (4,3%). Seguono Albania, Marocco e Perù.

Se quindi un cittadino comunitario o extracomunitario intende svolgere in Italia un’attività non solo di pulizie, ma anche di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione, dovrà attivare per tempo la procedura di riconoscimento del titolo o della qualifica professionale in suo possesso presso il Ministero per lo Sviluppo economico – Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione.

Cosa succede in città? Scoprilo sul taxi

A bordo dei taxi la newsletter di Expoincittà
A bordo dei taxi la newsletter di Expoincittà

Cosa succede in città? Circa 100 eventi al giorno, come risulta dal palinsesto di Expoincittà, la piattaforma che raccoglie e comunica in modo unitario tutti gli appuntamenti in programma nel periodo di Expo 2015 a Milano e provincia. E l’estate si preannuncia ghiotta con un terzo degli eventi racchiusi tra luglio e agosto.

Adesso, accanto ai 1000 punti fissi di distribuzione della newsletter con gli appuntamenti settimanali, il notiziario di Expoincittà sarà disponibile anche sui taxi grazie a un accordo tra gli operatori del settore e la Camera di Commercio di Milano. E i rappresentanti della categoria durante la conferenza stampa di lancio dell’iniziativa hanno valutato anche la possibilità di mantenere un servizio di questo tipo anche dopo l’Esposizione universale.

Si tratta di un nuovo passo per innalzare la qualità del servizio offerto, un impegno che gli operatori dei taxi milanesi hanno assunto anche formalmente sottoscrivendo la Carta dei valori e dei servizi che pone una serie di obiettivi e standard di qualità da rispettare, nella consapevolezza che il taxi rappresenta spesso una vera “porta di accoglienza” per la città. Le indicazioni contenute sono numerose e vanno dalla disponibilità a favorire il pagamento con carta di credito al multilinguismo consistente nella capacità di rispondere e fornire informazioni ai turisti stranieri, anche in una lingua diversa dall’inglese.

E per fare un po’ da ciceroni sulle bellezze cittadine, la Camera di Commercio di Milano ha realizzato per i tassisti una guida e un corso d’inglese scaricabili on line.

Gli eventi sul territorio si possono consultare anche on line sul sito Expoincittà mentre dal sito della Camera di Commercio si accede a un servizio anche in lingua inglese per conoscere le fiere in programma in tutta la regione.

La ristorazione cambia pelle: identikit dei nuovi “locali di tendenza”

Cibo buono, sano e al giusto prezzo. I locali di tendenza sono così
Cibo buono, sano e al giusto prezzo. Ecco cosa offrono i locali di tendenza

Mangiar fuori piace: dalla colazione ai pasti, gli italiano mangiano fuori 28 volte al mese

72 miliardi di euro: tanto spendono per consumi di cibo e bevande fuori casa gli italiani che in media “mangiano” fuori 28 volte in  un mese, non necessariamente a cena, ma in diversissime “occasioni di consumo” dalla pausa pranzo alla colazione al bar sino all’apericena, con un’incidenza  sui consumi totali che dal 12% del 1970 è arrivata al 32%.

Sono alcuni dati della ricerca presentata da Tradelab  in occasione della conferenza stampa di Host, la manifestazione di riferimento del settore Horeca, in programma a Fiera Milano a fine ottobre.

Mangiare bene non basta più: i locali di tendenza sono quelli dove si mangia sano e in un “contesto” stimolante

La ricerca segnala 4 “must” per chi consuma fuori casa: qualità accessibile, mangiar sano, sostenibilità e ricerca di un’esperienza. Ciò significa che per il consumatore , i locali di tendenza non sono solo quelli dove si mangia bene, ma dove il cibo è anche “buono” dal punto di vista nutrizionale e con un rapporto corretto qualità prezzo. E ancora, il consumatore è attento al tema della sostenibilità ( ad esempio nelle scelte di locali con arredi ecosostenibili, smaltimento responsabile degli scarti) e della “condivisione” dell’esperienza di consumo, ad esempio attraverso i social network o appuntamenti continuativi come le lezioni di cucina.

Chi intende avviare un’attività di somministrazione di cibi e bevande deve necessariamente tenere conto di questa evoluzione del consumatore verso questo atteggiamento “multicanale” che lo porta a frequentare luoghi diversi in base all’occasione e ai bisogni.

In parte, il mondo della ristorazione ha già iniziato ad adeguarsi lavorando su format  innovativi e con un elevato livello di differenziazione del prodotto in grado di trasformare punti di consumo tradizionali in locali di tendenza. Infatti secondo la ricerca, si tende a superare il concetto di locale “generalista” in favore di un’offerta sempre più specializzata anche all’interno di uno stesso canale. Tra i diversi esempi citati, non può mancare il bar  che, in base alla rilevanza delle occasioni di consumo, si configura come Breakfast&morning bar, Lunch bar,  Evening&Night Bar , Bar multispecializzato e bar non specializzato, quelli in maggiore diminuzione proprio perché non hanno saputo darsi un posizionamento ben definito.

Pur cambiando pelle, bar e ristoranti indipendenti restano comunque leader nel mercato: la ristorazione indipendente in Italia pesa per oltre l’80% del mercato totale e vale 33 miliardi di euro che arrivano a 36 considerando i take away, mentre quasi 130mila bar sviluppano 20 miliardi di euro. Rispetto ad altri paesi europei,  il ruolo della ristorazione commerciale o “in catena” è invece più contenuto:  questo mercato in Italia si presenta ancora concentrato – la ricerca individua 14 player principali – ma in evoluzione con oltre 2000 player locali e numerosi format, dalla yogurteria alla ristobottega alla piadineria che possono costituire anche opportunità di autoimpiego. Chi fosse interessato, ne può valutare alcune da vicino durante la prossima Fiera del franchising.

Per maggiori informazioni sugli adempimenti amministrativi legati all’avvio di un’attività nel settore e un primo orientamento sullo start up d’impresa, è sempre possibile partecipare a un incontro con gli esperti del Punto Nuova Impresa di Formaper  .

Avviare un sito di e-commerce: ecco perché conviene

Cresce l'e-commerce B2c, +15% in un anno.
Cresce l’e-commerce B2c, +15% in un anno.

Il mercato dell’e-commerce B2c in Italia è cresciuto in 8 anni del 300%. Ora si vendono bene anche i prodotti e cresce l’acquisto da mobile

In principio furono i biglietti aerei….per poi conquistare l’abbigliamento, l’informatica e iniziare a muovere piccoli passi anche nel grocery: è  l’eCommerce B2c, un business che vale 15 milioni di euro di vendite nel 2015 con una crescita del 15% solo nell’ultimo anno.

Gli ultimi dati dell’ Osservatorio eCommerce B2C e Netcomm-Politecnico di Milano presentati in Camera di Commercio rendono bene l’idea di un settore in fermento . Nel corso degli ultimi 8 anni le vendite da un sito di e-commerce sono aumentate del 300% ed oggi sono costituite per il 50% da servizi – tra cui prevalgono ancora quelli legati al turismo – e per il 50% da prodotti che vedono l’ascesa di abbigliamento ( 15% sul totale vendite) ed Informatica ed elettronica (13%) mentre il grocery (prodotti alimentari, per la pulizia, etc) si attesta ancora intorno all’1% configurandosi però come un interessante terreno di conquista.

E grande fermento traspare anche dalle informazioni sui canali di vendita che vedono in crescita del 20% nell’ultimo anno le imprese cosiddette Dot Com; allo stesso tempo si impone l’uso dei nuovi deviceSmartphone e tablet – da cui viene effettuato il 25% del totale delle vendite.

Poche le comunicazioni amministrative per avviare un sito di e-commerce, ma serve una buona conoscenza del mercato e tanta chiarezza

Considerato il grande fermento del settore e il fatto che il mercato italiano dell’ecommerce B2c vale 1/6 di quello Uk e metà di quello francese, viene da chiedersi se non sia una buona impresa lanciarsi nell’avvio di un sito di e-commerce.

Certamente lo è da un punto di vista dei requisiti perché l’avvio di un’attività di commercio elettronico nel settore non alimentare non prevede requisiti professionali ed è sufficiente svolgere gli adempimenti previsti per la costituzione dell’impresa (da effettuare con la Comunicazione unica) e due comunicazioni: la SCIA – segnalazione certificata di inizio attività   – che si può fare contestualmente a ComUnica – e quella all’Agenzia delle Entrate cui vanno trasmesse informazioni quali l’indirizzo del sito web, i dati del provider. Se l’e-commerce è orientato verso uno Stato Ue, serve anche l’iscrizione all’archivio Vies.

Da un punto di vista tecnico, la base per lo start up è la creazione del sito di e-commerce sul web e della piattaforma di vendita che deve appoggiarsi ad  un hosting professionale, come opportunamente suggerisce il Vademecum di Camera di Commercio di Milano.

Stessa cosa vale per il commercio on line B2c nel settore alimentare, soggetto però al possesso di specifici requisiti professionali che devono essere posseduti prima dell’avvio dell’attività dal titolare dell’impresa individuale o, in caso di società, dal rappresentante legale o dal responsabile tecnico.

Ma per avviare un’attività di successo, bisogna, in ogni caso, fare almeno 3 cose preliminari:

  1. individuare e quantificare il target di riferimento, quello giusto rispetto al prodotto o servizio che intendiamo vendere tramite il nostro sito di e-commerce
  2.  acquisire una buona conoscenza delle norme che disciplinano il settore del commercio elettronico in generale ed eventualmente il settore cui appartiene il bene commerciato
  3. definire una strategia di marketing efficace per consentire al proprio sito di e-commerce un buon posizionamento sui motori di ricerca.

Altre scelte importanti durante la fase di avvio dell’attività sono legate a:

Scelta del sito e del metodo di pagamento: bisogna avere ben chiaro se si vuole solo un sito vetrina per poi procedere a definire l’accordo e alla vendita tramite email o se anche la vendita avviene tramite il sito web. E, di conseguenza, dovranno essere individuate modalità in grado di garantire la massima sicurezza possibile al consumatore finale e di tenere conto della crescente popolarità delle carte prepagate e di metodi come Paypal

Logistica: Rendere ottimale la filiera dalla vendita alla consegna è un fattore strategico di successo che passa attraverso la scelta del partner giusto per la spedizione ed un sistema di assistenza che consenta in ogni momento al consumatore di tracciare il suo acquisto

Di recente, è stato inoltre presentato dalla Camera di Commercio di Milano il parere sulle clausole vessatorie nei contratti di commercio on line. Questo documento, redatto dopo l’analisi di oltre 60 contratti di e-commerce, indica i due veri punti forti per rendere vincente questa modalità d’acquisto: chiarezza e trasparenza, da cui passa la fiducia del consumatore.

Per conquistarla, bisogna sempre dare evidenza ai contenuti obbligatori indicati dal Codice del Consumo (dati su soggetto venditore, prezzo modalità di pagamento, diritto di recesso, etc) ed offrire informazioni precise sulla natura del bene (materiali, colori, forma e dimensioni) oltre a garantire massima puntualità sui tempi di consegna che comunque non possono superare i 30 giorni.

Aiuti digitali e sportelli informazioni per aprire un sito di e-commerce senza errori

Su numerose questioni strategiche e tecniche, oltre al Vademecum “L’impresa e l’ingresso nel commercio elettronico”, un utile contributo per l’avvio di un sito di e-commerce B2c arriva dalla guida realizzata qualche anno fa dalla Regione Piemonte.

Pronti a lanciarvi nel commercio elettronico? Verificate di avere tutto quello che occorre per lo start up. Se volete potete farlo anche insieme agli esperti del Punto Nuova impresa di Formaper.