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2021

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WSN4Life e il suo percorso di Digital Mentoring

Wireless Sensor Networks S.r.l. (WSN4Life) è una società italiana di ingegneria che progetta e produce prodotti e soluzioni innovative in ambito sanitario, soprattutto nell’ambito della ossigenoterapia, neurologia, cardiologia e telemedicina, a favore di pazienti con patologie croniche. WSN4Life crea i presupposti per la continuità assistenziale del paziente, ospedale-territorio.
Produce innovazione, a progetto, su commessa di clienti (in Italia ed all’estero). Ha lavorato a vari brevetti ed ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali il programma Europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020.

Matteo Crescini, fondatore dell’azienda, decide di rivolgersi al nostro Punto Impresa Digitale e inizia un percorso di trasformazione digitale con la Digital Mentor Silvia Pugi.

In questa intervista doppia ci raccontano la loro esperienza e come il servizio gratuito di Digital Mentoring abbia aiutato WSN4Life a maturare una maggiore consapevolezza della propria immagine digitale.

Matteo Crescini, fondatore di WSN4Life
Silvia Pugi, Digital Mentor del Punto Impresa Digitale

Quali erano le vostre richieste rivolte al Punto Impresa Digitale e quali obiettivi vi eravate posti?

WSN4Life ha sempre lavorato con un approccio “artigianale” : pensa con la propria testa ed agisce con le proprie mani). E il titolare è direttamente coinvolto in laboratorio in tutti i progetti.

Volevamo capire come poter crescere e garantire una continuità nel tempo all’azienda.

Quali azioni sono state messe in campo per raggiungere gli obiettivi?

WSN4Life è un’azienda sana, solida, seria, con molto più valore di quanto non fosse comunicato all’esterno.

Per facilitare lo sviluppo di nuovo business, la mia prima raccomandazione è stata di darsi un’organizzazione e un’immagine all’altezza della qualità che veniva prodotta per i clienti, rivedendo la presenza online e valorizzando i progetti fatti.

Abbiamo analizzato insieme le possibili opzioni per aggregare altre realtà insieme a WSN4Life, come gestire partnership e nuovi soci, le tematiche di governance.

Quali risultati sono stati raggiunti?

WSN4Life ha rinnovato il sito e il profilo su Linkedin.
Sono state create due nuove startup innovative: 2B, dedicata alle patologie del sonno dei lattanti, e ODA Ossigeno dall’ambiente, per l’ossigenoterapia, ed in special modo i c.d. concentratori di ossigeno.

Consiglierebbe, e perché, ad un'altra azienda di rivolgersi al PID?

In generale, lo consiglio, per accrescere la consapevolezza sulle soluzioni possibili e sui benefici offerti dal digitale.

In particolare, credo che aiuti ad identificare ed avviare un processo di cambiamento non più procrastinabile.

Trasformazione digitale: qual è il valore aggiunto che da professionista può dare ad un'impresa nella scelta delle strategie migliori da attuare?

Il valore maggiore è quello di portare un punto di vista esterno, senza rigidità nè veti a priori. Incontrando tante aziende diverse, di successo o in crisi, un consulente esterno può capire velocemente gli spazi di miglioramento delle imprese. E può suggerire proposte, anche attingendo a settori diversi.

Se anche tu vuoi usufruire gratuitamente del servizio di Digital Mentoring del Punto Impresa Digitale

L’Età Ibrida | Secondo Tempo – intervista a Franco Anelli

Il 13 aprile scorso l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha festeggiato i suoi primi cent’anni con una cerimonia ibrida, metafora perfetta dei nostri tempi.

L’Aula Magna era collegata in remoto con le altre quattro sedi dell’Ateneo, ognuna presidiata da una piccola delegazione di docenti e alunni, in un evento trasmesso in streaming per tutti. “Siamo in un’aula deserta, costretti a proteggerci, ma non abbiamo ragione di sentirci soli”, ha detto il Rettore Franco Anelli durante il suo discorso inaugurale. E noi dell’Età Ibrida lo sappiamo bene il perché. Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, nel digitale abbiamo trovato un valido alleato per una nuova socialità, una che si possa esprimere anche a distanza, anche attraverso uno schermo, anche solo con un click.

Gli spazi vuoti dell’Aula Magna si sono riempiti di un affetto e di una partecipazione straordinaria da parte dei 30 mila alunni dell’Ateneo, oltre che di una commozione generale, palpabile anche nel discorso che il Presidente Mattarella ha tenuto alla fine della cerimonia. Insomma, «Si – può – fare!» come direbbe il dottor Frederick von Frankenstein. Si può fare davvero.

Per questo abbiamo chiesto al Magnifico Rettore di scrivere con noi l’incipit di questa nuova edizione dell’Età Ibrida, per indicarci come affrontare questo tempo nuovo, ancora tutto da definire. Una pagina di storia che la Cattolica ha chiamato Secondo Tempo, come a dire che cent’anni sono passati ma i più importanti sono quelli che stanno per arrivare. Anni nei quali l’educazione rivestirà un ruolo sempre più centrale nella vita di tutti, diventando una sorta di anello di congiunzione tra le persone e il progresso della società intera.

Come? Definendo un nuovo modo di stare al mondo.

 

Un nuovo modo di stare al mondo

“Ormai da molto tempo ci siamo addestrati a una comunicazione digitale in grado di veicolare anche sensazioni e messaggi paraverbali”, dice Anelli. È vero: all’inizio della pandemia anche solo una riunione su Zoom sembrava un ostacolo insormontabile, un incontro freddo e asettico che pareva la brutta copia della vita vera.

Tutto sommato ci siamo abituati in fretta.

Possiamo dire che qualcosa è addirittura migliorato?

Abbiamo imparato a interpretare gli sguardi e le pause anche in remoto, a gestire un’aula virtuale piena di sagome invece che di persone perché abbiamo capito che dietro ogni sagoma c’è una persona.

L’assenza del soggetto si è riempita di un’abbondanza di comunicazioni, che per certi versi rappresenta un nuovo modo di stare al mondo. Così abbiamo affinato i nostri sensi e ora stiamo più attenti alle espressioni dei nostri interlocutori, gestiamo discussioni più ordinate e ci siamo trasformati nei nostri avatar. Certo, insegnare dalla propria cucina collegati alla rete non sarà proprio la stessa cosa che parlare davanti a un’aula piena di gente, ma l’importante è trovare una formula che funzioni.

Durante questi mesi difficili, abbiamo sentito in tanti una sorta di ansia di comunicazione, una voglia di tirar fuori la propria voce per sopperire alle distanze che sembravano allungarsi. E il digitale è stato fondamentale per sentirsi più vicini.

Alla Cattolica il “calore” delle aule piene è stato sostituito da un interesse condiviso sulle iniziative dall’Ateneo, vissute in un modo diverso ma non per questo meno intenso. “Non ci siamo mai sentiti soli”, dice Anelli.

Forse possiamo trovare un punto di incontro tra il mondo per come lo conoscevamo prima e quello di oggi. Un mondo che ci possa accogliere con le nostre istanze sempre diverse adattandosi in fretta, trasformandosi completamente, rinascendo ibrido.

 

Un nuovo modo di fare mercato

Il momento della ripartenza sembra essere il più delicato, perché è quello in cui dobbiamo cercare nuove soluzioni, nuovi paradigmi ai vecchi problemi del mondo. Non possiamo pensare di tornare davvero alla “normalità”, perché ormai l’abbiamo capito: nella vita che facevamo prima non c’era nulla di normale.

“Credo che ci si renda conto che alcuni aspetti vadano rivisti e che una certa stagione dell’industria e delle relazioni economiche sia ormai da ripensare”, dice Anelli. Come? Innanzitutto con uno sguardo attento all’innovazione e alla ricerca, da sempre motori del cambiamento. E poi abbracciando le cause che ci stanno davvero a cuore, senza rincorrere le tendenze del momento, ma lavorando sui temi che ci appartengono con cura e dedizione.

Oggi siamo costretti a ripensare la nostra impresa ma anche a ripensarci, perché il digitale sta cambiando le cose fin nel profondo. Non possiamo più fare i conti con il modello novecentesco del mondo, con le grandi produzioni di massa e le pesanti strutture produttive ad alto tasso di occupazione (e anche di inquinamento). Oggi stiamo andando incontro a una rivoluzione che sta ridisegnando in fretta tutti gli scenari produttivi, definendo un cambio radicale nei beni e nei valori.

Un esempio su tutti: i dati.

“Non è facile spiegare che il dato è un bene che puoi vendere”, dice Anelli. In effetti, sembra che ancora non l’abbiamo capito fino in fondo. Se ci pensate, soltanto in una manciata di anni si sono creati nuovi mestieri e persino nuovi modi di lavorare. In un certo senso ci siamo trasformati anche noi stessi, perché si è trasformato il modo in cui pensiamo alle relazioni e alla socialità, a quel che ci rende davvero umani. Nei prossimi anni le cose cambieranno ancora più rapidamente e sta a noi rimanere al passo.

La rivoluzione ormai è iniziata, come finirà è una decisione che dobbiamo prendere adesso.

Ci stiamo spostando da un modello che conosciamo a un altro che ancora non abbiamo definito del tutto. Un modello che non avrà al centro soltanto il capitale ma anche un certo tipo di conoscenza, un certo tipo di cultura, la cultura digitale. Ed è da lì che dobbiamo ripartire, da una mentalità diversa, da conoscenze sempre aggiornate, da paradigmi economici ancora da scrivere.

 

Un nuovo modo di fare la storia

Scrivere di storia non è mai stato semplice.

Dell’antichità sono rimaste voci soltanto parziali, spesso mutilate e alterate da una sorta di telefono senza fili durato millenni. Eppure anche l’epoca moderna non è del tutto chiara: nonostante ci siano arrivate molte testimonianze della vita dei più potenti, ben poco è rimasto delle vicende della gente comune, degli umori e dei problemi nella vita di tutti i giorni.

Oggi, invece, la storia la scriviamo tutti. Letteralmente.

Come mai era successo in passato, abbiamo la possibilità di pubblicare la nostra verità senza filtri e senza censure. Attraverso social media e blog, ma anche attraverso chat e sistemi di comunicazione privata, stiamo scrivendo una sorta di diario collettivo, di cui però è impossibile tenere traccia. “C’è un problema di ridondanza, di accessibilità, di rumorosità del sistema che lo rende ingestibile”, dice Anelli. E poi continua: “Ci sono due modi per non dire una cosa: tacere o affogarla in un mare di chiacchiere”.

Scrivere vuol dire lasciare una testimonianza, un segno del proprio pensiero. Ma perché la scrittura abbia valore deve nascere da un senso di responsabilità, dalla verifica e dalla selezione continua dei contenuti. Certo, comunicare tutto quel che vogliamo (quando vogliamo) può essere un sintomo di libertà, ma a sua volta riesce a creare problemi di legittimazione e di attendibilità proprio a causa dell’assenza di filtri.

Da ascoltatori siamo diventati emittenti dentro luoghi di comunicazione virtuali che non esistevano fino a pochi anni fa. Ancora non sappiamo come gestirlo. “Riuscire a operare in questi contesti richiede un tasso superiore di conoscenze, soprattutto di conoscenze duttili”, dice Anelli. Non basta imparare, occorre continuare a imparare. Le nozioni che apprendiamo oggi, probabilmente domani saranno già superate. Per questo dobbiamo soprattutto imparare a imparare. È questa, da sempre, la grande forza del sistema formativo italiano: insegnare un metodo di apprendimento con il quale approfondire autonomamente qualsiasi argomento.

Non c’è altro modo per cacciarsi fuori da questa crisi in cui siamo finiti.

Ripartire dalla scuola.

 

Trovate l’intervista integrale di Marisandra Lizzi al Rettore Franco Anelli a questo link.

L’Età Ibrida | S2 Ep.1: Perpetuo e Garzone

Abbiamo chiuso la prima edizione dell’Età Ibrida con un Alfabeto, una sorta di summa di tutto quel che abbiamo imparato insieme (e grazie) ai nostri ospiti: Nicolò Andreula e Giulio Xhaët, Vera Gheno, Assunta Corbo e Luciano Floridi ci hanno accompagnato lungo un processo di scoperta continua, di esplorazione dei confini dell’Età Ibrida, che ci ha portato a ridisegnare le geografie, a ridefinire le basi stesse del nostro linguaggio.

L’Alfabeto è stato scritto da studentesse e studenti del College di Story Design della Scuola Holden, sotto la guida di Paolo Iabichino. Per noi è stato come un punto di partenza, l’inizio di una conversazione, il manifesto di un’età di mezzo in equilibrio tra due ordini di pensiero: uno antico, antichissimo, che fa dell’analogico un valore, e uno inedito che forse ancora non abbiamo capito del tutto, il digitale.

In questi due modi di vedere il mondo sentiamo un’opposizione, una simmetria che a volte ci sembra irrisolvibile. E se soltanto un anno fa ci sentivamo alla vigilia di una nuova era, oggi abbiamo capito che ormai quell’era è arrivata. E che per affrontarla al meglio non ci resta che fare i conti con una parte di noi che forse nel digitale temiamo di perdere.

Possiamo dire che si sia aperta una nuova pagina di storia.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore questa pagina l’ha chiamata Secondo Tempo, un modo per festeggiare i cent’anni dalla sua fondazione inaugurando un nuovo sistema di pensiero. Uno sguardo che non vuole celebrare il passato ma piuttosto onorare tutte quelle sfide che ancora ci restano nel futuro. Come? Fondando una vera e propria piattaforma di comunicazione: un luogo in cui raccogliere riflessioni, notizie, podcast e reportage utili a comprendere l’Età Ibrida.

Per questo abbiamo chiesto al Rettore Franco Anelli di accompagnarci nella prima puntata di questa nuova edizione. Durante la chiacchierata con Marisandra Lizzi, founder di Mirandola Comunicazione e iPressLIVE, abbiamo capito molte cose. Innanzitutto che l’educazione deve riprendere il suo posto al centro della società civile, come anello di congiunzione tra le persone e il progresso della collettività intera. E poi che una certa stagione dell’industria e delle relazioni economiche è ormai da ripensare, e in un certo senso forse anche da riscoprire.

Ne abbiamo parlato insieme a due imprenditori che con le loro aziende sono riusciti a incarnare lo spirito del Secondo Tempo.
Tiziana Tronci, Responsabile dello sviluppo di nuovi prodotti a Gefond, ha vinto il premio Top of the PID Restart nella categoria “Manifattura Intelligente e Avanzata” grazie a un software di manutenzione predittiva sviluppato proprio durante il primo lockdown.

Paolo Iabichino e Marisandra Lizzi intervistano Tiziana Tronci, Responsabile dello sviluppo di nuovi prodotti a GefondGefond vende impianti tecnologici destinati alle fonderie di pressofusione, lavorando soprattutto nel settore automotive. Quando le fabbriche sono rimaste chiuse, invece di interrompere la produzione, l’azienda ha deciso di sviluppare un algoritmo in grado di identificare in anticipo i guasti degli impianti, una componente essenziale per diminuire i fermi macchina e quindi risparmiare tempo prezioso.

Per questo il software è stato chiamato Perpetuo, un nome che in questi tempi complicati suona quasi come un augurio. Con questo nuovo strumento, infatti, Gefond è riuscita a cambiare il proprio business model aggiungendo alla parte di prodotto una visione orientata ai servizi. Dice Tronci:

È proprio nei momenti di crisi che occorre tirare fuori le proprie risorse e avere coraggio. Serve energia, tempo e una buona dose di sacrifici, perché senza fatica i risultati sono impossibili.

Paolo Iabichino e Marisandra Lizzi intervistano Luca Secchi, fondatore della startup dGlenE di sacrifici ci ha parlato anche Luca Secchi, che con la sua startup dGlen ha vinto una menzione speciale Top of the PID Restart nella categoria “Nuovi modelli di business 4.0”.

L’azienda è nata nel 2016 con l’obiettivo di affiancare piccole realtà nello sviluppo di progetti digitali. Durante il primo lockdown, con la maggior parte dei propri clienti ferma, la startup si è trasformata da società di servizi a società di prodotti. È così che è nato Garzone, una piattaforma di solidarietà digitale nata per aiutare tutti quei negozi di quartiere che non avevano ancora una presenza online forte e definita. Con il tempo il progetto si è trasformato, diventando un punto di riferimento per la digitalizzazione del mondo del retail grazie a un nuovo linguaggio in grado di comunicare prodotti e scambiarsi valori.

Al centro, la socialità.

Dice Secchi:

Forse è il momento di fare autocritica. Avevamo smesso di osare e di trovare stimoli nuovi per le nuove sfide del contemporaneo. La pandemia ci ha dato un bello schiaffone, ma oggi dobbiamo avere il coraggio di andare avanti, di costruirci il mondo in cui vogliamo vivere.

Se volete capirlo insieme a noi, questo nuovo mondo, potete seguirci sulla piattaforma transmediale dell’Età Ibrida su cui troverete riflessioni, un podcast e le puntate integrali degli incontri: per esempio, il primo incontro potete ripescarlo qui, mentre l’intervista al Rettore Anelli qui.
Il prossimo appuntamento è per il 15 luglio alle 18.00 insieme a Domenico Romano, che ci parlerà di open retail.

Se volete seguirci in diretta potete iscrivervi a questo link oppure venire a trovarci a Palazzo Giureconsulti, per il primo appuntamento in presenza dopo tantissimo tempo (che emozione!).

Grazie per accompagnarci in questo viaggio nell’Età Ibrida.

Alla prossima puntata!

L’Età Ibrida – Secondo Tempo

Secondo Tempo
Ormai non ci prendono più

Quanto tempo siamo rimasti negli spogliatoi?

Sembrano passati ben più dei quindici minuti regolamentari, sembra passato un anno o forse di più. L’abbiamo chiamato il tempo sospeso, quello della pandemia: i mesi dell’attesa, in cui i cronometri si sono fermati e i riferimenti sono cambiati all’improvviso.

Ci siamo detti che era il momento giusto per riflettere, per cambiare strategia. Ce lo siamo detti anche nella prima edizione de L’Età Ibrida, in cui ci sentivamo alla vigilia di una nuova era, una non più regolata dalle solite leggi del mondo. E allora abbiamo iniziato a studiarla, questa epoca, a mapparne i confini. Un po’ di cose le abbiamo capite: tanto per cominciare ci servono parole nuove per descriverla ma anche nuovi significati per parole antichissime; poi ci siamo resi conto che per attraversarla è necessario cambiare le regole del gioco, o forse guardare lo stesso gioco con nuovi occhi. Ma soprattutto abbiamo capito che la vigilia è passata, che ormai siamo entrati a pieno titolo nell’Età Ibrida e che, anzi, ci sguazziamo dentro.

Insomma, siamo nel Secondo Tempo di questa epoca, quello dopo gli spogliatoi, quello in cui si può ancora ribaltare il risultato. Non ci prendono più, disse Pertini esultando il gol di Altobelli che segnò il 3-0 contro la Germania Ovest, durante la finale dei Mondiali del 1982. Ormai non ci prendono più, nonostante un primo tempo disastroso, nonostante la squadra avversaria fosse campione d’Europa in carica, nonostante tutti i pronostici.

Il secondo tempo è il tempo del riscatto.

Un tempo in cui bisogna provare nuove strade, mettersi in gioco davvero.

Le competenze che abbiamo coltivato tutta la vita non bastano più: servono nuove prospettive, nuove sensibilità.

Nel commercio questa transizione si sta facendo sempre più urgente, delicata. Perché chiunque voglia stare sul mercato oggi non può ignorare le nuove dinamiche che regolano il consumo: l’incertezza e la metamorfosi che stiamo vivendo deve servire da forza propulsiva, da motore per un cambiamento ormai necessario.

Con il Secondo Tempo dell’Età Ibrida proviamo a fare questo, a ragionare su quel che c’è ancora da fare, sui contorni di quest’epoca che dobbiamo imparare a decifrare, su come ripartire.

Il bello è che lo facciamo insieme.

Con noi ci saranno tante aziende che hanno già incarnato lo spirito del secondo tempo: aziende che non si sono mai fermate, neanche durante i lockdown, ma che hanno dovuto reinventarsi, oppure imprese che hanno subito una battuta d’arresto e che sono state capaci di ripartire. E non soltanto in termini di fatturato, ma anche (e forse soprattutto) di innovazione, di sviluppo e di impatto positivo sulla società.

Ma non solo: perché con noi ci saranno anche ospiti preziosi, persone con cui esplorare i confini del nuovo tempo. Manager, esperti di marketing, pionieri della contemporaneità sui temi dell’innovazione digitale e delle tecnologie 4.0 ci accompagneranno insieme a giuristi, giornalisti e comunicatori. Tante professioni diverse per raccontare le diverse facce del fare mercato oggi.

Il Secondo Tempo inizia il 21 giugno, il giorno più lungo dell’anno.

(E speriamo che sia di buon auspicio per ripartire).

Parleremo di impatto, dei modelli che ci possono aiutare a calcolare l’effetto che un’azienda ha sul territorio e sulla propria comunità di riferimento. Un impatto che sia concreto, misurabile e (certo) positivo. Per l’ambiente, ma anche per la cultura che promuove, perché ormai l’abbiamo capito: chi acquista oggi vuole sostenere realtà per cui i profitti valgono quanto i diritti.

Con noi ci sarà Franco Anelli: giurista e avvocato, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un’istituzione che celebra il centenario della propria fondazione con un’espressione a mo’ di “età ibrida”: Le parole del futuro le scriviamo insieme. Il messaggio è chiaro: per ripartire davvero è necessario ripartire insieme, ripartire tutti, affrontando questo tempo stretti in un’unica comunità.

Quando parlo di noi parlo di tantissime persone, prima di tutto la Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi che ci ha permesso di sviluppare questo percorso di formazione trasversale, sui generis. Poi di tutti i protagonisti della scorsa edizione de L’Età Ibrida: Nicolò Andreula e Giulio Xhaët, Vera Gheno, Assunta Corbo e Luciano Floridi. Grazie per averci accompagnato per un pezzo di questo percorso, speriamo che questo Secondo Tempo possa essere altrettanto emozionante. Ma in questo noi ci sono anche tutti i protagonisti della prossima stagione (non ve li diciamo mica tutti adesso, eh) e soprattutto Marisandra Lizzi, founder di Mirandola Comunicazione e iPress, osservatrice attenta della cultura digitale di questo Paese e mia instancabile compagna di viaggio.

Ci troverete sempre in quello spazio ibrido che abbiamo conosciuto bene lo scorso anno, né solo online né solo fisico. Per registrarvi potete andare qui. La nostra casa sarà il Palazzo Giureconsulti, l’epicentro della vita sociale, commerciale e culturale di Milano. Un edificio che ha ospitato la prima Borsa Valori della città e poi gli uffici del Telegrafo, tenendo insieme due anime: quella del mondo economico e quella della comunicazione. Il luogo ideale per studiare questo nuovo modo di stare sul mercato, questo Secondo Tempo che ci troviamo a giocare, dove le logiche dell’iperconsumo vengono superate da un amore per la società e da un impegno concreto per affrontare le tematiche più urgenti del pianeta.

Perché, davvero, non ci riprendano più.

Ormai ci siamo dentro a questo nuovo tempo, non possiamo più ignorarlo: ci siamo scambiati la metà campo, l’arbitro sta fischiando, siamo pronti per dare il calcio d’inizio.

Paolo Iabichino

La Simbiosi Industriale per lo sviluppo dell’Economia Circolare

Avrai sicuramente già sentito parlare di Economia Circolare, ma sapevi che può essere favorita dalla Simbiosi Industriale?

Marco Frey, Direttore del gruppo di Ricerca Sostenibilità Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ci spiega di cosa si tratta, quali sono i vantaggi per le imprese che ne fanno uso e in cosa consiste il Progetto SIGMA che verrà presentato online il prossimo 22 giugno.

Marco Frey, Direttore gruppo di ricerca sostenibilità Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Che cosa è la simbiosi industriale?

Il concetto di “simbiosi industriale” sottintende il coinvolgimento di industrie tradizionalmente separate con un approccio integrato. Il fine è promuovere vantaggi competitivi attraverso lo scambio di materia, energia, acqua, etc. Tra gli aspetti chiave che consentono il realizzarsi della simbiosi industriale ci sono la collaborazione tra imprese e le opportunità di sinergia disponibili in una opportuna area geografica.

Facilitare la collaborazione locale nell’ottica della simbiosi industriale può ridurre la necessità di materie prime vergini e lo smaltimento di rifiuti chiudendo così il ciclo dei materiali. Aspetto essenziale per la transizione verso un modello di economia circolare.

Cosa fanno le imprese?

La simbiosi industriale come strategia di miglioramento del livello di circolarità di una azienda può essere intrapresa in diverse modalità. La forma più conosciuta implica scambi di sottoprodotti/rifiuti. Tale aspetto sottintende l’uso di materiali tradizionalmente scartati da un’azienda come sostituti di materie prime vergini in un’altra azienda.

La simbiosi può essere attuata anche attraverso la condivisione di infrastrutture e di servizi. Tale aspetto sottintende ad esempio la condivisione di sistemi di fornitura di acqua, energia, calore o impianti di trattamento delle acque reflue.

Infine la simbiosi può essere attuata anche attraverso la condivisione di servizi accessori. Questo ultimo aspetto sottintende la condivisione di servizi quali ad esempio quelli di sicurezza, pulizia, ristorazione, etc.

Quali sono i benefici diretti per le imprese?

L’adozione della simbiosi industriale può consentire la creazione di benefici economici per le imprese e ambientali per la società, simultaneamente.

Le imprese possono ottenere benefici economici grazie alla riduzione dei costi di produzione, dei costi legati al trasporto e di quelli legati alla gestione dei rifiuti. Possono esserci anche dei benefici sociali quando ad esempio si vanno a condividere alcuni servizi come quelli di mobilità tra aziende limitrofe.

Che cosa è il progetto Sigma?

L’importanza della tematica della simbiosi industriale è stata nuovamente messa in evidenza negli scorsi mesi dalla pandemia di Covid-19. Essa ha fatto emergere in maniera netta la vulnerabilità e la dipendenza di alcune aziende da alcune materie prime.

Per questo motivo, è essenziale incrementare la consapevolezza nel gestire quelli che sono gli sprechi, trasformandoli in opportunità. E su come sostituire alcune materie prime anche attraverso processi di simbiosi industriale.

In questa ottica, il progetto SIGMA avrà l’obiettivo sia di accrescere la conoscenza sui temi della simbiosi industriale sia di facilitare relazioni di simbiosi industriale tra aziende nella regione Lombardia.
Più nel dettaglio il progetto avrà l’obiettivo di fornire indicazioni operative sulle modalità di adozione di strumenti e di applicazione delle soluzioni più efficaci per migliorare la circolarità attraverso simbiosi industriale. Inoltre il progetto offrirà un supporto per piccoli gruppi di aziende per il miglioramento della circolarità attraverso progetti di simbiosi industriale.

Per partecipare al primo seminario del progetto e approfondire il tema della simbiosi industriale