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Assistenze Specialistiche

Acque reflue industriali: recupero e riutilizzo

Come gestire il riutilizzo delle acque reflue industriali nell’ottica di un modello circolare di economia e dei processi produttivi?

Lo abbiamo chiesto a due esperti dell’Assistenza Specialistica Ambiente ed Economia circolare della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: Cristiana Ubezio e Davide Luani.

Il recupero e riutilizzo delle acque nasce da una maggiore cultura per l’ambiente o è una necessità?

Entrambe le cose!

Negli ultimi decenni la crescita della popolazione, l’urbanizzazione, l’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova l’approvvigionamento idrico e la sua qualità in gran parte d’Europa.

Il recupero e riutilizzo delle acque si inserisce nel nuovo paradigma economico sostenibile per un’economia circolare. Esso mira a conservare nel tempo il valore di prodotti e servizi, riducendo in questo caso il consumo delle risorse naturali esauribili.

Il risparmio della risorsa idrica che accompagna la transizione verso un’economia circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui la riduzione della pressione sull’ambiente, l’ottimizzazione della disponibilità di materie prime nonché un incentivo all’innovazione e alla crescita economica.

Le tecnologie per il riutilizzo delle acque garantiscono anche una sostenibilità economica?

Dipende dalle diverse situazioni.

La risorsa “acqua” ad oggi in Europa ha un costo di approvvigionamento ancora basso. Non sempre conviene economicamente il recupero e riutilizzo, se si analizzano i soli costi di investimento e gestione necessari.

Negli stabilimenti industriali, dove ci sono alti consumi di acqua con prelievi da corpo idrico superficiale o falda seguiti da trattamenti spinti, le tecnologie oggi disponibili possono rendere il riutilizzo economicamente sostenibile.

Tuttavia, in altre situazioni, il costo di riutilizzo è superiore a quello di approvvigionamento e della tariffa di scarico.

In un progetto più articolato di economia circolare, il recupero e riutilizzo delle acque si deve basare oggi su un concetto più ampio della sola sostenibilità economica limitata alla valutazione dei costi puntuali. Deve includere una valutazione dei costi derivati sull’ambiente, sull’inquinamento e sul depauperamento delle risorse.

Per cosa possono essere riutilizzate le acque reflue depurate?

Ad oggi il riutilizzo delle acque reflue è consentito solo per alcune finalità quali:

  • l’irrigazione (di colture a fini alimentari e non, oppure irrigazione di aree destinate a verde, attività ricreative/sportive);
  • la destinazione civile (lavaggi strade, alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento, alimentazione di reti duali);
  • la destinazione industriale  (acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali).

Nel settore industriale sono esclusi gli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici.

Le acque reflue depurate non possono essere utilizzate, in nessun caso, come acqua potabile e non possono entrare in contatto con prodotti edibili crudi.

Il quadro normativo si sta adeguando alle nuove necessità dell’economia circolare?

Sì! Con step successivi e graduali, anche il quadro normativo si sta muovendo nella direzione di un’economia circolare.

Negli ultimi anni infatti l’attenzione al riuso è cresciuta. Il riutilizzo delle acque reflue costituisce un aspetto centrale nella politica sulle acque dell’Unione Europea, soprattutto in regioni con scarsità di acqua. E rappresenta una priorità nel Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee del 2012.

La comunicazione UE del 2015 sull’economia circolare afferma che il riutilizzo delle acque reflue trattate in condizioni sicure ed efficienti rispetto ai costi è un mezzo valido ma sottoutilizzato per aumentare l’approvvigionamento idrico e alleviare la pressione su risorse troppo sfruttate.
Nel 2020, l’UE ha approvato un Regolamento sulle prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua a fini irrigui in agricoltura.

La normativa italiana ha iniziato ad occuparsi di riutilizzo nel 1977, con la Delibera del Comitato dei Ministri per la Tutela delle Acque dall’Inquinamento.

A seguire, il D.Lgs. 152/1999 e successive modifiche hanno recepito la Direttiva 91/271/CEE disciplinando il riutilizzo delle acque reflue e fissando limiti più restrittivi di quelli vigenti.

Infine con il D.M. 185/2003 sono definite le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali, rappresentando l’attuale riferimento normativo nazionale.

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