Ad
Tag

2014

Browsing

Come aprire un’attività di e-commerce

Come aprire un’attività di e-commerce? Come sta andando il settore? Sono 12 mila le imprese italiane fare commercio elettronicoad aver aperto un’attività di e-commerce, secondo la camera di commercio di Milano fra il 2013 e il 2014 e si è registrato in Italia un incremento nel numero di aziende del 12% pari a + 1300 aziende: Roma ( +131) Napoli (+109)   Torino e Milano (+77) , le province con il più forte aumento numerico di imprese.

Ma anche i dati di osservatori.net offrono un quadro positivo, il valore delle vendite on line nel 2014 è pari a ben 13 miliardi di euro, + 14% rispetto al 2013, la parte del leone la fanno il turismo e assicurazioni, al turismo in particolare è ascrivibile un quarto della crescita.

E il futuro? I nemri forniti  da osservatori.net ci consentono un certo ottimismo: spazio per un’ulteriore crescita c’è, considerato che la penetrazione dell’ecommerce in Italia è solo del 3,3%, meno di un quarto di quella inglese e la metà di quella francese.

Attenzione però, nonostante le perfomance di tutto rispetto non è un settore in cui ci si possa improvvisare.

I primi passi da compiere per aprire un’attività di e-commerce? Sono sicuramente gli stessi di un negozio fisico: analizzare il mercato, porsi degli obiettivi e stendere un progetto di business. Coerentemente poi con la strategia, i primi step tecnici fondamentali sono: decidere e registrare il nome a dominio da assegnare al sito web dell’impresa, il contratto di housing o hosting per ospitare il sito web, la scelta di una piattaforma di e-commerce, la conclusione dei contratti collegati alla gestione del sito web come ad esempio quella con i gestori dei sistemi di pagamento.

Investimenti iniziali? Tutto dipende dagli obbiettivi che ci siamo prefissati, ma secondo Roberto Fumarola della b2coomerce  fatto 100 l’investimento, il 30 deve essere dedicato alla tecnologia e il 70 alla comunicazione; infatti durante l’evento “Fare E- commerce e acquisiti on line” tenutosi in Camera di commercio l’ E-commerce Specialist di b2commerce ha spiegato che “aprire un sito di e-commerce è come aprire una gelateria nel deserto, è una bella idea ma se non lo sa nessuno, nessuno viene da te”.

Per cui la prima sfida, una volta aperta la saracinesca sul web, è portare traffico sul sito. Il posizionamento di un negozio, fisico o virtuale che sia, è sempre un fattore strategico e nel caso del web avere una buona collocazione sui motori di ricerca è come avere il punto vendita al centro di una grande città.

In sintesi, secondo Roberto Fumarola, quello che l’esercente paga per avere un luogo fisico che gli garantisce un passaggio, il commerciante on line lo deve investire per crearsi un traffico di “internet passanti”

che cos'è il seoIl risparmio sull’acquisto o sull’affitto dei “muri” lo si deve investire in strumenti promozionali, pubblicità sul web, mailing, pubblicità tradizionale e SEO (Search Engine Optimization) ovvero in tutte quelle attività che aiutano il sito a essere nei primi dieci risultati proposti da un motore di ricerca per date parole chiave (es: “giocattoli Milano”, “birra artigianale” etc.). In altre parole bisogna puntare su quel processo che rende un sito appetibile a un motore di ricerca.

Ma l’e-commerce è alternativo a un negozio fisico? Assolutamente no, uno dei fenomeni emergenti è proprio quello di comprare in rete e ritirare in negozio il prodotto. Anche in questo caso però non è un’attività che si può fare a tempo perso, ma va adeguatamente progettata e seguita. La scelta è fra la formazione personale (o di un collaboratore/socio), l’affidarsi a un professionista o l’allearsi con imprenditori già attivi nel settore attraverso un contratto di rete d’impresa.

Punto di estrema attenzione per l’e-commerce è il sistema di pagamento che deve risultare affidabile e facile da utilizzare, su questo tema, e in particolare sul mobile payment &commerce, è stato organizzato un incontro  il 10 dicembre, presso la Camera di commercio di Milano. Anche questo evento fa parte del progetto “fare impresa digitale”.

E la burocrazia per partire ( iscrizioni, licenze, permessi etc.)? Dall’off-line o all’on-line non cambia niente per quanto riguarda l’iscrizione al registro delle imprese, a seconda della merceologia che si vuole trattare per cui vi rimandiamo a “ come aprire un negozio” o “come aprire un negozio alimentare”. Da un punto di vista normativo però il tema della privacy e la relativa policy assumono però un rilievo più forte rispetto a un esercizio “off line”, così come la normativa sul  reso.

Per stilare un proprio business plan e avere informazioni su bandi e servizi inerenti alla futura attività commerciale è utile passare al Punto nuova impresa, un servizio gratuito di Formaper per aspiranti imprenditori, basta prenotarsi telefonicamente.

Per aprire un’attività di e-commerce vale la pena fare un salto dal consulente Formaper, parafrasando Amstrong “un piccolo passo per il neo imprenditore, un grande passo per il suo progetto d’impresa”.

Giocattoli, il business va oltre i regali di Natale

Giocattoli principali regali di Natale ma anche prodotti per tutte le occasioni
Giocattoli principali regali di Natale ma anche prodotti per tutte le occasioni

Le feste si avvicinano ed inizia il conto alla rovescia per l’acquisto dei giocattoli da mettere sotto l’albero. E proprio i giocattoli, secondo un’indagine 2013 di Camera di Commercio di Milano, rappresentano la voce di spesa più importante tra i regali di Natale per 1 milanese su 9, alimentando un giro d’affari di circa 30 milioni di euro.

Ma come si presenta il settore a Milano? E cosa serve per affrontare in modo vincente un business legato ai giocattoli?

 Vendita giocattoli e produzione a Milano

A Milano produzione e vendita di giocattoli resistono alla crisi: in tre anni gli esercizi specializzati nella vendita al dettaglio di giochi e giocattoli sono aumentati del 4,7% e oggi sono 200. A questi si affiancano circa 100 imprese di fabbricazione con un export che lo scorso anno ha sfiorato i 12 milioni di euro, all’interno di un interscambio dove l’import è comunque la voce più cospicua con un valore di oltre 84 milioni di euro.

I giocattoli rappresentano quindi un settore dinamico e non solo sotto le feste, ma in tutte le stagioni, grazie anche al cambiamento nel modo di “giocare” che oggi è un’esperienza trasversale a persone di diversa età e dai confini sempre più allargati, con il crescente successo di videogames e giochi elettronici. Le aziende produttrici sono sempre più impegnate nella proposta di giochi “virtuali” non solo divertenti, ma anche educativi e il grande sforzo di innovazione nel settore videoludico ha attirato persino l’interesse di Camera di Commercio, promotrice nel 2013 del primo bando Videogame Milano.

Giocattolaio, una professione che si rinnova

Se negli ultimi anni il modo di giocare è cambiato, si è evoluto anche l’identikit di chi i giocattoli li fa e li vende: progettare un gioco è diventato un lavoro multidisciplinare che unisce competenze tecniche, capacità di ascolto, conoscenze nel campo della psicologia, tanto che alla formazione di questo nuovo professionista del giocattolo è dedicato persino un corso di perfezionamento annuale del Politecnico di Milano.

Ricerca di design applicata a giochi tradizionali , attività di ascolto on line per progettare giochi “su misura”, nel mercato del giocattolo è dunque benvenuto  chi ha idee innovative, a patto di saperle coniugare con un solido progetto di business e, naturalmente, con l’attenzione per la qualità e la sicurezza.

E la vendita di giocattoli sicuri resta un punto di forza anche per chi decide di intrraprendere il mestiere di giocattolaio aprendo un negozio di commercio al dettaglio. L’iter per l’apertura non è troppo faticoso e si può arricchire l’ offerta con la vendita di giochi e articoli per le feste, un business che tra Carnevale, Halloween, compleanni ed eventi, offre durante l’anno molte opportunità di accrescere il fatturato.

Chi ha una buona idea e vuole passare dalla progettazione alla realizzazione o chi intende avviare un’attività di vendita di giocattoli, può rivolgersi al Punto Nuova Impresa di Formaper : riceverà un primo orientamento sugli strumenti giusti per mettersi in gioco in questo business.

Compostabili e riutilizzabili: ecco i sacchetti a norma

I nuovi shopper amici dell'ambiente
I nuovi shopper amici dell’ambiente

Messi da tempo in soffitta i vecchi sacchetti della spesa, le borse riutilizzabili e gli shopper compostabili stanno ormai entrando nella quotidianità. Attenzione, però, perché non tutti gli shopper di nuova generazione sono conformi alla legge e sono previste sanzioni molto severe per chi vende o dà in omaggio sacchi privi delle caratteristiche di compostabilità o composizione richieste.

Per aiutare le imprese a orientarsi meglio, Camera di Commercio di Milano insieme a Confcommercio e Assobioplastiche hanno appena lanciato una campagna informativa che raggiungerà 31mila negozi e ambulanti di Milano e provincia e spiegherà con una brochure e un videotutorial quali sono e come riconoscere i sacchetti in regola.

Perché, come ha giustamente detto Marco Versari di Assobioplastiche, non basta che sul sacchetto ci sia la scritta “ecologico” o amico dell’ambiente.

Sono solo due i tipi di shopper che si possono commercializzare:

Sacchi compostabili conformi allo standard internazionale UNI EN 13432

Come riconoscerli? Basta verificare che sullo shopper ci sia il logo di almeno uno di questi tre enti:

CIC – Consorzio italiano Compostatori, l’ente di certificazione belga VINCOTTE o l’ente tedesco DIN CERTCO

Sacchi riutilizzabili

Quelli conformi contengono un quantitativo di plastica riciclata e hanno uno spessore delle maniglie predeterminato in base all’uso per cui sono destinate.

Tanto per fare un esempio, negli shopper per uso alimentare con maniglia esterna lo spessore deve essere di 200 micron, di 100 in quelli con maniglia interna e, in entrambe i casi, il quantitativo di plastica riciclata contenuto deve essere almeno del 30%.

Rispettare la normativa conviene: non solo aiuta l’ambiente, ma permette di evitare sanzioni che vanno da 2.500 euro fino a 25mila euro e possono arrivare fino a 100mila.

Meglio non rischiare e, in caso di dubbi, contattare il servizio Ambiente della Camera di Commercio di Milano.

Keiichi Matsuda: come la realtà aumentata cambia relazioni e città

intervista a Matsua

Guru della realtà aumentata,  esploratore della percezione umana,  Keiichi Matsuda  protagonista della cultura digitale  è stato invitao a Milano per Meet the media Guru. Prima dell’evento gli abbiamo posto delle domande su realtà aumentata città e relazioni umane e Expo

Che cosa succede ora e in questa piazza in una realtà parallela, non solo fisica?

Tutt’intorno a noi avvengono delle cose che non possiamo vedere, ad esempio una telefonata, all’interno di un edificio, pagare con la carta di credito, usare una chiavetta USB. Ci sono poi degli edifici realizzati con mattoni, calcestruzzo, vetro e accanto a quello che vediamo possiamo interagire con dei network, attraverso dei macchinari. Tutto questo già esiste intorno a noi e permette alle persone di comunicare. C’è una città virtuale, interessante da scoprire.

Si può immaginare una città interamente pedonale?

Negli Stati Uniti c’è una grande attenzione sulla cultura dell’automobile, con le sue possibile evoluzioni, ad esempio con pilota automatico. Qui in Europa ci sono infrastrutture più antiche anche per quanto riguarda gli spostamenti in città. In questo senso c’è una idea dagli anni ’60 nella fiction legata alla scienza. Si può viaggiare grazie a dei tapis roulant, come quelli degli aeroporti. Ci si può spostare sul percorso di fianco, leggermente più veloce. Possono arrivare fino a 100 km all’ora. Certo richiederebbe un investimento ingente. Magari potrebbero diventare una realtà.

Proseguendo con l‘intervista Keichii Matsuda gli abbiamo chiesto: In futuro prevarranno relazioni virtuali o dirette tra le persone?

” Intanto c’è una questione di termini, se pensiamo al mondo virtuale ci viene in mente quello sviluppato negli anni ’90, indossando degli occhiali posso diventare qualcun altro, fuggire dalla realtà. Ora non è questa la direzione, non attraverso la fuga, ma possiamo aggiungere, aumentare la nostra realtà. Possiamo sapere più cose sugli altri, interagire in modi diversi. Le persone per strada non sarebbero più anonime. Posso sapere se ho qualcosa in comune con chi incontro, se ci piace lo stesso gruppo musicale, se andavamo alla stessa scuola. Con la realtà aumentata occorre uno smartphone, occhiali o lenti a contatto e avere informazioni “social” nello spazio. Cambia il modo in cui abbiamo a che fare con gli altri. Se voglio parlare del tempo, il colore preferito… così lo so già. Non ci sono più facce anonime in giro. Posso così essere in relazione con ogni persona che incontro.”realtà aumentata

Secondo Keiichi Matsuda   ognuno può essere un designer del suo spazio e sperimentare una città diversa?

 “La realtà aumentata aggiunge elementi virtuali nello spazio fisico, non solo apps, ma aumentando l’architettura, costruendo virtualmente su quello che ci sta intorno. Lo spazio diventa forma mediatica. Una nuova forma di espressione per città, imprese, individui. Si può scegliere che tipo di città voglio vedere, una nuova forma di arte e comunicazione mediatica.”

 Tutto può essere possibile in una realtà mediatica, se lo voglio?

“Si tratta di una forma veramente ampia e applicabile in vari settori e industrie. Ci sono però due ostacoli che lo impediscono. Il primo la capacità tecnica. Ad esempio le persone non sono abituate all’utilizzo. C’è poi l’ostacolo culturale. Io posso essere parte di questo ostacolo. Il mio lavoro è connesso alle scelte delle persone, in modo che possano avere il futuro che desiderano, quello in cui vogliamo che possano crescere i nostri bambini. Un futuro sul quale abbiamo riflettuto, abbiamo discusso, abbiamo fatto delle scelte.”

 Ha partecipato all’Expo di Shangai. Qual è la sua idea dell’Expo di Milano?

“Il concetto di Expo è interessante, è qualcosa che arriva dal passato, per sbirciare nel futuro. Ma ora abbiamo informazione dove vogliamo. Non abbiamo bisogno di lasciare le nostre case. La vera importanza di Expo è di dare un posto per far avvenire questo tipo di conversazioni. Non si parla più dell’esposizione, ma delle persone che ci sono in essa”.

Insomma per Keiichi Matsuda la tecnologia “aumenta”  non solo la realtà e  anche la possibilità dei contatti e l’importanza  scociale e comunicativa di luoghi fisci  in cui incontrarsi e raccontarsi.

Come diventare autoriparatore?

autoriparatoreCome fare l’autoriparatore?  Quali i passi?   quanti sono  e come sta andando il settore?

In Italia Sono quasi 82mila gli autoriparatori il settore è in lieve flessione, -0,8% rispetto all’ultimo anno, questo non toglie che nei primi 6 mesi del 2014 si siano iscritti oltre 1.200 imprese (un media di 6 al giorno). Milano, Torino, Pavia, Ravenna le province dove il comparto cresce di più in termini assoluti, mentre Roma si conferma capitale degli autoriparatori con oltre 5mila imprese.

Per fare l’autoriparatore non ci si può improvvisare, la norma richiede particolari requisiti professionali. Come per gli idraulici, tutti possono fare l’autoriparatore a patto che si abbia il giusto mix di titolo di studio ed  esperienza negli opportuni ruoli aziendali.

Nel caso degli autoriparatori abbiamo però diverse categorie, carrozzieri, gommisti e meccattronici, quest’ultima categoria è nuova e riassume in sé le precedenti categorie di meccanico e elettrauto

Ogni categoria ha i suoi titoli di studio abilitanti, anche se alcuni possono essere utili a più specializzazioni. ( come ad esempio la laurea in Fisica o ingegneria meccanica)

Per le lauree vedi a pagina 40 del seguente documento

La laurea o diploma universitario in materie tecniche abilita direttamente all’attività così come il diploma di istruzione secondaria di secondo grado in materia tecnica inerente all’attività, ad esempio

Nel caso invece si avesse fatto un corso regionale teorico pratico di qualificazione attinente l’attività è necessario avere fatto almeno un anno di esercizio dell’attivitàdi autoriparazione presso imprese operanti nel settore nell’arco degli ultimi cinque anni. Lo stesso vale in caso di possesso dell’attestato di promozione al quarto anno dell’istituto tecnico industriale con indirizzo inerente all’attività scelta.

car-tyres-63928_640[2]Per dimostrare l’esperienza lavorativa in aggiunta al titolo di studio richiesto è necessario aver prestato la propria attività in qualità di :

  • titolare, amministratore, socio, tutti lavoranti iscritti all’Inail per attività tecnico manuale;
  • collaboratore familiare, lavorante iscritto all’Inail per attività tecnico manuale;
  • dipendente operaio qualificato (la tabella dei livelli di specializzazione)
  • associato in partecipazione, lavorante iscritto all’Inail per attività tecnico manuale;

in vece nel caso di : prestatore di lavoro somministrato (già interinale),prestatore di lavoro intermittente  prestatore di lavoro ripartito, l ‘abilitazione non è automatica ma va valutato il percorso lavorativo svolto

 L’attività deve essere stata effettuata, nel settore per cui si chiede l’abilitazione, all’interno di imprese del comparto o in officine tecniche di imprese o enti non del settore al cui interno si svolgano mansioni legate all’autoriparazione.

Per verificare il livello di specializzazione dei più diffusi contratti collettivi  consulta  questo documento

se non si possedesse una formazione teorica che rientra nei casi precedenti? Allora l’aspirante imprenditore deve poter dimostrare che negli ultimi cinque anni ha maturato tre anni di esperienza sul campo ( e non uno come nel caso precedente ).  l’esperienza lavorativa deve essere svolta come operaio qualificato, per le tipologie contrattuali controllare pag. 41 della guida 

Nel caso della Meccatronica i requisiti devono essere sia per vecchio settore elettrauto, che per motorista, quindi sia per i titoli di studio che per l’esperienza bisogna comprovare la formazione e /o l’attività lavorativa per entrambi i settori.

L’attività è tipicamente artigiana e una volta maturati i requisiti con una unica pratica telematica ( la comunicazione unica) allo sportello unica per le attività produttive del comune di riferiemento, ci si iscrive al registro imprese nella sezione artigiani, all’inps, all’Inail, e si apre la partita iva. tool-13661_640 

Importante:  verificare  di aver inserito nella pratica  il  Modello REQUISITI/122L, segnalazione certificata di inizio di attività di autoriparazione e dichiarazione del possesso dei requisiti,  la sua assenza rende irricevibile la pratica per il Registro Imprese.

Per verificare il proprio percorso professionale, i titoli di studio, discutere il proprio progetto di impresa,  è utile passare al Punto Nuova Imprese, un servizio gratuito di Formaper,  Azienda speciale della camera di commercio di Milano, basta prenotarsi telefonicamente per avere un buon pitstop per diventare autoriparatore