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2021

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Il Digital Mentor a servizio della cooperativa Alveare

Il Digital Mentor del Punto Impresa Digitale fa parte di un network di professionisti, manager e/o imprenditori con forti competenze nel campo delle tecnologie Impresa 4.0, che mettono la loro esperienza a disposizione degli imprenditori per la diffusione della cultura digitale.

Fabio Ferri, fondatore di Alveare Cooperativa Sociale Onlus, è uno di questi imprenditori, che due anni fa si rivolge al PID per avere aiuto nell’individuazione dei processi di marketing e nell’attuazione degli stessi.

La cooperativa, attiva a Bollate dal 2001 nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, cerca da diversi anni di trovare nuovi mercati e di sviluppare quelli esistenti, consapevole del know-how acquisito e delle potenzialità di crescita. È attiva nell’ambito dell’assemblaggio meccanico e nelle lavorazioni informatiche relative alla digitalizzazione e scansione documentale con la versatilità che le permette di agire in contesti adiacenti. Lo sviluppo dell’art 14 è un’attività che nel tempo sta diventando primaria.

In questo percorso viene affiancato dal Digital Mentor (DM) Lucio Furlani.

Abbiamo chiesto ad entrambi di spiegarci quali obiettivi sono stati identificati, quali azioni sono state pianificate e quali risultati sono stati effettivamente raggiunti.

Fabio Ferri, imprenditore
Lucio Furlani, Digital Mentor del Punto Impresa Digitale

Quali erano le vostre richieste rivolte al Punto Impresa Digitale e quali obiettivi vi eravate posti?

Fabio Ferri (imprenditore): Le nostre richieste erano di avere un aiuto e una consulenza nell’approccio delle prime azioni di marketing che la cooperativa si apprestava a compiere. Gli obiettivi erano creare i primi mattoni di percorso di crescita aziendale.

Quali azioni sono state messe in campo per raggiungere gli obiettivi?

Lucio Furlani (Digital Mentor): Il tema principale era la crescita di Alveare.

Tuttavia uno dei punti che ho percepito dalla prima conversazione col Dott. Ferri era non solo creare una roadmap di trasformazione digitale ma anche farlo coinvolgendo le persone, a cominciare dal gruppo dirigente. Questo perché il Dott. Ferri voleva usare la mia consulenza anche come un’opportunità per esporre il team ad un diverso approccio all’analisi e alla pianificazione.

Quindi per prima cosa ho condotto un giro di orizzonte, intervistando tutto il leadership team, su una serie di punti concordati col Dott. Ferri, ma al tempo stesso lasciando queste conversazioni piuttosto aperte, in modo che le persone potessero anche sollevare degli spunti a cui lo stesso Dott. Ferri magari non aveva pensato.

Finito il giro di orizzonte, ho organizzato le idee in pochi gruppi logici. In totale il team aveva generato 14 possibili iniziative di crescita, dalle più semplici (es. creare un sistema che incoraggi il passaparola tra i clienti) alle più elaborate (es. definire una strategia di campagne outbound per la ricerca di nuovi clienti).

Le idee sono classificate secondo alcuni criteri molto semplici:

  • Difficoltà, sforzo realizzativo
  • Impatto sul business
  • Tipo di impatto (se maggiori ricavi o minori costi)

Con questo il Dott. Ferri ha convocato una riunione del Leadership Team dove tutte le idee sono state discusse e successivamente votate. Credo che la discussione in sé sia stata di valore per Alveare e per aiutare il leadership team a soppesare le opportunità e i costi.

Date le dimensioni della Società, il Dott. Ferri ha deciso che Alveare avrebbe dovuto concentrarsi su tre iniziative. Sulla base della discussione e dei voti, la decisione alla fine è caduta su:

  1. Automatizzare una serie di processi gestionali, anche al fine di introdurre una pianificazione di medio termine ed evitare picchi nei carichi di lavoro
  2. Definire una strategia proattiva di ricerca nuovi client (outbound). Col prerequisito di dotarsi di una soluzione CRM
  3. Valorizzare la presentazione di Alveare, anche attraverso la creazione di case histories

Ogni iniziativa è stata assegnata a un owner, con degli obiettivi, misure e una indicazione della tempistica attesa.

Io ho visto molti progetti di trasformazione procedere abbastanza bene fino a questo punto, con la definizione di un insieme di iniziative da perseguire. E nella maggior parte dei casi ho visto questi stessi progetti non proseguire dopo pochi primi incontri.

La mia raccomandazione quindi al Dott. Ferri, che subito l’ha accolta, è stata quella di creare contestualmente un PMO (Project Management Office), affidato ad una persona del leadership team, col compito di continuare a stimolare tutti gli owner delle iniziative a fare progressi, riportarli al resto del leadership team, mantenere uno stretto collegamento tra loro, riportare eventuali problemi, etc.

Quali risultati sono stati raggiunti?

Fabio Ferri (imprenditore): La consulenza di Lucio è stata molto coinvolgente ed ha riguardato il gruppo dirigente più altre persone disponibili al coinvolgimento. Abbiamo imparato a ragionare in modo strutturato e a pianificare operazioni che ci potessero far raggiungere gli obiettivi.

A distanza di quasi due anni da quell’intervento i risultati sono tangibili nel volume di fatturato conservato durante il periodo di pandemia e nella crescita del valore prevista alla fine del 2021: da 600.000€ a 1.000.000€ con un raddoppio delle persone occupate prevalentemente appartenenti alle categorie dello svantaggio.

Lucio Furlani (Digital Mentor): Sono rimasto in contatto con Alveare dopo il completamento del mio progetto e mi sembra che abbiano raggiunto risultati significativi su tutti i fronti.

Lato CRM in particolare, hanno svolto per conto loro un’analisi delle esigenze, una selezione tra alcune alternative disponibili per arrivare infine ad adottare un sistema molto calzante per la loro dimensione e complessità.

Ma al di là della consulenza su aspetti specifici, io credo che il metodo di lavoro, la disciplina dell’approccio, la creazione di un PMO siano stati il mio contributo principale ad Alveare.

Ed un contributo che spero rimanga nel tempo, aggiungendosi al patrimonio di competenze manageriali già in loro possesso.

Consiglierebbe, e perché, ad un'altra azienda di rivolgersi al PID?

Fabio Ferri (imprenditore): L’esperienza è stata positiva anche se breve ed ha stimolato la ricerca di competenze sempre più adeguate nel settore interessato.

Trasformazione digitale: qual è il valore aggiunto che da professionista può dare ad un'impresa nella scelta delle strategie migliori da attuare?

Lucio Furlani (Digital Mentor): L’intervento è molto breve. È importante che l’impresa abbia le idee chiare su cosa vuole raggiungere, su quale area vuole avere aiuto.

Ciò detto, il valore aggiunto credo che risieda principalmente nel portare delle prospettive diverse. Questo per la mia esperienza è sempre vero, in tutte le società, di qualsiasi dimensione e livello di maturità. È sempre dal confronto che nascono le idee.

Se anche tu vuoi usufruire gratuitamente del servizio di Digital Mentoring del Punto Impresa Digitale

Crea reti di imprese con l’Assistenza Specialistica

L’Assistenza Specialistica Reti di imprese è il servizio di primo orientamento gratuito che ti illustrerà cosa sono le reti di imprese e perché è importante crearle.

Abbiamo chiesto a Giulia Vecchiato, avvocato, consulente ed esperta di reti di imprese,  di spiegarci in cosa consiste questo servizio messo a disposizione delle micro piccole e medie imprese con sede legale iscritta al Registro delle Imprese o sede operativa iscritta al REA della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

Giulia Vecchiato, esperta di Assistenze Specialistiche

In base alla sua esperienza, ci racconta perché ritiene possa essere utile per un’impresa richiedere il servizio di assistenza specialistica per la creazione di una rete di imprese?

Lavoro con la Camera di commercio di Milano sin dal 2014, quando è nato questo servizio. Valuto molto utile tale iniziativa soprattutto in considerazione della doppia modalità con cui l’assistenza viene erogata: la prima consiste nell’incontro di gruppo, occasione di condivisione in cui gli imprenditori si scambiano esperienze ed idee, la seconda modalità è quella individuale che permette alle imprese di approfondire alcuni aspetti specifici del loro progetto, una sorta di “consulenza su misura”. L’una non esclude l’altra.

Questo doppio canale risponde ad un concreto bisogno dell’impresa e permette un confronto immediato, per di più gratuito.

Quali sono gli aspetti peculiari da tenere in considerazione quando un’impresa decide di mettersi in rete con altre? Cosa non bisogna tralasciare assolutamente?

Per funzionare la rete deve partire da una definizione degli obiettivi strategici ben precisa e condivisa tra i partner. Occorre quindi definire il modello di business e le strategie.

Passo successivo è la condivisione e stesura del testo contrattuale in cui vengono disciplinati la governance, le modalità di gestione della rete, i meccanismi di controllo delle performance, tutte le regole di funzionamento.

Non esiste un format prestabilito, perché ogni rete è diversa e caratterizzata da un proprio progetto e da proprie regole di funzionamento, stabilite dai partecipanti all’inizio del loro percorso di collaborazione.

Cosa chiedono maggiormente le imprese su questo tema?

Le imprese, posta la volontà di cooperare, vogliono capire nel dettaglio quali sono le modalità con cui ci si tutela, soprattutto in caso di eventuale disaccordo tra i partecipanti. Inoltre chiedono che siano individuate le responsabilità di ciascun partecipante, anche in caso di inadempimento sia verso il cliente finale sia verso i partner. Anche per questi motivi, il contratto di rete deve essere il più completo possibile.

Quali carenze rileva maggiormente tra le imprese che si avvicinano al tema?

La presa di coscienza di dover condividere il proprio patrimonio informativo, la condivisione dei contatti (anche eventualmente della clientela) e delle proprie competenze. In generale, la fiducia interpersonale è l’elemento più critico.

Tutto sommato, devo dire che, nella mia esperienza, poche reti si sono sciolte. Più per questioni di “mortalità fisiologica”, nel senso che l’attenzione delle parti è andata scemando per mancanza di tempo e risorse. Invece, la gran parte di reti costituite è florida e tiene nel tempo.

La presenza di un’impresa leader trainante è un aspetto positivo in quanto facilita la continuità della rete.

Che vantaggi ci sono al giorno d’oggi nel fare rete? Qual è l’identikit delle imprese che fanno rete?

Gli obiettivi prioritari del contratto di rete sono, come recita la legge, essenzialmente: l’innovazione, la crescita di competitività e l’internazionalizzazione in una prospettiva di crescita della rete e nella rete.

La forma contrattuale della aggregazione porta diversi vantaggi tra cui la flessibilità e modularità del contratto alle diverse casistiche, la riduzione dei costi amministrativi di costituzione e/o gestione, la possibilità di scegliere nei casi concreti se limitarsi a una struttura contrattuale o creare anche un soggetto giuridico ulteriore. Attraverso la rete si possono inoltre raggiungere soglie più elevate di operatività, potenziare la posizione nei rapporti con committenti “forti”, accedere a grandi commesse, spesso di appannaggio solo dei grandi player.

La maggior parte delle reti sono costituite da imprese che già hanno avuto modo di collaborare tra loro. Ad esempio, di frequente, si assiste alla creazione di reti costituite da imprese operanti nelle diverse fasi della filiera produttiva ovvero reti di tipo verticale. Le reti inoltre possono essere di tipo orizzontale, composte cioè da imprese omogenee e talvolta anche in concorrenza tra loro che trovano convenienza ad aggregarsi per realizzare economie di scala e aumentare i volumi. Sono diffuse anche le reti miste, le più interessanti, che contengono aspetti delle due tipologie precedenti e solitamente hanno l’obiettivo di offrire un nuovo prodotto e servizio, integrando le loro competenze.

Che sviluppo prevede sulle reti di impresa? Sono abbastanza conosciute?

La collaborazione tra imprese ha assunto dimensioni significative in tutte le economie moderne ed il contratto di rete rappresenta appunto uno strumento giuridico attraverso il quale è possibile promuovere i processi aggregativi.

Sicuramente l’argomento “contratto di rete” è conosciuto tra gli imprenditori ed è in costante crescita: i numeri lo dimostrano (sul punto si osservino i dati del Registro Imprese ovvero le reti formalizzate fino ad oggi).

La possibilità di costituire reti transfrontaliere rappresenta un’ottima opportunità per le nostre imprese; ad oggi è ancora poco sfruttata ma che troverà ampia diffusione in futuro.

In tale contesto, è importante credere in questo modello anche attraverso misure legislative di promozione e sostegno sul piano fiscale, finanziario e giuslavoristico.

Vuoi scoprire di più sulle reti di imprese?

Contatta uno dei nostri esperti e prenota un incontro individuale o di gruppo.

La corretta gestione dei rifiuti in azienda

Vuoi capire come gestire correttamente i rifiuti nella tua azienda?

Sabrina Suardi, esperta dell’Assistenza Specialistica Ambiente ed Economia Circolare e relatrice del webinar del prossimo 26 maggio,  ci offre il suo punto di vista su questo delicato tema.

Sabrina Suardi, esperta di Assistenze Specialistiche

Gestione dei rifiuti in azienda: costo o valore?

Tutto dipende dall’approccio adottato e, da questo punto di vista, la conoscenza della normativa è essenziale!

Avere ben chiari

  • i ruoli (chi è il produttore del rifiuto?)
  • le incombenze (come classificare correttamente il rifiuto?) e
  • le responsabilità in gioco (anche penali!)

costituiscono senza dubbio un’utilissima base per iniziare quel processo di valorizzazione che porterà a ottimizzare non solo la gestione burocratica ed operativa ma anche quella economica!

Come interpretare più facilmente le norme sui rifiuti?

La normativa però può essere complessa e di difficile lettura.

Ecco che allora possono tornare utili i tanti casi concreti che chi la conosce e la sa interpretare affronta assieme alle aziende. Semplici attività come manutenzione, pulizia e sgombero possono nascondere parecchie insidie che spesso determinano un’impennata di costi e rischi rispetto alla gestione dei rifiuti che ne derivano.

Quali obiettivi?

Il corso ha l’obiettivo di semplificare la gestione dei rifiuti in azienda promuovendo una corretta lettura della norma in vigore attraverso gli errori più comuni e le casistiche maggiormente ricorrenti.

Hai un caso da condividere? Partecipa al webinar del 26 maggio 2021!

“Pacchetto Economia Circolare”: cos’è e a cosa serve

Hai mai sentito parlare di “Pacchetto Economia Circolare”?

Durante il prossimo webinar organizzato dall’Assistenza Specialistica in ambito Ambiente ed Economia circolare, un servizio messo a disposizione gratuitamente alle imprese di Milano Monza Brianza Lodi dalla Camera di commercio, l’avvocato Eva Maschietto, dello studio EMLEX, specializzata in diritto d’impresa e ambientale, parlerà di questa novità in tema di rifiuti, entrata in vigore durante l’autunno del 2020.

Eva Maschietto, esperta di Assistenze Specialistiche

Perché conoscere le novità in materia di economia circolare in questo momento è importante per le imprese?

L’economia circolare è quel modello di produzione e consumo al quale tutte le imprese oramai devono mirare, stante la pressante necessità di risparmiare le risorse naturali sempre più scarse sul nostro pianeta.

Ripensare alla produzione tramite l’attuazione di sistemi di

  • riutilizzo
  • reimpiego
  • riparazione
  • ricondizionamento
  • riciclo

di prodotti, componenti e materiali, mantiene le risorse nel ciclo di utilizzo il più a lungo possibile, estendendo il ciclo di vita dei prodotti. E riduce la produzione dei rifiuti al minimo.

Questo ciclo virtuoso non è più un’opzione, ma un dovere e una precisa strategia, per raccogliere le risorse del Green Deal. Ma anche perché i clienti lo pretendono.

Questa normativa rappresenta un costo per le imprese?

Ritengo che il pacchetto normativo sull’economia circolare, insieme alle risorse e agli investimenti legati al Green Deal e alla transizione ecologica, costituiscano uno sforzo per le imprese, più che un costo, e un’enorme opportunità.

In che modo una normativa ambientale può essere un’opportunità per le imprese?

Il mercato è oramai maturo. Anche le imprese italiane stanno comprendendo la necessità di investire fortemente nell’innovazione richiesta per passare dall’economia lineare all’economia circolare in modo completo.

I clienti premiano oramai sempre di più le imprese che dimostrino sostenibilità, etica e sensibilità alla legalità e all’ambiente. Perché capiscono che sono le imprese più affidabili, essendo innovative, dinamiche e pronte a seguire sistemi di qualità e di controllo dei rischi ambientali. E guarda caso sono anche le imprese dove la qualità del lavoro è migliore.

Certo, si tratta di uno sforzo importante. Ma è un investimento che le nostre imprese devono affrontare per rimanere competitive e per il futuro dei nostri giovani.

Se vuoi approfondire questi temi e rimanere aggiornato sulle normative che riguardano il “Pacchetto Economia Circolare”, non perderti il webinar del 9 giugno!

Il futuro è in bioplastica

La tradizionale plastica monouso, ampiamente utilizzata per il packaging dei prodotti di ogni tipo, molto diffusa nella ristorazione, dovrà essere abbandonata e sostituita dalle bioplastiche. A livello normativo la data di riferimento è il 3 luglio, giorno entro il quale la direttiva europea 2019/904 dovrà essere recepita dallo Stato italiano.

Abbiamo chiesto a due esperti dell’Assistenza Specialistica Ambiente ed Economia Circolare, Cristina Gilardi e Pietro Merlini, di spiegarci meglio cosa sono questi nuovi materiali e quali sono ora gli obblighi per gli imprenditori.

Cristina Gilardi, esperta di Assistenze Specialistiche
Pietro Merlini, esperto di Assistenze Specialistiche

I rifiuti di plastica da problema ad opportunità?

Dagli studi della Commissione Europea si prevede che nell’UE la produzione di plastica aumenti ad un ritmo annuo del 5%.

Solo il 24% dei rifiuti di plastica è riciclato, mentre quelli smaltiti in discarica sfiorano il 50% e il resto è destinato all’incenerimento. Esiste dunque un reale problema.

La Commissione Europea ha però anche riconosciuto nei propri atti normativi che i rifiuti di plastica sono un materiale ad alto contenuto tecnologico che, se correttamente gestiti e prima ancora progettati, potrebbero contribuire in maniera significativa ad avviare quella tanto attesa dissociazione fra crescita economica e uso delle risorse.

Quali iniziative ha posto in essere l’Unione Europea per ridurre l'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente?

Con la Direttiva 2019/904 UE l’Unione Europea ha avviato specifiche azioni con riferimento ai c.d. “prodotti di plastica monouso”, ai prodotti di plastica oxo-degradabile e agli attrezzi da pesca contenenti plastica.

La messa al bando di alcune tipologie di prodotti in plastica, la fissazione di requisiti di progettazione per i contenitori in plastica, la previsione di regimi di responsabilità estesa del produttore, la previsione di misure di sensibilizzazione dei consumatori e di requisiti di marcatura per alcune tipologie di prodotti sono solo alcune delle misure che gli Stati membri saranno chiamati a recepire, in alcuni casi già dal 3 luglio 2021.

Le stoviglie monouso possono promuovere un ciclo virtuoso?

I prodotti biodegradabili e compostabili trovano applicazione in numerosi settori. Un esempio è proprio l’utilizzo di stoviglie compostabili in ambito ristorativo. Esse consentono di semplificare la gestione dei rifiuti nei casi in cui non sia possibile o poco pratico impiegare le stoviglie riutilizzabili.

Infine, la marcatura dei prodotti è uno strumento di informazione a servizio del consumatore. Facilita la corretta gestione del rifiuto nella frazione organica e permette quindi l’avvio agli impianti di compostaggio, dove si trasformerà in fertile terriccio.

Quando un imballaggio è ritenuto biodegradabile e compostabile?

L’asserzione della biodegradabilità e compostabilità si ha quando l’imballaggio è conforme alla norma tecnica UNI EN 13432:2002.

Inoltre la certificazione è rilasciata, insieme ai marchi di compostabilità, da diversi enti certificatori riconosciuti.

Infine, gli imballaggi biodegradabili e compostabili possono essere raccolti e riciclati con i rifiuti organici se sono certificati conformi alla norma tecnica UNI EN 13432. E sono opportunamente etichettati in base alle nuove disposizioni.

Per ulteriori approfondimenti sulle bioplastiche nella ristorazione e sulle principali etichette di prodotto, fondamentali per un posizionamento competitivo sul mercato in un’ottica plastic free, partecipa al webinar del 19 maggio!