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Sostenibilità: qual è il valore aggiunto per le imprese del settore turistico?

Sostenibilità: qual è il valore aggiunto per le imprese del settore turistico?

Lo abbiamo chiesto a Daniele Villa – Engineering, Maintenance & Energy department NH Hotel Group

Quali sono le principali caratteristiche del percorso condotto dalla vostra catena alberghiera nell’ambito della sostenibilità?

NH Hotel Group, parte di Minor Hotels, ha iniziato un percorso verso la sostenibilità ambientale e la carbon neutrality già da una quindicina di anni: l’obiettivo è quello di raggiungere in anticipo gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile.

Gli interventi e le azioni già intraprese e consolidate sono innumerevoli: in Italia abbiamo deciso di acquistare energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili certificate già a partire dal 2008. Una scelta che ha consentito nel solo 2022 di evitare l’immissione in atmosfera di più di 37.600 tonnellate di CO2, mentre la forte spinta all’economia circolare e la scelta di abbandonare quanto più possibile l’utilizzo di prodotti in plastica in tutti gli hotel del gruppo ha già permesso di evitare la produzione di più di 45 tonnellate di rifiuti plastici.

Annualmente, invece, vengono definiti dei progetti di rinnovamento degli impianti più energivori che possano aiutare ad efficentare e ottimizzare i consumi dei nostri hotel senza andare a discapito delle esperienze di comfort dei nostri ospiti ma, anzi, garantendo un incremento della qualità di gestione delle nostre strutture.

A tutto questo va aggiunta una rigidissima politica ambientale che viene sottoposta per accettazione a tutti i fornitori che vogliono scegliere di collaborare con noi e che ha – tra gli altri – l’obiettivo di ridurre quanto più possibile l’utilizzo di imballaggi non riciclabili, di garantire quanto più possibile l’utilizzo di materie prime e partner locali – che rappresentano già l’83% del totale – e il rispetto delle condizioni di lavoro, la parità di genere e il diritto a un salario equo a tutti i partecipanti della filiera di produzione e trasporto.

Quali certificazioni avete ottenuto?

Allo stato attuale in Italia abbiamo raggiunto le 46 strutture certificate ISO 14.001 e le 6 certificate ISO 50.001. Grazie alla stretta collaborazione e alla partnership con alcuni proprietari degli immobili che ospitano i nostri hotel, invece, abbiamo iniziato anche un percorso ambizioso che ha consentito l’acquisizione di 3 certificazioni BREEAM, con l’obiettivo per il 2023 di aggiungerne una quarta, nonché di arricchire il portafoglio con 2 hotel certificati LEED e della prima struttura ricettiva in Italia – e probabilmente anche in Europa – certificata WELL H&S

Quali vantaggi avete riscontrato a seguito del percorso di certificazione?

Il mercato è sempre più attento alle tematiche legate alla sostenibilità, e sempre più aziende e agenzie ci chiedono di poter conoscere nel dettaglio le politiche ambientali intraprese e le certificazioni raggiunte.

Negli ultimi anni la spinta e l’attenzione sulle tematiche legate alla sostenibilità stanno finalmente raggiungendo i livelli che l’argomento merita, e i consumatori – più di tre quarti, secondo recenti stime – in genere stanno iniziando a scegliere in maniera più puntuale i prodotti e i servizi da acquistare, anche in base alle iniziative e all’immagine green messe a punto dalle varie aziende, incluse quindi anche quelle legate ai viaggi e all’ospitalità.

Avete riscontrato particolari difficoltà e ritenete utile il supporto delle Istituzioni, come Camera di Commercio, in questo ambito?

Il supporto delle istituzioni e enti specifici è fondamentale, sia per accompagnare le aziende e gli imprenditori in un processo di formazione e informazione sia per permettere di districarsi tra le non sempre chiare pieghe della legislazione, consentendo a volte di poter usufruire e beneficiare di contributi locali o statali in grado di sostenere gli sforzi economici necessari all’applicazione di alcune iniziative, accelerando in questo modo anche il ritorno di investimento.

NH Hotel Group in Italia è affiliata a Confindustria Alberghi, e il rapporto di partnership ha consentito di poter collaborare vicendevolmente in diversi settori, consentendo di poter mettere da un lato a disposizione l’esperienza nella gestione dei rapporti con gli enti e nell’interpretazione normativa, dall’altro di poter mettere a disposizione delle aziende consociate la nostra esperienza di gruppo internazionale.

Perché consiglierebbe a una Piccola o Media Impresa turistica di intraprendere un percorso di sostenibilità?

Come detto, oltre ad avere una forte spinta da parte del mercato, è assolutamente inequivocabile come la scelta di intraprendere un percorso di sostenibilità porti con sé un fortissimo ritorno di natura economica, consentendo di ottimizzare alcune voci di spesa tra le più importanti nella gestione alberghiera (es. gestione energetica).  Permette inoltre di creare un circolo virtuoso in grado di aumentare la qualità reale della propria offerta di ospitalità. Inoltre  genera fidelizzazione sia da parte degli ospiti che da parte dei collaboratori, che potranno riconoscere nell’azienda per cui lavorano elementi e princìpi volti a contribuire a garantire un futuro sostenibile e un rispetto nei confronti della società e dell’ambiente che ci circonda.

 

Sei interessato a un percorso di sostenibilità per la tua impresa turistica?

Scopri le misure di sostegno, la formazione e i servizi che ti mettiamo a disposizione! 

L’industria del gaming vola

di Silvia Pietrarolo

Una delle varie applicazioni immediate e più significative che ha originato la nascita del metaverso è stato il mondo del gaming.

Il buon vecchio videogame ne ha fatta di strada!

Per “gaming” si intendono i videogiochi, non quelli semplici di una volta, ma quelli che si sono evoluti negli ultimi dieci anni: sono interattivi, 4.0 e si possono vivere anche tridimensionalmente. Non bisogna quindi intendere solo il gioco in sé ma l’interattività che questo permette di realizzare.

Il progredire della tecnologia ha reso i giochi sempre più realistici in particolar modo grazie alla realtà virtuale e aumentata. Immergersi all’interno del gioco consente di provare quasi le stesse emozioni di un’esperienza di persona. In effetti, il modo di divertirsi e il tempo libero dei preadolescenti e adolescenti è completamente cambiato. Il web ha pressoché sostituito il cortile e l’oratorio, con le piattaforme di streaming e il settore del gaming, sempre più avveniristico e stupefacente. Ma il fenomeno non riguarda solo i ragazzi, alcuni dati dell’associazione italiana del gaming (Iidea), parlano chiaro: in Italia tra i 6 e i 64 anni, sono ben 16 milioni gli italiani che giocano ai videogame.

Intervista a Thalita Malagò

Direttore generale Iidea (Italian Interactive Digital Entertainment Association) Associazione del gaming in Italia.

Thalita Malagò

Da dove nascono il successo del gaming e il suo ampio mercato?

“Il mondo dei videogame ha origini in parte in Asia, in parte in Nord America (Stati Uniti e Canada) e poi Inghilterra. L’Italia è tradizionalmente un mercato importante, infatti siamo tra i primi 10 nel mondo e tra i primi 5 in Europa per quanto riguarda i consumi. Da noi si gioca tanto, si comprano molti videogiochi, tante console e tanti dispositivi, è un mercato di consumo davvero rilevante.

Dagli ultimi dati che abbiamo (del 2020-2021), dal punto di vista delle vendite nel 2021 il giro d’affari in Italia è stato di oltre 2 miliardi e 200 milioni di euro, in crescita di quasi il 3% rispetto al 2020. Sono quasi 16 milioni di persone che giocano tra i 6 e i 64 anni, significa il 35% della popolazione del nostro paese, quindi non si può più parlare di un fenomeno di nicchia, ma di massa.

La crescita degli ultimi anni è dovuta ad una serie di motivi: prima di tutto perché i videogiochi sono uno strumento di intrattenimento che nel corso del tempo è diventato sempre più accessibile a tutti, ad un pubblico variegato per genere, per età e per tipologia di profilo sociodemografico; in secondo luogo grazie al fatto che  vi si può accedere da più dispositivi: pc, console e mobile.
E’ poi quasi superfluo dire che con la pandemia il mercato dei videogiochi ha conosciuto un’ulteriore fase di espansione dovuta semplicemente al fatto che le restrizioni hanno determinato anche un maggiore interesse verso questa forma di intrattenimento che ha consentito in parte di svagarsi da casa e in parte di ridurre i limiti alla socializzazione derivanti dalla chiusura di ogni attività. Tuttavia, stando all’ultima rilevazione, pur essendoci stato un allentamento delle misure restrittive, i consumi di videogiochi non sono diminuiti, a testimonianza del fatto che sono diventati uno dei passatempi preferiti da milioni di italiani”.

Qual è lo stato di fatto dell’industria e delle PMI italiane nel gaming?

“Se in Italia il mercato dei videogiochi registra da diversi anni numeri importanti, dal punto di vista della produzione, l’industria dei videogiochi ha fatto più fatica a svilupparsi nel nostro Paese, però negli ultimi 10-15 anni le cose sono un po’ cambiate. All’inizio degli anni 2000 con l’esplosione del mobile e dell’on line gaming si sono abbassate anche le barriere di ingresso per entrare in questo mercato. Prima si doveva sviluppare un videogioco che era pensato principalmente per una distribuzione fisica, con tutte le complessità e i costi che sono connessi a questo tipo di mercato, invece, con l’esplosione del mobile e dell’on line gaming, tanti sviluppatori – anche piccoli – hanno potuto cimentarsi nella produzione di videogiochi destinati ad una distribuzione digitale Worldwide e ciò ha permesso a tanti di sperimentare.
Quindi a partire circa dal 2010 in Italia si è assistito alla nascita e al consolidamento di startup in questo settore. Dall’ultimo censimento delle imprese italiane che noi realizziamo ogni due anni, emerge che l’ecosistema produttivo locale si è evoluto molto.

E’ cresciuto il numero delle imprese che ha oltre 500.000 € di fatturato annuo e oltre 20 dipendenti; 1/3 delle imprese rientra oggi nella definizione di PMI, con più di 10 dipendenti e 1/5 più di 20, mentre solo due anni prima era soltanto il 17% delle imprese che aveva più di 10 dipendenti e restante 83% erano microimprese.

Il settore dei videogiochi è un settore molto internazionale quindi le PMI sono più legate a logiche globali che non territoriali, mi riferisco in particolare alle imprese italiane che operano come produttori di videogiochi e hanno comunque un ambito di operatività internazionale:

Solo il 6% del fatturato totale arriva dall’Italia, mentre il mercato principale è l’Europa (60%), seguita dal Nord America (25%).

Quindi il prodotto nasce già con una dimensione che è globale ed è prevalentemente in lingua inglese.”

Foto console gaming

Come avvengono la produzione e la distribuzione?

Gli studi di sviluppo italiani che operano nel mercato BtC (business to consumer), quindi che sviluppano e distribuiscono dei prodotti pensati direttamente per il pubblico finale, ci dicono che il 94% del fatturato è nel mercato internazionale e, come detto sopra, solo il 6% viene generato in Italia. Se da un lato è cresciuto il numero degli studi che si avvale di un supporto dei publisher (gli editori) per la pubblicazione di un titolo, dall’altro, ben il 64% delle imprese italiane si affida al self-publishing, ovvero autopubblica i propri prodotti. Per esempio, si può sviluppare un videogioco e poi lo si può pubblicare direttamente sugli store digitali, però, siccome sugli store digitali ci si ritrova a competere con tantissimi altri titoli, spesso nasce l’esigenza di avvalersi del supporto di un publisher (editore) che possa investire nel marketing del prodotto sugli store.

Nel 2021 è finalmente entrato in vigore il tax credit per il settore dei videogiochi con una dotazione di 5 milioni per le imprese italiane.
Nel 2022 questa dotazione è stata triplicata arrivando a 16 milioni.

Si tratta di una misura molto importante per lo sviluppo del settore nel nostro Paese.

La Lombardia ospita alcune delle realtà più importanti e consolidate che impiegano il maggior numero di persone o che sono state acquisite da operatori internazionali.

La regione ospita alcune delle realtà più importanti e consolidate che impiegano il maggior numero di persone o che sono state acquisite da operatori internazionali.

Quale formazione serve per lavorare nel gaming? Quali figure principali esistono?

Rispetto ad anni fa chi lavorava nei videogiochi era un’autodidatta era una persona che aveva servito un percorso di formazione diciamo non specifico per il mondo dei videogiochi. Ora invece esistono percorsi specifici già da un po’ di anni, ci sono alcune università pubbliche che offrono dei corsi specializzati in videogames, come ad esempio qui a Milano l’Università degli Studi di Milano e il Politecnico, e poi ci sono numerose scuole private che offrono formazione in questo settore. Per agevolare l’incontro tra domanda e offerta, noi, come IIDEA, l’anno scorso abbiamo lanciato un evento chiamato “Press Start – Video Game Student Conference”, dedicato agli studenti che vogliono trovare un lavoro nel settore dei videogiochi, organizzato presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’obiettivo era creare un ponte tra chi sta concludendo il suo percorso di studi e chi cerca nuova forza lavoro nel settore, per aiutare a reperire le figure professionali richieste, che sono molteplici. Si tratta di professionisti che hanno delle competenze molto specialistiche. Sono numeri piccoli ma in forte crescita.

Nel nostro ultimo censimento abbiamo rilevato che i professionisti impiegati in Italia nel mondo dei videogiochi sono cresciuti: oltre 1600 contro i 1.100 del 2018, e abbiamo rilevato che in due anni il 35% delle imprese hanno assunto personale mentre il 59% pianifica di farlo nei prossimi due anni.

Gli addetti sono tutti molto giovani, il 79 % ha meno di 36 anni.
Gli ambiti sono molto diversi, per questo abbiamo creato una guida alle professioni (scaricabile qui ), per aiutare i ragazzi ad orientarsi tra le diverse opportunità di lavoro nelle diverse aree produttive: programmazione, produzione, game design, narrative design, art direction, QA e testing, musica ed effetti sonori e marketing e comunicazione.
Questo è un progetto che vorremmo portare avanti perché riteniamo che sia strategico colmare il divario che c’è tra domanda e offerta di lavoro in questo ambito.”

Foto gaming

Il gaming ha una responsabilità collettiva e sociale rilevante, quali misure servono e quali sono state adottate su questo tema?

Il settore dei videogiochi da tempo ha sviluppato misure di sostegno alle famiglie perché possano essere formate ed essere più consapevoli sul rapporto tra i loro figli e il videogioco. Da due decenni, con il sostegno della Commissione Europea, è stato creato un sistema di rating dei contenuti che si chiama PEGI (Pan European Game Information), viene applicato in 38 paesi e consiste in una classificazione per età, per contenuto, a tutti i videogiochi che sono immessi nel mercato europeo. Sulla confezione ci sono 5 icone per età dai 3 ai 18 anni, colorate diversamente, e poi accanto alla classificazione per età c’è una classificazione per contenuto che serve a identificare la presenza all’interno dei videogiochi di elementi che possono essere considerati non adatti ad una determinata fascia di pubblico come ad esempio la violenza, il linguaggio scurrile, riferimenti all’uso di droghe e sessuali o alla paura, elementi su cui bisogna stare attenti anche come genitori.

Questo sistema attualmente è lo standard utilizzato dalle aziende riconosciuto anche dalla legge cinema nel 2016 in Italia e da un regolamento dell’Agicom del 2018 ed è considerato un po’ il faro che guida le famiglie.
Oltre a questo, l’industria ha messo a disposizione una serie di sistemi di controllo parentale sulle piattaforme da gioco che permettono ulteriori accorgimenti: si può impostare il tempo di gioco, definire quali sono i rating dei videogiochi, con chi si può giocare e con chi no. Insomma si può impostare l’account del minore in modo che lui sia regolato nel giocare con dei limiti prefissati. Su questo tema è fondamentale una buona consapevolezza e informazione da parte delle famiglie.

Per questo nel 2020 abbiamo lanciato il primo portale dedicato ai genitori e agli insegnanti: https://tuttosuivideogiochi.it/

Come associazione siamo anche molto attivi sul tema dei videogiochi a supporto della didattica, un ambito di lavoro ancora nuovo e sottovalutato. Per questo abbiamo recentemente pubblicato un manuale per insegnanti che ha come scopo quello di far capire come i videogiochi possano essere utilizzati in classe. Possono aiutare nell’apprendimento di competenze verticali, come ad esempio l’ inglese o la storia, o orizzontali, come la capacità di problem solving e il mettere in atto strategie vincenti nel gioco di squadra. Le applicazioni possono essere immense.”

Il supporto dell’ENEA nella diagnosi energetica nelle PMI

Giacomo Bruni, ricercatore presso il Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’ENEA, è parte del team di lavoro che coordina l’attuazione dell’articolo 8 della Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica a livello nazionale attraverso attività di divulgazione, corsi di formazione e studi di ricerca. È attualmente a lavoro all’interno del Piano nazionale di Sensibilizzazione per l’efficienza energetica nelle PMI, partecipando sia alle attività di formazione e informazione che alla realizzazione del tool per l’efficienza e la diagnosi energetica nelle PMI.

Giacomo Bruni Ricercatore Dipartimento Unità Efficienza Energetica ENEA

Cosa è una diagnosi energetica e quali strumenti fornisce l’ENEA a supporto delle imprese per la sua realizzazione?

La diagnosi energetica è una procedura di valutazione dei consumi energetici di un sito produttivo e consente di individuare le eventuali opportunità di risparmio energetico: tale procedura si basa sulle norme tecniche EN 16247. In Italia la diagnosi è obbligatoria per le grandi imprese e le imprese energivore secondo il D.Lgs. 102/2014 e s.m.i.. A partire dal 2015, primo anno di obbligo, l’ENEA ha pubblicato le linee guida generali per la redazione della diagnosi nell’industria e nel terziario. Inoltre, anche grazie al rapporto consolidato con molte associazioni di categoria, l’ENEA ha realizzato linee guida specifiche per diversi settori produttivi, nonché elaborato i dati di consumo medio e i relativi indici di prestazione, divulgati in rapporti tecnici, quaderni dell’efficienza energetica e pubblicazioni scientifiche. Il portale Audit102, inoltre, permette alle imprese coinvolte, di inviare la diagnosi all’ENEA ottemperando all’obbligo. Infine, l’Agenzia realizza seminari online e in presenza, permettendo alle imprese, alle associazioni di categoria e ai professionisti di rimanere aggiornati sugli sviluppi legislativi e sui nuovi strumenti messi a disposizione.

Quali sono le caratteristiche del tool per l’efficienza e la diagnosi energetica nelle PMI?

Il tool per l’efficienza e la diagnosi energetica nelle PMI è uno strumento gratuito realizzato e finanziato nell’ambito del Piano di Sensibilizzazione per l’efficienza energetica nelle PMI ai sensi dell’Art. 8 comma 10 ter del D.Lgs. 102/2014 . Il tool, sviluppato in ambiente excel, permette alle imprese di contabilizzare e analizzare i propri consumi energetici; valutare le possibilità di miglioramento energetico indotte da alcuni interventi di efficienza energetica; ottenere e stampare un report editabile relativo alla situazione energetica del sito analizzato e inviare in maniera volontaria i propri dati di consumo all’ENEA. È composto da sezioni nelle quali l’utente può inserire, in tabelle dedicate, dati di consumo e fornire informazioni sulle caratteristiche dell’impresa e sugli interventi da realizzare. Lo strumento ha un triplice obiettivo. Il primo è sensibilizzare le imprese alla contabilizzazione dei consumi, una buona pratica gestionale che migliora la consapevolezza energetica e la resilienza. Il secondo è quello di fornire uno strumento di analisi dei consumi, degli impatti ambientali e delle opportunità economiche offerte dagli interventi di efficienza energetica, compensando in parte la carenza di competenze in ambito tecnico-economico di molte PMI. Il terzo è obiettivo è quello di avviare una collaborazione volontaria tra ENEA e imprese al fine di realizzare una mappatura dei consumi energetici Italiani.

Vuoi saperne di più sugli strumenti per l’efficienza energetica nelle piccole e medie imprese?

Partecipa all’evento “Gli strumenti per l’efficienza energetica nelle piccole e medie imprese”

Il contributo di ENEA sulla diffusione della tematica dell’efficienza energetica nelle PMI

Claudia Toro, ricercatrice presso il Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’ENEA dal 2018, fa parte del team di lavoro che coordina l’attuazione dell’articolo 8 della Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica a livello nazionale attraverso attività di divulgazione, corsi di formazione e studi di ricerca. È coinvolta in attività e progetti nazionali ed internazionali volti a promuovere le politiche e le buone pratiche di efficienza energetica nelle PMI e nelle microimprese per incentivare la consapevolezza dell’efficienza energetica e per diffondere un approccio strutturato nella realizzazione di interventi di efficienza energetica nelle imprese.

Claudia Toro Ricercatrice Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell'ENEA

Perché è importante coinvolgere le PMI sui temi dell’efficienza energetica e delle diagnosi energetiche?

La diagnosi energetica rappresenta il primo passo per le imprese verso la consapevolezza dei propri consumi energetici e l’individuazione di opportunità di miglioramento. Il raggiungimento degli obiettivi energetici e ambientali a lungo termine, quali la riduzione dei consumi energetici e la decarbonizzazione, richiede un ampio sforzo da parte di tutti i settori produttivi e l’efficienza energetica svolge un ruolo chiave in questo processo. Le PMI sono il cuore del tessuto produttivo italiano e, mentre le grandi imprese e le aziende energivore sono obbligate ad elaborare una diagnosi ogni quattro anni, tutte le altre PMI spesso non hanno una visione chiara del loro profilo di consumo e conseguentemente non sono in grado di pianificare con efficacia gli interventi di efficienza energetica. Molte PMI inoltre sono inoltre da da considerarsi gasivore e perciò a breve dovranno obbligatoriamente effettuare una diagnosi energetica sui propri siti.

Quali sono i maggiori ostacoli alla diffusione dell’efficienza energetica nelle PMI e cosa sta facendo ENEA per avvicinarle a questi temi?

Le barriere esistenti ad oggi sono di varia natura: problematiche economico-finanziarie; mancanza di specifiche competenze aziendali in ambito energetico e la scarsa conoscenza di strumenti per le imprese che favoriscano la realizzazione di audit energetici e l’implementazione degli interventi individuati negli stessi. L’ENEA attraverso il Piano di Sensibilizzazione per le PMI sta conducendo una campagna di formazione/informazione sull’efficienza per le PMI che ha previsto diversi incontri sul territorio con le associazioni di categoria, imprese, enti locali e i principali stakeholder del settore. In particolare in questa settima tappa di Milano verrà presentato un tool per l’esecuzione della diagnosi nelle PMI, accompagnato da diversi casi applicativi coinvolgendo le imprese sul tema della transizione energetica.

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MILANoLTRE per On line e Social Check up

Ti raccontiamo un caso di successo del servizio On line e Social Check up del nostro Punto Impresa Digitale.

Il Festival Internazionale di Danza MILANoLTRE è stato fondato dal Teatro dell’Elfo e dal Teatro di Porta Romana su desiderio del Comune di Milano.
Giunto al suo 37° compleanno, mette in scena le diverse espressioni e declinazioni della danza contemporanea internazionale grazie a originalità delle proposte, qualità dell’offerta e attenzione alle nuove generazioni. On line e Social Check up

Ci hanno raccontato il loro percorso.

Come avete conosciuto il Punto Impresa Digitale e di quali servizi avete usufruito? Avete anche partecipato ad eventi formativi e/o bandi PID?

Siamo stati informati di questa opportunità dalla Camera di Commercio di Milano. Vista la nostra recente assunzione della qualifica di Impresa Sociale, stiamo attuando un percorso di scambio intragenerazionale e di formazione dei dipendenti. Questo processo di digitalizzazione ci è quindi sembrato in linea con le nostre esigenze ed aspirazioni. Online e Social Check upOn line e Social Check up

Che cosa i servizi di online e social check-up vi hanno consentito di comprendere sulla vostra presenza online e di implementare o modificare per migliorarla anche in futuro?

Mai come oggi la cura dei profili social aziendali è fondamentale ed essenziale nella creazione e nel coinvolgimento delle proprie comunità. Il rapporto con i nostri spettatori, soprattutto quelli più giovani, per noi è fondamentale. Il PID, grazie al suo servizio di Social check up, ci ha dato la possibilità di approfondire strategie e tecniche per sviluppare al meglio le nostre potenzialità.
Raccontare una realtà con 37 anni di storia non è facile, ancor meno se si trova in una metropoli piena di eventi.
L’analisi del nostro sito da parte del PID, tramite il servizio Web/seo check up, è stata approfondita e professionale. Si tratta di una vera consulenza utile e non scontata che ha impostato strategie a lungo termine per far emergere e valorizzare il nostro sito istituzionale.

MilanOltre è stata supportata da:
Antonella – Digital & Social Media Specialist e Andrea – Digital & Seo Specialist – del Punto Impresa Digitale

Antonella Collina - Digital e social media specialist
Andrea Domanico - Digitale e SEO Specialist

Affidati anche tu agli esperti del nostro Punto Impresa Digitale e richiedi l’online check up