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La nuova frontiera del lavoro? Si chiama smart working

L’esplosione del digiSmart workingtal ha spinto verso un rinnovamento il mondo del lavoro in tutti i suoi ambiti. Una delle novità più interessanti è il cosiddetto “telelavoro” o smart working.

Nonostante sia previsto dal 1998, grazie alla Legge Bassanini Ter, in Italia lo smart working non ha mai avuto una grande diffusione, tanto che il nostro Paese, fino al 2005, risultava 25° su 27 Paesi in UE sul tema smart work.

Ma sembra che le cose stiano cambiando. Nella Legge di Stabilità 2016 è stato inserito un disegno di legge apposta per promuovere lo smart working, che prevede, tra gli altri:

  • che il contratto per lo smart worker sia su base volontaria;
  • che si fondi su un accordo tra dipendente e datore di lavoro per un massimo di due anni, sia per contratti a tempo determinato che indeterminato;
  • che sia garantito un trattamento economico non inferiore a quello degli altri dipendenti con mansioni simili;
  • copertura assicurativa;
  • incentivi fiscali del 10% indicati dal Jobs Act.

Questo D.d.L. risponde ad una necessità che il mondo del lavoro sta lentamente scoprendo: secondo una ricerca degli Osservatori Digitali del Politecnico di Milano intitolata “Smart Working, scopriamo le carte”, il 17% delle grandi aziende ha avviato progetti di smart working, contro l’8% dell’anno precedente; rimane molto bassa la percentuale di PMI che hanno sviluppato piani concreti per il “lavoro agile” (solo il 5%, con più della metà del campione intervistato che si dichiara non interessato).

Nonostante ciò, il mercato del lavoro sembra già maturo per una rivoluzione smart. Secondo una ricerca Doxa il 57% dei professionisti intervistati potrebbe lavorare almeno un giorno alla settimana da casa e il 35% del lavoro svolto quotidianamente si potrebbe svolgere anche al di fuori dell’ufficio; non è un caso che si stiano moltiplicando le applicazioni per tablet, smartphone o portatili atte a facilitare il lavoro, già presenti nel 91% delle aziende italiane.

A fianco dello smart work, si stanno moltiplicando gli spazi per il coworking (ad oggi sono 349 in tutta la penisola, di cui 88 a Milano) e vengono sempre più considerati un’opportunità anche dalle imprese, non solo dai liberi professionisti.

Sembra ormai chiaro che, in un futuro ormai prossimo, l’andare in ufficio sarà rimpiazzato da nuove modalità lavorative, più snelle, economiche ed efficienti.

 

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