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Tre buone ragioni per visitare Milano

Visitare Milano dopo Expo 2015
Visitare Milano dopo Expo 2015

Visitare Milano non è più solo un “affare” per manager della finanza e addetti al fashion system, complice la kermesse di Expo 2015, e, più in generale, i grandi sforzi compiuti negli ultimi anni per far “cambiare pelle” alla città rendendola sempre più aperta, attrattiva e accogliente. La sfida che aspetta adesso le istituzioni e le imprese del territorio è quella di condividere strategie per consolidare questo processo di rinnovamento dell’identità della città contribuendo a collocarla tra le destinazioni top dei grandi flussi turistici internazionali. Obiettivo ambizioso, ma possibile per almeno 3 buone ragioni richiamate in alcune analisi sul settore Turismo presentate di recente in Camera di Commercio.

  1. Oggi in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Travel, il turismo delle città d’arte origina circa il 35% degli arrivi e il 27% delle presenze complessive. Milano è assolutamente in grado di cavalcare questo trend, valorizzando il suo ricchissimo patrimonio culturale e una filiera imprenditoriale legata alla cultura che a Milano e provincia si compone di  14mila imprese con 80mila addetti.
  2. La città inoltre è il terreno ideale per lo sviluppo di un turismo sempre più esperienziale, capace di mescolare gusto, eleganza, lifestyle, in una parola “made in Italy”, all’esperienza di visita nel capoluogo. E può essere letto come una prova l’incremento pari al 19,4% rispetto allo scorso anno del tasso di occupazione alberghiero durante la Fashion Week di settembre 2015 (dati Res Str Global ).
  1. Infine, visitare Milano significa fare un viaggio in una capitale riconosciuta dell’innovazione, con un patrimonio di competenze tecnologiche alimentato da più di 40mila imprese “smart” che potranno senz’altro contribuire alla promozione del territorio e all’offerta di servizi avanzati per il turista affiancando e supportando il lavoro degli operatori del settore turistico in senso stretto, rappresentato da oltre 19mila imprese con quasi 130mila addetti.

 

 

5 consigli per il tuo shopping online

Consigli per uno shopping online sicuro
Consigli per uno shopping online sicuro

Il ciclone Black Friday-Cyber Monday ha aperto ufficialmente la caccia ai regali di Natale. Per evitare le file chilometriche e il freddo invernale in attesa, lo shopping online natalizio è l’alternativa migliore.

Nel 2015 in Italia lo shopping online è cresciuto del 21% rispetto al 2014, con elettronica e abbigliamento a registrare il maggior incremento di settore. Secondo Google più di metà degli utenti farà acquisti attraverso smartphone o tablet, ormai interfacce fondamentali per la fase di ricerca e per l’acquisto.

Ma come muoversi tra le offerte che Internet propone per lo shopping natalizio? Ecco 5 consigli per evitare errori:

  • Attenzione alle possibili frodi: utilizzare portali di vendita conosciuti e certificati, usare carte prepagate non connesse al conto in banca ed evitare di aprire link o email sconosciuti o sospetti. In questo modo si evita di incappare in malware o rischi di hackeraggio delle proprie carte di credito.
  • Confrontare i prezzi: ricercare su più portali è fondamentale. Esistono app di comparazione prezzi, come ScanLife o Amazon, che possono venire incontro all’utente. Attenzione a prodotti “troppo” scontati o con prezzi troppo bassi: il rischio di trovarsi davanti ad un falso è sempre in agguato.
  • Guardare le recensioni: Tripadvisor o Yelp! hanno costruito il loro core business attorno ai commenti dei clienti. Utilizzarli per farsi un’idea sul prodotto o anche sul portale online stesso può chiarire molte idee.
  • Leggere attentamente: bisogna sempre stare attenti alle descrizioni del prodotto e alle modalità d’invio e pagamento. Bisogna essere certi al 100% di cosa e come si compra.
  • Non avere fretta: se pensate di essere davanti ad un’offerta irrinunciabile, fate un bel respiro e cercate ancora; buttarsi a capofitto sul primo prodotto che si trova rischia di farvi perdere delle vere occasioni.

5 step per aprire una startup

La tua startup in 5 step
La tua startup in 5 step

Aprire una startup significa lanciarsi in un’avventura che può diventare molto rischiosa se non si hanno delle basi solide. In 5 step, ecco un percorso da seguire per evitare di cadere in trappola!

1. Avere un’idea forte, semplice da spiegare ma difficile da replicare e che vada a rispondere ad un bisogno concreto. Qurami, ad esempio, è un’applicazione che fa evitare all’utente di perdere tempo in coda allo sportello (siano le poste o un negozio di telefonia), prenotando dallo smartphone il proprio turno.

2. Colmare le lacune imprenditoriali con lo studio. La formazione è importante. Per aprire una startup è necessario sapere come  “vendere” la propria idea e gestire un’azienda. Negli anni sono nati corsi e scuole apposta per questo segmento di mercato, come InnovAction Lab e SeedLab

3.  Indagare il mercato di riferimento, essere consci delle potenzialità e delle criticità del prodotto, stendere un piano aziendale. Tutto questo viene definito all’interno del Business Plan, documento fondamentale per aprire una startup o qualsiasi attività imprenditoriale. Un aiuto può pervenire dal Punto Nuova Impresa di Formaper, che fornisce assistenza personalizzata e orientamento a chi vuole aprire una startup.

4.  Trovare dei finanziatori che credano nel progetto. Non è mai consigliabile aprire un’attività solo con i propri risparmi. Un’opzione è ricorrere alla cosiddetta “tripla F”: Family, Friends & Fools. In assenza (o in aggiunta) si può far riferimento, ad esempio, ai bandi di contributo che l’Unione Europea pubblica spesso a favore delle PMI e delle startup innovative, ed è sempre consigliabile tenerne d’occhio il sito.

5. Pensare ai clienti.  Bisogna tenere a mente che ogni startup (innovativa o meno), azienda o servizio vive sulla soddisfazione del proprio target di riferimento. La user experience è fondamentale, poiché saranno i primi clienti a delineare cosa funziona meglio e cosa funziona meno. In questo post di Paul Graham, venture capitalist, si sottolinea l’importanza dei primi clienti, paragonandoli a consulenti d’azienda: possono indirizzare la startup verso il successo. Basta ascoltarli.

Imparati gli step, siete pronti a partire?

 

Ricerca e innovazione: nuovo bando per le startup innovative

Nuovi contributi per le startup innovaitve con il Bando Ricerca e Innovazione 2015
Nuovi contributi per le startup innovative con il Bando Ricerca e Innovazione 2015

“Solo chi è capace di produrre continuamente innovazione può avere successo”  firmato Andrea Pininfarina.

Questa frase rappresenta al meglio il momento di estrema vitalità che sta vivendo la città di Milano. Per stimolare questo entusiasmo, la Camera di Commercio pubblica il “Bando Ricerca e Innovazione 2015”, indirizzato a tutte le PMI lombarde e strutturato come un contributo a fondo perduto d’importo fisso con l’obiettivo di incoraggiare l’innovazione di processo, attraverso la creazione di nuove tecnologie digitali, e supportare l’avvio di nuove startup innovative in Lombardia

Ma cosa fa di un’azienda una startup?

Con startup innovativa s’intende, utilizzando la definizione del Decreto Legge 179/2012, una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Societas Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.  Come requisiti principali una startup deve avere, come oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi, il cui valore di produzione annuo non deve superare i 5 milioni di euro.

Entrare nel settore delle startup innovative in Lombardia significa entrare in un segmento di mercato molto vivo. Tutti i numeri del settore sono in crescita: secondo il report nazionale del terzo trimestre 2015 di “Info Camere” le startup innovative iscritte al Registro Imprese sono 4.704, in aumento del 11,8% rispetto a Giugno 2015. Milano e la Lombardia sono in prima linea in questo settore: la Regione Lombardia ospita il 21,6% del totale delle startup innovative nostrane, cioè 1.018; di queste 680, il 14,5% del totale, sono in provincia di Milano. Anche sul lato occupazionale si registrano numeri positivi: rispetto alla rilevazione del trimestre precedente, datata 30 giugno 2015, gli occupati del settore sono cresciuti del 24,6%.

Dato l’aumento del numero di startup innovative, di conseguenza crescono anche i profitti di settore. Una fotografia della situazione ci è fornita dallo “Start-Up Annual Report 2015″ del Politecnico di Milano. Il rapporto stima che, nel 2015, gli investimenti nel settore delle startup toccherà quota 133 milioni di Euro, registrando un +11% rispetto al 2014. Facendo un’analisi territoriale, si nota come il 54% degli investimenti istituzionali del 2014 siano stati destinati a startup del Nord, contro il 16% del Centro Italia e il 30% di Sud Italia e Isole.

Conscio del potenziale delle startup innovative, il Governo ha approvato il Decreto Legge 03/2015, detto Investment Compact. L’obiettivo di questa legge è di aiutare lo sviluppo delle PMI italiane tramite una serie di facilitazioni. Tra i vari articoli ne troviamo alcuni specifici per le startup innovative:

  • viene estesa da 4 a 5 anni la possibilità di definirsi startup, dando così la possibilità di non pagare bollo e diritti di segreteria per un lustro;
  • viene creato un sito ministeriale apposito per startup, dove trovare bandi pubblici e privati, regolamentazioni e finanziamenti;
  • viene data la possibilità di fondare una startup attraverso un processo di firma elettronica senza la vidimazione di un notaio, permettendo un risparmio sui costi d’apertura.

Una serie di agevolazioni atte a semplificare l’accesso al settore, agevolazioni tra le quali s’inserisce anche il “Bando Ricerca e Innovazione 2015”. Le domande per il bando, dedicato solo alle imprese con sede legale in Lombardia, sono da presentare entro le ore 12.00 del 26 febbraio 2016, esclusivamente in forma telematica, dal portale Bandi Imprese Lombarde.

Bagagli ma non solo: aprire un’impresa di facchinaggio a Milano

Il tradizionale dinamismo di Milano nel settore della mobilitazione merci, logistica e la ricca programmazione fieristica annuale rende sempre valida l’idea di avviare un’impresa di facchinaggio, tipologia di business che in questo momento può essere incoraggiata anche dalle presenze turistiche legate ad Expo2015 e dalla possibile richiesta aggiuntiva, ad esempio, di portabagagli o facchini degli scali ferroviari.

Facchinaggio: una professione, tante possibili attivitàvaligie

Queste sono solo due delle figure riconducibili al facchinaggio: l’elenco completo si trova all’articolo 2 nel Decreto ministeriale 221/2003 e si articola in due sezioni, a) e b).

L’elenco a) comprende –  oltre alle attività indicate prima – profili come i facchini doganali, i pesatori nei mercati agroalimentari etc.; nell’elenco b) sono inserite attività quali l’imballaggio, la pressatura, la selezione e cernita con o senza insaccamento di prodotti ortofrutticoli o l’abbattimento di piante destinate alla trasformazione in cellulosa. Si tratta di attività molto diversificate su cui il Ministero delle attività produttive ha fornito alcuni chiarimenti.

Ad esempio, in merito all’abbattimento di alberi o alla macellazione, la circolare specifica che è soggetta alla disciplina sul facchinaggio non l’attività di abbattimento o di macellazione in sé, ma quella di movimentazione dei prodotti conseguenti a queste attività . Viene chiarito anche che l’attività di “pulizia di magazzini e piazzali” presente nell’elenco delle attività di facchinaggio è disciplinata dalle norme in materia se è l’unica attività indicata da un’impresa nella domanda di iscrizione, mentre se l’impresa si occupa genericamente di pulizie si applicheranno le norme relative a questa attività.

Per avviare un’impresa di facchinaggio è sufficiente il possesso di alcuni requisiti morali

Una volta definito bene il tipo di attività di facchinaggio, è possibile avviare l’impresa secondo la forma giuridica prescelta: impresa individuale, società (in nome collettivo, in accomandita semplice, di capitali, cooperative) consorzi. Dando per scontato di aver compiuto gli eventuali passi per costituire una società, l’impresa si può aprire in un giorno anche perché i requisiti richiesti sono solo di tipo morale e consistono in quello relativo all’antimafia e nel requisito di onorabilità. Dal 14 settembre 2012 sono stati aboliti i requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa.

La guida alle imprese di facchinaggio realizzata dalle Camera di Commercio lombarde spiega con puntualità quali sono i soggetti tenuti al possesso dei requisiti in base alla forma societaria prescelta e quali sono i modelli da utilizzare per le relative dichiarazioni.

In ogni caso, è bene sapere che la procedura per l’invio della SCIA è telematica e la segnalazione va inoltrata tramite il SUAP competente per territorio.

Se un’impresa stabilita in un paese UE vuole svolgere in Italia l’attività di facchinaggio aprendo una sede o una unità locale, è sufficiente che sia in possesso dei requisiti prescritti dalla normativa dello Stato di provenienza per lo svolgimento dell’attività.

Le imprese di facchinaggio, come quelle di pulizie, sono classificate in base al volume d’affari – IVA esclusa – realizzato in media nell’ultimo triennio. Quelle di nuova costituzione vengono inserire d’ufficio nella fascia iniziale, cioè quella inferiore a Euro 2.500.000,00. Da ricordare che non è possibile stipulare contratti di importo annuale più elevato rispetto alla fascia in cui l’impresa è inserita.

I costi amministrativi per avviare l’attività nel caso di imprese individuali o società si aggirano intorno ai 200 euro.

Per capire quale può essere il posizionamento ideale in termini di localizzazione geografica e di target, quale investimento fare per dotarsi dei mezzi giusti, è sempre possibile un incontro di orientamento con gli esperti in startup d’impresa di Formaper.