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Expo e lavoro: un impatto su tre livelli

Ricerca promossa da Camera di Commercio e Società Expo 2015

Expo darà lavoro? che impatto avrà sull’occupazione? Nessuno predice il futuro, ma delle  prime serie analisi si possono fare. Il primo settore a risentire dovrebbe essere quello delle costruzioni, dove  insieme ai servizi alle imprese e all’industria è previsto l’aumento maggiore dell’occupazione nel periodo che precede l’Esposizione universale, con una richiesta rispettivamente di  12.477, 7.686 e 3.378 unità.

In corrispondenza di Expo, invece, saranno maggiori le opportunità nel turismo e nella ristorazione, che complessivamente richiederanno 39.500 unità di lavoro dal 2012 al 2020.

Sono solo alcuni dei dati contenuti nella corposa analisi di impatto economico “L’indotto di Expo 2015” promossa dalla Camera di Commercio di Milano e dalla società di gestione di Expo 2015 e affidata a un team di analisti economici.

Complessivamente, secondo questa ricerca, saranno oltre 191mila le unità di lavoro generate da Expo. Il dato è molto incoraggiante, soprattutto nella sperabile fase di uscita da una crisi economica che ha prodotto più di mezzo milione di disoccupati. Ma per evitare equivoci può essere opportuno chiarire alcuni punti dell’analisi coordinata dal prof. Alberto Dell’Acqua della Sda Bocconi

Innanzitutto, è bene sapere che la ricerca non parla di posti di lavoro, ma stima le unità di lavoro impiegate a tempo pieno per un anno. Se così non fosse, un lavoratore impiegato stabilmente dall’inizio del 2013 fino al 2020 corrisponderebbe a 8 unità di lavoro annue.

In secondo luogo, questo indotto occupazionale nella ricerca è strettamente collegato alla produzione  aggiuntiva che l’evento Expo genererà e che è stimata in 23,6 miliardi di Euro derivanti da tre livelli di impatto:

– l’impatto di primo livello (pari a 3,2 mld) che comprende investimenti diretti della società Expo 2015 come le opere infrastrutturali, costi di gestione e investimenti dei Paesi partecipanti

– l’impatto di secondo livello (pari a 14,2 mld), che tiene conto degli effetti indiretti di Expo sull’economia, per esempio i movimenti nella catena dei fornitori, e degli effetti indotti da una maggiore domanda di consumi finali, ad esempio quelle dei milioni di turisti in visita durante l’evento

– l’impatto di terzo livello (pari a 6,2 miliardi), collegato alla legacy dell’evento cioè all’eredità in termini di nuove imprese nate durante Expo, di patrimonio immobiliare costituito, di aumentata attrattività turistica del territorio.

Su questi tre livelli si basa il modello della ricerca che tiene conto, dal punto di vista temporale, del periodo dal 2012 al 2020 perché si è visto sulla base di eventi precedenti che un grande evento come Expo esaurisce i suoi effetti entro massimo 5 anni dall’effettiva realizzazione.

In termini occupazionali, l’impatto diretto contribuirà a generare 30mila unità di lavoro, mentre 114 mila deriveranno dall’impatto indiretto e 47mila dalla legacy.

Come saranno distribuite queste 191mila unità di lavoro? A Milano e provincia nel periodo 2012-2020 se ne concentreranno 102mila su un indotto occupazionale complessivo in tutta la Lombardia pari a 121,1 mila unità di lavoro annue; nel resto d’Italia sono invece stimate 62mila unità di lavoro annue che l’Esposizione universale produrrà.

In Gran Bretagna, le Olimpiadi 2012 hanno prodotto una catena di effetti benefici con suoi significativi investimenti in numerosi settori chiave dalle costruzioni al turismo; hanno favorito la creazione di 62.200 nuovi posti di lavoro e, poi, l’effetto felicità post Olimpiadi ha continuato a sostenere i consumi.

Expo può essere la buona occasione per l’Italia. In rete sono già Expo-ottimisti 7 italiani su 10 .

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