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2016

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Sharing Mobility: 5 motivi per cui scometterci

MetropoliLa Sharing Mobility è tra le innovazioni che hanno avuto un maggiore impatto nella nostra vita quotidiana.

In occasione della Mobility Conference Exhibition 2016, tenutasi agli inizi di Marzo a Milano, vogliamo elencare 5 motivi per cui la sharing mobility sarà uno dei cardini dell’economia 2016:

  • La Sharing Mobility crea introiti per lo Stato: secondo un’indagine condotta da “Il Fatto Quotidiano” le amministrazioni comunali hanno individuato un importante fonte di reddito nelle aziende di car sharing: solo a Milano, Car2Go frutta a Palazzo Marino 770.000 Euro l’anno.
  • La Sharing Mobility aiuta l’ambiente: Legambiente ha pubblicato un report in cui stende le linee guida dei servizi di bike sharing, mostrando come l’utilizzo dei servizi di condivisione diminuisca l’impatto ambientale.
  • La Sharing Mobility è in crescita costante: si calcola che, entro il 2020, il valore di mercato del settore della mobilità condivisa sarà di 6,2 miliardi di Euro, impattando su circa 12 milioni di persone; a Milano, si contano circa 400.000 iscritti ai servizi di car sharing disponibili.
  • La Sharing Mobility è sinonimo di innovazione: car sharing e bike sharing sono i temi su cui le start up si concentrano maggiormente; ad esempio creando applicazioni aggregative di tutti i servizi di mobility sharing in città, oppure sviluppando nuove metodologie di feedback.
  • La Sharing Mobility è regolamentata (o lo sarà presto): essendo un settore nuovo, non esiste ancora una struttura legislativa specifica per l’economia della condivisione. Ma è stato appena presentato un disegno di legge che ha colpito positivamente gli addetti ai lavori, creando ottimismo

Le imprese straniere combattono la crisi

Imprese straniereSecondo uno studio dell’ISMU sono 5,8 milioni gli stranieri che vivono in Italia, 150mila in più rispetto al 2014.

Dal punto di vista occupazionale il 70% degli stranieri in Italia lavora come operaio, ma è sempre più in crescita il fenomeno dell’imprenditoria straniera.

Una ricerca pubblicata dalla Fondazione Leone Moressa afferma che sono 656mila le aziende a conduzione straniera, di cui 491mila con un proprietario extracomunitario, e rappresentano l’8,6% del totale degli imprenditori in Italia.

I dati mostrano una crescita rispetto agli anni precedenti: secondo Unioncamere Nazionale negli ultimi 3 anni le imprese straniere sono aumentate del 19%, soprattutto grazie a immigrati provenienti da India, Bangladesh e Pakistan.

La Regione in cui il fenomeno è più sviluppato è la Lombardia, in cui troviamo il 20,98% di tutte le aziende straniere sul suolo italiano.

Nella sola città metropolitana di Milano si conta un +34% d’imprese straniere in quattro anni, che permette un generale aumento delle nuove imprese del 1,9%, portando il totale degli stranieri imprenditori a 137.655, cioè 10,1% del totale degli imprenditori su territorio milanese.

I settori in cui nascono un numero maggiore d’imprese sono costruzioni (141.032 imprese) e commercio (230.545 imprese), che insieme coprono il 57% del totale delle aziende straniere in Italia.

Da sottolineare come 109mila di queste aziende sia gestito da donne, cioè il 16% del totale, in crescita di 6mila unità rispetto al 2014 e di 18mila rispetto al 2011.

Secondo Ivanhoe Lo Bello, presidente Unioncamere Nazionale: “La via dell’impresa si conferma una delle modalità attraverso le quali gli stranieri, giunti in Italia, possono integrarsi nel nostro sistema economico e sociale”.

Big Data e aziende italiane: a che punto siamo?

Big Data

L’ISTAT ha recentemente dichiarato che le interviste al telefono saranno affiancate e integrate da un maggiore utilizzo dei Big Data

Con “Big Data” s’intende il patrimonio d’informazioni cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, in termini di volumi, velocità e varietà.

L’analisi dei Big Data, il cui valore di mercato ha raggiunto quota 790 milioni di euro, è diventata la chiave per comprendere come si muovono i clienti; per le aziende questo significa ridurre costi e tempi.

A conferma di questa tendenza, secondo una ricerca degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, per più della metà degli imprenditori italiani la gestione degli analytics è una priorità d’investimento e, secondo Accenture, i Big Data sono considerati molto importanti per l’identificazione di nuove fonti di reddito.

Se da una parte l’utilizzo di Big Data è frenato da una serie di questioni ancora aperte, come privacy, competenze analitiche e tecnologiche, fonti d’accesso, dall’altra parte sembra che la transizione delle aziende verso il digitale sia necessaria per la loro sopravvivenza.

Verizon, a questo proposito, in un report del Settembre 2015 offre tre consigli su come adattarsi al digitale:

  • creare l’ambiente tecnologico adatto all’azienda, anche solo rinnovando ciò che è già in uso, ponendosi obiettivi realizzabili e utili per il business;
  • semplificare l’accesso ai dati tramite la tecnologia cloud, attraverso infrastrutture wireless che migliorino la user experience, con lo scopo di rendere più facile e integrabile il lavoro dei diversi settori;
  • usare partner fidati per raggiungere gli scopi designati. Il 48% dei manager intervistati dichiara di sentire necessario implementare una strategia multi-aziendale per soddisfare le proprie necessità; importante, quindi, associarsi ad aziende fidate e performanti per raggiungere facilmente gli obiettivi prefissati.

L’industria del cibo? Ecco tutti i trend 2016

Trend cibo 2016Lo scorso anno Expo ha portato in primo piano tutta la filiera dell’alimentazione e l’importanza del settore per l’economia di Milano e Lombardia.

Secondo l’Associazione Economia e Stabilità la Lombardia ha 117 aziende agricole, di cui 91 con centro aziendale a Milano, e più di 1.500 industrie del ramo alimentare. Inoltre 20 prodotti regionali sono insigniti del marchio DOP e sono presenti 12 presidi Slow Food, a testimonianza della qualità e dell’attenzione che Milano e la Lombardia hanno riguardo il cibo.

Se nel 2015 è esploso il fenomeno dello street food, Baum&Whiteman, azienda di consulenza per ristoranti, ha individuato i trend di settore del 2016.

Ecco i più importanti:

  • Delivery

Sono sempre di più le applicazioni che permettono di ordinare pranzo o cena dal proprio smartphone, un mercato che, secondo Foodora, può valere fino a 500 milioni di euro solo in Italia e che sta influenzando le abitudini degli italiani a tavola.

  • Cibo Sano e Naturale

Secondo una ricerca di Nielsen, gli italiani cercano prodotti 100% naturali, senza colesterolo o coloranti artificiali. Questi dati non fanno altro che confermare la crescita del mercato biologico in italia, ormai un’abitudine per circa 15 milioni d’italiani.

  • Vegetariani e Vegani

Secondo il rapporto “Italia 2016” di Eurispes, il 7,1% degli italiani è vegetariano, in aumento dal 5,7% dell’anno precedente, rendendo l’Italia il Paese con il maggior numero di vegetariani in Europa. Questo ha aperto diverse opportunità d’impresa, dimostrato dall’aumento di ristoranti vegani aperti negli ultimi 2 anni.

  • Retail & Restaurant

Se prima i grandi brand si legavano al mondo del food attraverso la messa sul mercato di prodotti con il loro marchio (pensiamo ai cioccolati di Armani), oggi è sempre più diffusa l’accoppiata negozio e ristorante. Prendendo spunto dai centri commerciali e dai multisala, negozi come Ikea o Feltrinelli hanno unito il lato retail con il cibo, dando il la ad operazioni su scala più grande, come Brian&Barry Bulding a Milano.

Le imprese e i numeri del Carnevale a Milano

Secondo la tradizione, il CarnevaleCarnevale ambrosiano si celebra in date differenti rispetto al rito romano poiché San Ambrogio, di ritorno da un pellegrinaggio, chiese ai suoi concittadini di attendere il suo arrivo prima di dare il via ai festeggiamenti.  Oggi il Carnevale è, soprattutto, una festa dal forte spirito goliardico e dall’indotto commerciale non indifferente.

Secondo l’associazione Carnevalia, che riunisce i principali eventi storici italiani, il Carnevale muove ogni anno un giro d’affari che supera i 200 milioni di euro, toccando il settore del travel e il commercio B2C.

  • Viaggiare a Carnevale: a Febbraio si scelgono mete tradizionali, con una spesa media di 600 euro per cinque giorni di vacanza, in coppia o con la famiglia al seguito. La destinazione più ambita dagli appassionati del Carnevale rimane Rio de Janeiro, dove sono attesi 350.000 stranieri. Milano prevede una crescita di turisti, rispetto all’anno scorso, del 5%, grazie anche al traino di Expo.
  • Fare impresa a Carnevale: secondo la Camera di Commercio di Milano, sono 3.243 le aziende che fanno business sul Carnevale in tutta la Lombardia, 1.255 delle quali a Milano. I settori più coinvolti sono quelli della vendita di dolciumi e confetteria, dei giochi e giocattoli e tutta la parte riguardante la vita notturna, come discoteche e sale da ballo. L’indotto previsto è di circa 8 milioni di euro, in particolare grazie a pasticcerie e agenzie di viaggio.