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L'Età Ibrida

L’Età Ibrida | Open – Una chiacchierata con le imprese per capire come rimanere aperti davvero

Il secondo appuntamento dell’Età Ibrida l’abbiamo chiamato Open, che più che un titolo sembra un augurio per tutte quelle aziende che in questi mesi stanno ripartendo, per quelle che non si sono mai fermate o per tutte le imprese che si sono aperte ai cambiamenti pur di non arrendersi.

In questo appuntamento, poi, ci siamo aperti anche noi. Finalmente siamo tornati in presenza, ritrovandoci nella Sala delle Colonne di Palazzo Giureconsulti, la nostra casa fisica, insieme ai nostri ospiti. Questo non vuol dire che abbiamo abbandonato gli strumenti digitali. Centinaia di persone si sono connesse alla nostra piattaforma, ascoltando ospiti in remoto o da Milano. Insomma, un format che restituisce in qualche modo una misura del tempo che stiamo vivendo.

Il punto è cercare di rimanere aperti, il più aperti possibile.

Restare in ascolto dei bisogni dei propri clienti e non smettere mai di imparare. Perché gli strumenti cambieranno sempre (quelli digitali cambiano a una velocità mai sperimentata prima), ma i bisogni restano, e sono quelli che dobbiamo intercettare.

Open è il modo migliore per guardare al mercato nei prossimi tempi, cercando di abbassare al minimo le nostre barriere cognitive e intercettando le nuove esperienze di consumo, ibridando i modelli d’impresa di atomi con quelli fatti soltanto di bit. Come? L’abbiamo chiesto a due aziende che in questi mesi sono riuscite a incarnare davvero lo spirito dell’Età Ibrida.

 

Imparare dal digitale

Ormai è chiaro: le nuove generazioni non comprano più come un tempo, ma piuttosto decidono con i loro scontrini quali marche portare all’interno delle proprie vite. E lo fanno a prescindere dagli spazi e dagli strumenti da usare: che siano fisici, classici, o digitali ormai poco importa.

Ne abbiamo parlato con Domenico Romano, CEO di Fandango Club Creators, che ha speso tutta la sua vita nel mondo del retail: è necessario un cambio di passo per superare la crisi in cui sono finiti centinaia di negozi al dettaglio nel nostro Paese. E non possiamo dare tutta la colpa al Covid: questa crisi ha radici ben più profonde, che risalgono almeno al 2015. Romano ci ha proposto un suo modello per ripartire, il modello barbiere. Assomiglia quasi a quello dei negozietti di una volta, ma con una consapevolezza tutta nuova degli strumenti digitali: per esempio quelli di acquisizione del dato, della gestione di magazzini esterni o dell’offerta di servizi e prodotti personalizzati. Un modello che si accompagna a un processo di ottimizzazione di tutte le risorse dell’azienda.

E le due startup che ci hanno accompagnato in questo appuntamento sembrano incarnare perfettamente questo spirito. Entrambe fanno parte della community Tavolo Giovani, iniziativa tramite cui la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi dal 2016 mette a disposizione delle startup una vetrina digitale e numerose occasioni di networking con imprese consolidate, investitori ed ecosistema startup del territorio, che partecipano agli incontri di Tavolo giovani, per conoscere ed entrare in contatto con le giovani imprese innovative ed esplorare la possibilità di creare sinergie e collaborazioni.

Così abbiamo conosciuto Cristiano Di Battista, fondatore di Happy Lab, che durante i mesi di lockdown ha sviluppato l’applicazione Take It Home e che la Camera di commercio ha sostenuto nell’ambito della “Call for solutions: innovazioni per l’economia di prossimità”.

Cristiano Di Battista, fondatore di Happy LabL’idea è molto semplice, anche se è riuscita a intercettare il bisogno forte, fortissimo, di tutti i negozietti di quartiere che volevano continuare a lavorare anche con le serrande chiuse. Di fatto, si tratta di una mappa interattiva in cui sono segnalati gli esercenti che aderiscono al programma, divisi per categoria e corredati da informazioni di ogni tipo. Dal menù proposto alla possibilità di riservare un tavolo, dalla consegna a domicilio al servizio take away.

Happy Lab non è nuova a sperimentazioni digitali. Questa startup innovativa nasce con l’obiettivo di diffondere l’innovazione all’interno delle piccole e medie imprese, realizzando progetti digitali che sperimentano, testano e validano direttamente sul mercato. Un team di 22 persone distribuito su tutto il territorio nazionale che ha iniziato a lavorare in smart working ben prima dell’inizio della pandemia.

Ma con noi abbiamo avuto anche Marco Mutto, co-fondatore di Viamadeinitaly, una startup che ho avuto l’onore di seguire fin dalla sua nascita all’interno del progetto Bocconi for Innovation e che ha partecipato al Tavolo Giovani #Digital, uno spazio della Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi per lo studio di “Innovazione e digitalizzazione per il rilancio del sistema economico”.

Matteo Mutto, co-fondatore di ViamadeinitalyAnche qui il concetto di open ci sta a pennello. Viamadeinitaly è una piattaforma digitale che mette in comunicazione le piccole-medie aziende italiane (prevalentemente del mondo fashion e del design) con acquirenti internazionali, che siano buyer, boutique, negozianti o brand. Insomma, una sorta di fiera online sempre aperta.

“Il fatto che i viaggi fossero limitati ha dato una spinta alla nostra piattaforma”, ci ha raccontato Mutto. “Però è vero che prima della pandemia c’era una sorta di rigidità nelle aziende nell’acquisire nuovi strumenti digitali. Oggi è impensabile. Bisogna adattarsi al cambiamento e coltivare gli strumenti giusti per essere sempre più efficienti nel lavoro”.

 

Non ci si salva da soli

Mi sembra che queste due startup abbiamo in comune un certo senso di comunità, un modo di fare le cose insieme, di unirsi in un momento di crisi. Perché da questa crisi non ci si tira fuori da soli. “O si va tutti insieme nella stessa direzione o non avremo un’altra chance”, come ha detto nell’incontro Paolo Iabichino.

Creare un marketplace che raccolga tutte le realtà imprenditoriali italiane è anche un modo di ricostruire la nostra società, di rimettere insieme i pezzi della collettività messa a dura prova dalla pandemia. L’esperienza di queste due giovani imprese ci dice che, tutti insieme, possiamo ottenere risultati importanti. E la cosa ci fa ben sperare per il mondo che verrà.

L’importante è rimanere aperti.

 

Il secondo incontro dell’Età Ibrida potete recuperarlo qui.

Il prossimo appuntamento è per il 20 settembre (sì, in piena fashion week milanese) insieme a Giuseppe Stigliano, CEO di Wunderman Thompson Italy. Parleremo dell’industria della moda, delle nuove sensibilità del marketing e delle possibilità che ci offre il digitale. Se volete prepararvi, Stigliano è anche co-autore del testo “Retail 4.0 | 10 Regole per l’Era Digitale”, che ha scritto insieme al guru del marketing Philip Kotler.

Ma l’Età Ibrida non si ferma. La nostra è una piattaforma in-formativa, nel senso che ospita informazioni ma anche strumenti di formazione. E attraversarla vuol dire incontrare articoli, podcast, riflessioni e lezioni. Come sempre grazie a Punto Impresa Digitale, a Tavolo Giovani e alla Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi. Una compagine affiatata che ci ha dato la possibilità di costruire questo percorso ibrido insieme a voi.

 

Marisandra Lizzi

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