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2021

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L’online check up fa brillare i gioielli di REM Jewel

I gioielli vengono creati, acquistati e regalati da migliaia di anni, per celebrare un momento o per suggellare un legame. E REM è nata con l’obiettivo di amplificare il potenziale emozionale dei gioielli, facendoli traslare da un piano statico ad un piano dinamico.

I gioielli arricchiti dalla tecnologia REM custodiscono al loro interno dei contenuti multimediali come foto, video, dediche personalizzabili. Chi li indossa può in ogni momento avvicinare il proprio telefono al gioiello per riprodurre quei contenuti e rivivere un momento emozionante. Da qui il nome REM : Relive Emotional Moments.

 REM è una realtà italiana che ha creato i primi gioielli tecnologici della storia moderna, inoltre produce innovazione per gioiellerie e imprese del settore orafo, erogando soluzioni di digitalizzazione e innovazione.

La startup innovativa ha depositato due domande di brevetto, di cui una internazionale. Ha sviluppato l’App REM Jewel disponibile nell’App Store e in Google Play in tutto il mondo ed ha ricevuto diversi riconoscimenti. Secondo Unicredit una delle migliori Startup del Made in Italy.

Antonella - Digital & Social Media Specialist

Come hai conosciuto il Punto Impresa Digitale e di quali servizi hai usufruito?

Il founder dott. Nicola Rossi, giovane imprenditore con background tecnologico ed expertise nell’industria dei diamanti, si rivolge per la prima volta al PID quando il progetto era ancora solamente un’idea. La startup che fonda, si aggiudica il prestigioso bando del PID: Soluzioni Innovative 4.0 promosso dalla Camera di commercio di Milano e da Unioncamere Lombardia.

“Questo contributo è stata una pietra miliare del progetto. Ci ha permesso di trasformare un’idea astratta in un prodotto di successo presente anche nelle vetrine di gioiellerie storiche.”

Abbiamo partecipato a diversi seminari e webinar sponsorizzati dal PID, di cui veniamo puntualmente a conoscenza grazie all’iscrizione alla newsletter.

La dott.ssa Chiara Bressa, specialista SEO e Digital Promoter e Consultant del PID – Punto Impresa Digitale, ci ha fornito un prezioso supporto per la velocizzazione del sito e per il wording in ottica SEO, consigliandoci delle soluzioni tailor made, efficaci, efficienti ed economiche.

A conclusione dei lavori ha anche steso un’eccellente guida per REM, incentrata sulla spiegazione delle meccaniche con cui Google stabilisce le posizioni nella SERP.

Ci ha supportato anche la dott.ssa Antonella Collina, Social Media Specialist e Digital Promoter del PID. Ci ha fornito delle guideline sulla strategia di comunicazione con particolare riferimento ai social in orbita al gruppo Meta Platforms Inc (ex Facebook).

Che cosa il servizio ti ha permesso di capire sulla tua presenza online, implementare o modificare per migliorare la tua presenza online?

L’Online Check Up è un valevole servizio che permette alle aziende di capire come avviare e/o perfezionare il proprio digital core.

Per i giovani imprenditori è fondamentale poter contare su una consulenza gratuita da parte di un professionista, che gli permetta di fare il punto della situazione sulla loro presenza online, in maniera tale da potersi orientare e capire quali investimenti effettuare.

Normalmente le analisi di questo tipo implicano un esborso economico che può risultare particolarmente gravoso per chi ha del capitale limitato. Ma grazie al PID è possibile accedere ad una consulenza custom gratuitamente.
REM ha fatto tesoro dei risultati dell’Online Check Up e ne ha beneficiato in termini oggettivi sul posizionamento Google e sulla velocità del sito, che prima era particolarmente lento per via delle immagini ad altissima definizione che vengono utilizzate per l’e-commerce dei gioielli REM.

In particolare, vista l’importanza delle festività natalizie per il settore della gioielleria, abbiamo iniziato ad orientarci su gioielli Natale, su idee regali Natale, su creare qualcosa di più engaging rispetto ai classici charm Pandora e sul valorizzare gioielli di Valenza, e gioielli di Milano, comunque Made in Italy.

Affidati anche tu agli esperti del nostro Punto Impresa Digitale e richiedi l’online check up

L’impatto | Ovvero come guardare al passato per capire dove stiamo andando

Il 31 dicembre del 1983 il Toronto Star pubblica un’intervista allo scrittore Isaac Asimov, una lunga conversazione in cui si parla di futuro. La questione era molto più specifica di così, in effetti. I giornalisti del quotidiano si interrogarono su quel che sarebbe successo al mondo nel 2019, ovvero a trentacinque anni di distanza. Una scelta per niente casuale. Si era alle porte di un anno importantissimo per la fantascienza, un anno raccontato nell’incubo distopico di George Orwell e scritto – guarda un po’ – proprio trentacinque anni prima.

Insomma, in questo pezzo Asimov riuscì a prevedere tante delle dinamiche che avrebbero caratterizzato la nostra società di oggi, concentrandosi soprattutto su due temi: la digitalizzazione e la conquista dello spazio. Immaginò la comparsa di un “oggetto computerizzato mobile” che sarebbe “entrato nelle case di tutti” e che avrebbe reso impossibile la vita umana in assenza di tecnologia. (Ok, magari la patina catastrofista è un po’ esagerata, ma la scena suona abbastanza familiare).

Ma soprattutto riuscì a prevedere come sarebbe cambiato il mondo del lavoro: un ambiente sempre più modellato sulla tecnologia, non soltanto grazie all’imposizione di nuove dinamiche ma anche a causa delle nuove professioni che la digitalizzazione avrebbe portato con sé. “La robotica ucciderà i lavori d’ufficio e le catene di montaggio”, disse lo scrittore. “La struttura stessa dell’educazione dovrà cambiare: popolazioni intere saranno alfabetizzate sui termini del linguaggio informatico e dovranno imparare a gestire un mondo sempre più high-tech”.

La fantascienza è uno dei prodotti culturali più interessanti quando si parla di futuro. Non tanto per quel che ci fa vedere o per gli strumenti tecnologici che mette in scena, quanto per la riflessione che ne fa.

Il punto non è capire se avremo davvero bisogno di un cacciatore di taglie per replicanti come accade in Blade Runner, quanto piuttosto quali possano essere i limiti di un’intelligenza artificiale, se davvero si possa ricostruire il modo di pensare di un essere umano e – molto più importante – cos’è quella cosa che ci rende davvero unici, quella abilità che nessuna macchina al mondo potrebbe mai imparare a fare.

Perché poi di questo si tratta, di tracciare delle mappe.

E non è un caso se la fantascienza sia passata da utopie a distopie proprio a cavallo della seconda rivoluzione industriale. Secondo Layla Martínez il motivo è da legare ai mezzi di produzione capitalista. “Se possiamo immaginare un futuro peggiore, il presente ci sembrerà più accettabile e non lotteremo per cambiare le cose”. Ma io credo che il passaggio sia da imputare anche a una sorta di ansia collettiva, a una paura che si esorcizza proprio nel racconto distopico. L’unico modo per prepararci alle sfide imposte dalle nuove possibilità tecnologiche è studiando l’umano, cercando di andare a fondo nella comprensione di quel che ci rende davvero un beautiful glitch. Che sia attraverso un mostro rattoppato – come nel triste caso del dottor Frankenstein – o nell’occhio inquisitore del Big Brother, poco importa.

Anzi, la rivoluzione digitale sta cambiando così rapidamente la nostra società, che la fantascienza non sta più al passo. A parte qualche macchina volante di troppo, sempre più spesso i romanzi distopici raccontano un mondo che assomiglia al presente più che al futuro. Ma in fondo non c’è altro modo. Per capire come evolverà la nostra società dobbiamo partire da quel che siamo oggi e dai fossili di quel che siamo stati.

Un po’ come facciamo noi a L’Età Ibrida.

Da oggi, poi, c’è una splendida novità! Il 22 novembre alle 17.30 si inaugura un nuovo spazio, che è anche un laboratorio di idee e innovazione offerto dalla Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi. Si chiamerà il Salone del Futuro.

Per ora non vi anticipiamo altro, ma se volete essere dei nostri, potete seguire l’evento a questo link, nella solita modalità ibrida.

Non fatevi pregare: scriviamolo insieme, questo futuro.

 

Paolo Iabichino

Tre imprese milanesi vincono il Premio Top of the PID 2021

A tre imprese di Milano il premio nazionale “Top of the Pid 2021” nelle categorie Sostenibilità, Nuovi Modelli di Business 4.0 e Servizi, Commercio e Turismo.

Si conclude con tre imprese vincitrici del territorio Milano Monza Brianza e Lodi la competizione nazionale promossa dai Punti Impresa Digitale delle Camere di commercio, giunta ormai alla sua terza edizione. Il premio si propone di selezionare e premiare annualmente progetti di imprese, singole o associate, che si sono distinte per aver saputo innovare i prodotti o i modelli di business grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali. Obiettivo dell’edizione 2021 è stato quello di individuare e dare visibilità a progetti innovativi che possano aiutare le imprese nella ripartenza economica post-pandemia, favorendo la transizione digitale ed ecologica. 

In particolare, lo scorso 8 ottobre sono state premiate le singole imprese che hanno realizzato progetti di innovazione digitale con riferimento all’ambito della Sostenibilità, del Sociale, della Manifattura Intelligente e Avanzata, dei Servizi, Commercio e Turismo e dei Nuovi modelli di business 4.0. 

I progetti delle imprese hanno ricevuto il riconoscimento nell’ambito del Maker Faire Rome 2021, l’edizione europea della manifestazione dedicata all’innovazione, la scienza e la tecnologia. In totale sono state sei le imprese italiane ad aggiudicarsi il Premio nell’ambito delle cinque categorie,  selezionate tra 127 candidature. E tre imprese hanno ricevuto menzioni speciali. 

Puoi rivedere la premiazione qui.

 

I vincitori:

Superforma Srl – Categoria Sostenibilità

Il progetto consente di riciclare il PLA, un materiale bio-based che, per l’assenza di una catena di riciclaggio dedicata agli scarti della stampa 3D, finisce per essere incenerito. Il PLA tornato a nuova vita diventa Velaskello, uno sgabello zero waste stampato con PLA riciclato ispirato a uno dei simboli di Milano.

Skills4You – Categoria Servizi Commercio e Turismo

Il simulatore Weld-VR è uno strumento di formazione che consente, grazie ad un’interfaccia grafica e all’uso di torce di saldatura reali, di effettuare pratiche di saldatura realistiche in realtà virtuale. Il suo sistema di rilevamento del movimento monitora i parametri di destrezza manuale dell’utente provando tutte le posizioni di saldatura.

GEL Proximity – Categoria Nuovi modelli di business 4.0

GEL Proximity è la prima piattaforma interamente dedicata alla Logistica di Prossimità. La tecnologia GEL propone decine di migliaia di Punti di Ritiro e Locker automatizzati permettendo ai consumatori di scegliere tra i molteplici servizi di Prossimità sul territorio nazionale.

Vuoi conoscere tutti i servizi e le opportunità che il Punto Impresa Digitale mette a disposizione delle imprese?

Vogliamo essere social o sociali? | Il gel che tiene insieme i pezzi

Secondo le previsioni dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel 2021 in Italia saranno consegnati 578 milioni di pacchi provenienti da acquisti online. Il mercato B2C, che ha sofferto molto durante la prima fase della pandemia, sembra essersi ripreso con una crescita che prosegue ancora a doppia cifra, anche grazie a un processo di digitalizzazione che ha coinvolto soprattutto le piccole e medie imprese.

Insomma, l’eCommerce ha salvato una buona fetta della nostra economia. Ma ha anche imposto nuovi equilibri e nuove modalità di vendita che stanno interessando tutto il settore del commercio.

Per esempio, con l’aumento della logistica di ultimo miglio cresce anche il numero di furgoni per la consegna delle merci, soprattutto in città, e con loro anche l’inquinamento. Oggi il traffico merci è responsabile del 30% delle emissioni nelle aree urbane e gli imballaggi generano il 15% della produzione mondiale di plastica. Con le consegne veloci le cose peggiorano. Il dispendio energetico è tre volte superiore rispetto a una consegna classica, mentre il reso raddoppia i viaggi per ogni pacco.

Ma non solo. La logistica sembra ancora doversi adattare alle nuove esigenze dei clienti. Secondo l’Osservatorio, il 70% delle persone che cercano prodotti online abbandona il processo di acquisto per motivi legati alle consegne. Che siano gli alti costi di spedizione o le poche opzioni di invio, i tempi di consegna o le politiche per la gestione del reso poco comprensibili.

Proprio per ottimizzare le consegne dell’ultimo miglio è nata GEL Proximity, la startup milanese che ha vinto il Premio Top of the PID di Punto Impresa Digitale nella categoria Nuovi modelli di business 4.0.

Ce la racconta Lorenzo Maggioni, il suo fondatore:

GEL Proximity è un aggregatore che accorpa una soluzione logistica alternativa all’home delivery. Un partner tecnologico che facilita i rapporti e lo scambio di informazioni tra decine di migliaia di locker, punti di ritiro e il mondo delle vendite online”.

Ogni consumatore è in grado di razionalizzare le consegne, ottimizzando la filiera e aggregando i pacchi in un unico punto, diminuendo i viaggi.

L’idea per questa startup è nata a dicembre del 2019, quando GEL Proximity è entrato a far parte dell’incubatore per nuove imprese innovative del Politecnico di Milano, ma è solo con l’inizio della pandemia che il progetto ha iniziato a crescere. “Siccome GEL Proximity è un software white label, l’utente finale non saprà mai di averlo utilizzato. Un po’ come quando usiamo una carta di credito online”, ci racconta Maggioni. “Ma il nostro lavoro è orientato alla sostenibilità ambientale. Ogni pacco che arriva a un punto di ritiro è un pacco consegnato, che salva CO2 e che aiuta a decongestionare il traffico sulle città”. Anche per questo motivo il Comune di Milano ha deciso di finanziare il progetto proprio a partire dal 2020. Soltanto in questa provincia si muove il 9% dell’eCommerce nazionale e l’accelerazione sugli acquisti dovuta ai primi lockdown sarebbe stata troppo forte sulla viabilità cittadina.

Il quinto incontro de L’Età Ibrida potete recuperarlo qui.

Il prossimo appuntamento è per il 22 novembre sempre alle 18. Parleremo di futuro all’interno di un nuovo spazio della Città di Milano che sarà interamente dedicato proprio a questo: alle riflessioni sugli scenari che ci aspettano negli anni a venire. Proveremo a capire come poter cavalcare, interpretare questa epoca ibrida per scrivere un tempo diverso, un futuro che sia davvero a misura d’uomo.

Nel frattempo, veniteci a trovare nella nostra “casa digitale”. L’Età Ibrida è una piattaforma in-formativa: all’interno ci trovate informazioni ma anche strumenti di formazione, come articoli, podcast, riflessioni e lectio magistralis. Come sempre grazie a Punto Impresa Digitale, a Tavolo Giovani e alla Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi. Una compagine affiatata che ci ha dato la possibilità di costruire questo percorso ibrido insieme a voi.

Vogliamo essere social o sociali? | Comunicar divino

L’intervento di Barbara Sgarzi

Nel museo archeologico dell’Università di Pennsylvania è custodita una giara in terracotta di epoca neolitica, ritrovata nel 1996 durante una missione a Hajji Firuz Tepe, un antichissimo villaggio a nord dell’Iran. Era incassata nel pavimento di una cucina preistorica accanto ad altre sei giare di nove litri ciascuna e ancora conteneva al suo interno una sostanza giallognola, un residuo organico con tracce di acido tartarico, acido malico e acido succinico: l’impronta inconfondibile del vino.

Tra quelle giare sono custoditi i primi momenti di una storia d’amore che dura fino a oggi: un rapporto nutrito negli anni da una saggezza collettiva, da paesaggi e tecniche differenti, da un patrimonio di sapienza inestimabile. Il vino ci ha insegnato tanto, è un superstite di culture e civiltà diversissime, che sono confluite – tutte insieme – tra i suoi liquori. E forse anche per questo possiamo prenderlo come un’àncora dell’età ibrida, come un punto fermo di qualsiasi società futura, un compagno fedele delle nostre trasformazioni. Così la pensa anche Barbara Sgarzi, giornalista ed esperta di digitale, che nel suo libro Social Media Wine: Strategie, strumenti e best practice per comunicare il vino online riesce a unire a filo doppio la comunicazione e l’enogastronomia.

Perché sui social si parla sempre di più di vino. I dati raccontano un aumento del 54% dei post a tema food soltanto nell’ultimo anno, un +36% per il beverage in generale e un +56% soltanto per il vino.

Complice l’accelerazione dovuta alla pandemia, tante aziende si sono digitalizzate in fretta ma spesso senza una vera e propria strategia di comunicazione. E così i loro profili social sono finiti per diventare una sorta di brochure, la traduzione nel mondo digitale di quel che potrebbe essere la vetrina di un negozio.

Ma le reti sociali non sono soltanto una bacheca espositiva, quanto soprattutto un canale di conversazione, un modo per farsi conoscere dai propri clienti e per crescere insieme. Così Sgarzi ci ha proposto una scheda tecnica di degustazione un po’ rivisitata, un compendio delle caratteristiche più importanti per un vino ma non solo. Una scheda di valutazione delle parole che usiamo per descrivere il vino (ma, ehi, vale anche per qualsiasi altro prodotto enogstronomico).

I valori di una buona comunicazione sono cinque, occhio a non farvi venire l’acquolina in bocca.

Equilibrata

Un vino è equilibrato se la parte dolce e quella acida si bilanciano perfettamente, se la componente alcolica riesce ad armonizzarsi con l’irruenza dei tannini, fondamentali per mantenere il prodotto fresco a lungo.

Allo stesso modo, una comunicazione equilibrata passa attraverso la scelta delle piattaforme social più adatte ad accogliere il nostro brand, una scelta influenzata dal target a cui ci rivolgiamo ma anche dal messaggio che vogliamo mandare. Ma non solo. Una comunicazione equilibrata sa come bilanciare le esigenze dell’azienda con quelle dei clienti. E’ una comunicazione interattiva, è una conversazione, per cui oltre che parlare è importante ascoltare.

“Non serve essere ovunque. Scegliete dove volete stare e siateci davvero, al meglio”, dice Sgarzi.

Un esempio: la missione di Vita da Viticoltore.

Cristallina

Un vino cristallino è trasparente al bicchiere, un vino che non ha residui. Allo stesso modo, una comunicazione cristallina è sincera e autentica. E’ precisa in tutti gli elementi che la compongono: dall’immagine della cover alle informazioni di contatto, dalla bio agli indirizzi. “È necessario metterci la faccia”, dice Sgarzi. È necessario legare la nostra vita offline a quella online, creando esperienze di visita e di degustazione gradevoli, accoglienti e ben organizzate.

Un esempio: la tenacia di Marilena Barbera che produce vini biologici a Menfi, in Sicilia.

 

Fragrante

La fragranza nel vino vuol dire fiori ed erbe aromatiche, ma anche i profumi del fieno e dell’erba. Una comunicazione fragrante non ha paura di divertire e di divertirsi. Non è mai rigida ma sa come adattarsi al prodotto con cui ha a che fare. Fragrante vuol dire essere autentici, ridere e sorridere insieme ai propri clienti.

Un esempio: l’esilarante oroscopo del vino di Tannico.

 

Armonica

Per il vino l’armonia è uno degli aspetti più importanti. Un vino armonico è quello che presenta caratteristiche organolettiche equilibrate, un vino che mantiene le promesse. “Lo guardo e mi dice delle cose, lo annuso e mi suggerisce un sapore, e quando lo assaggio non mente”, dice Sgarzi. Così anche nella comunicazione: un profilo social armonico mette in dialogo tutte le sue componenti: dal visual alle grafiche, dal tono di voce alle palette di colori.

Un esempio: i colori pastello del profilo Instagram della Maison Mirabeau, un’azienda vinicola che produce rosé provenzale.

 

Persistente

La persistenza di un vino è la sua lunghezza dopo la degustazione, il tempo che rimane in bocca come un retrogusto intenso. Una comunicazione persistente è fatta per essere ricordata, è memorabile. Non ha paura di ripetersi, ma parte da un’idea forte, da una sorta di linea editoriale.

Un esempio: il progetto fotografico di Save the Dolomites, dedicato alla bellezza e alla fragilità delle Dolomiti.