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2013

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Imprenditori si nasce o si diventa?

 La nuova vita di una società tipografica grazie ad un innovativo business legato alla stampa e gestione di bollette; il successo di una società di strumenti per l’anatomia patologica  ottenuto con la vendita di speciali lamette di produzione giapponese; lo sviluppo di una linea per biciclette accanto ai tradizionali prodotti per le 4 ruote: c’è “fame”, determinazione e passione nelle testimonianze raccolte da Stefano Castelli e Roberta Garruccio nel volume “Imprenditori” che prova a rispondere all’interessante interrogativo: Esiste una personalità imprenditoriale? In altre parole, imprenditori si nasce o si diventa?

Una risposta univoca è difficile. Di certo conta l’aria che si respira: l’atmosfera da Silicon Valley può essere contagiosa, così come, tornando in Italia, la tradizione imprenditoriale di una realtà come Milano può fare la differenza. Ma questo non basta

Diventare imprenditore richiede una strategia precisa composta da un mix di fattori riconducibili a cervello e disciplina, come suggerisce Vito Frugis nelle prime pagine di “Inventarsi un’impresa”, libro scritto insieme a Paolo Gila. E così se l’idea, il coraggio e l’audacia sono fondamentali,  risultano indispensabili qualità cognitive e psicologiche come pazienza, autostima, curiosità per affrontare e superare con successo tutte le necessarie incombenze e i momenti di difficoltà di cui è costellato il percorso di creazione di un’impresa.

Insomma, l’idea da sola non basta. La “best way”  per realizzare il proprio sogno imprenditoriale passa da una buona analisi delle proprie competenze, dei settori in cui è atteso uno sviluppo e  da una certa dose di originalità come nel  caso, descritto sempre da Paolo Gila, del titolare di un negozio di formaggi che ha personalizzato l’offerta regalando cravatte ai clienti più fedeli, a testimoniare che possono esistere spazi per nuovi business anche nei settori più tradizionali.

Il momento di crisi può anzi rivelarsi un alleato per chi, spinto da vocazione o da necessità, decide di avviare un’impresa. Impone di aguzzare l’ingegno e cogliere le opportunità a disposizione. Una prova? Le nuove imprese create in Lombardia da   persone in difficoltà occupazionale con il supporto del progetto START, di cui si annuncia a breve una nuova edizione.

E di opportunità, soprattutto per i giovani che vogliono dare forma alloro sogno imprenditoriale, in questo momento ne esistono diverse. Le start up  sono al centro di una rinnovata attenzione e il Decreto Sviluppo bis  prevede la possibilità, per le cosidette start up innovative, di iscriversi in un apposito registro beneficiando di procedure semplificate e oneri fiscali ridotti, senza contare poi le numerose opportunità di finanziamento  che enti come la Camera di Commercio di Milano mettono a disposizione di chi decide di scommettere in un’impresa.

E allora, forse questo è il momento giusto ( o obbligato)  per partire. Voi cosa ne dite?

Giù gli uomini, su le donne

Sembra che al nord resista ancora la convinzione che la donna possa essere in carriera, almeno secondo i risultati di un’indagine fatta in rete da Camera di commercio di Monza e Brianza sui tweet di Voices from the Blog. E con i dati alla mano questa percezione corrisponde alla realtà. A Milano e provincia, infatti, nel 2012 le imprese al femminile (si intende quelle con una donna come titolare o al controllo di maggioranza) sono cresciute dello 0,7%, mentre quelle maschili scendevano dello 0,3%. E sono arrivate quasi a quota 58.000, all’incirca il 20% del sistema economico del capoluogo lombardo, per un fatturato annuo di 15 miliardi di euro.

L’attività di cui le donne si occupano principalmente è il commercio e dai dati del Registro delle Imprese si è arrivati a individuare una maggiore concentrazione di esercizi rosa in corso Venezia e in via Odoardo Tabacchi. Ma anche il settore hi-tech è piuttosto florido. Ne avevamo parlato proprio in questa sede qualche mese fa, in occasione dell’annuale conferenza internazionale Women&Technologies organizzata dall’associazione Donne e Tecnologie, in cui viene focalizzata l’attenzione su tematiche di particolare interesse e attualità – nell’edizione 2012 si è parlato di responsabilità sociale d’impresa e di applicazione della scienza e della tecnologia in favore di un’alimentazione consapevole  – e viene assegnato il premio Le Tecnovisionarie.

Considerando che subito appresso al commercio si posizionano bene i servizi alla persona (siamo circa al 10%), forse è possibile pensare che stia davvero prendendo piede quel nuovo “settore” che è stato definito motech. Il richiamo esplicito è al termine ebraico motek, cioè “dolcezza”, con l’intenzione di indicare l’integrazione tra spirito materno e tecnologia. Quando si parla di motech dunque ci si riferisce alla tecnologia al servizio della persona e della famiglia (assistenza sociale e sanitaria, gestione domestica, istruzione, consulenza professionale, cura dell’alimentazione e del benessere) nell’ottica dell’annosa questione della conciliazione. Questi servizi hanno già trovato mercato in altri paesi dell’UE e potrebbero trovare terreno fertile anche in Italia, dove l’imprenditoria femminile continua a scontrarsi con le esigenze del privato e i limiti del welfare.

Ultimo dato interessante, emerso dalle indagini della Camera di commercio di Milano, è che le imprenditrici milanesi non parlano solamente italiano: una su cinque infatti è straniera e il loro numero è cresciuto del 7,5% nell’ultimo anno. La provenienza? Il fatto che al settimo posto della classifica delle strade in rosa di Milano ci sia via Paolo Sarpi, nel cuore della chinatown meneghina, parla chiaro. Alla Cina seguono Egitto, Romania, Perù e Marocco.

Crowdfunding, il finanziamento alternativo

Grazie alle reti sociali è nato un nuovo tipo di finanziamento alternativo rispetto ai canali tradizionali. Il crowdfunding consiste nella raccolta di denaro collettivo secondo una logica democratica e un meccanismo di base abbastanza semplice: si rende pubblico il proprio progetto tramite il web e si chiede alla gente di crederci e finanziarlo. I finanziatori non devono essere necessariamente qualificati ma possono essere cittadini comuni, imprese o associazioni e il progetto può rientrare in qualsiasi ambito. In Italia sta addirittura per essere lanciata la prima piattaforma a favore di un istituto di credito.

Kickstarter, la principale piattaforma di crowdfunding degli Stati Uniti, è stata lanciata nel 2009 e oggi conta oltre 3 milioni di finanziatori per un totale di più di 35.000 progetti. In Italia siamo arrivati a circa 20  piattaforme, nate per sostenere i progetti di un’ampia gamma di categorie (dai giornalisti ai musicisti). Ma la situazione dei due paesi è decisamente diversa. Prima di tutto in Italia il sistema di crowdfunding più diffuso è l’equity, basato su azioni finanziarie (viene definita una somma da raggiungere che va poi divisa in azioni), a differenza del reward, che si fonda sulle ricompense (tu mi finanzi e io ti do una piccola ricompensa) e che risulta essere il più diffuso negli Stati Uniti – almeno fino ad ora, essendo le regole d’oltreoceano in fase di cambiamento.

Secondo poi, nonostante l’Italia sia il secondo paese dopo gli Stati Uniti a essersi mosso per istituire delle norme in materia di crowdfunding, è anche vero che queste norme sono più restrittive che all’estero. Le aziende che potranno usufruire di questo sistema saranno infatti solo quelle innovative e i fondi raccolti non potranno superare il tetto di 5 milioni di euro. E la cosa non è confortante sapendo che, secondo i dati di Camera di commercio di Milano, oggi in Italia sono solamente 30 le aziende che corrispondono all’identikit di startup innovativa.

Proprio alla Camera di commercio di Milano lo scorso 19 febbraio si è fatto il punto della situazione durante il convegno Startup e Crowdfund Investing in Italia. Al centro del dibattito sono stati il decreto crescita 2.0 convertito in legge a dicembre 2012, in cui è stata regolamentata la raccolta di capitali via web, il lavoro che sta svolgendo la Consob in quanto ente preposto a definire le norme della raccolta dei fondi e a vigilare sul loro corretto funzionamento e le novità in via di definizione negli Stati Uniti. Ora non resta che attendere  il 19 marzo 2013, termine entro cui sarà presentato il regolamento.

Startup da mangiare

Proprio oggi all’Urban Centre di Milano è stato presentato un interessante progetto che si muove nell’ambito della realtà imprenditoriale del settore agroalimentare e delle scienze della vita. Alimenta2Talent si basa sull’attività di Alimenta, incubatore gestito dal Parco Tecnologico Padano rivolto alle imprese innovative che ha come obiettivo la multidisciplinarietà e la valorizzazione dei team misti formati da talenti (italiani e non) provenienti dall’estero e giovani italiani.

Un po’ per il ritorno ai piaceri genuini della vita, un po’ per il dilagare di una tavola sana ed ecosostenibile, il settore alimentare sta attraversando un periodo vivace e creativo. Il fenomeno è senza dubbio di costume ma è anche e soprattutto di responsabilità sociale e innovazione. Molte della tante iniziative nate recentemente, infatti, si inseriscono nell’ottica della filosofia portante di Expo 2015 Nutrire il pianeta. Energia per la vita.
Ai tavoli tematici dedicati all’argomento partecipano alcune startup significative di questo panorama: come Ortid’azienda, associazione che coniuga il pollice verde alla dimensione social, come web4food, un’associazione che fornisce agli operatori del mercato agroalimentare un originale strumento interattivo di promozione dei loro prodotti, o come Cortilia, mercato agricolo online paladino della filiera corta.

E per rimanere in tema Expo, il Future Food District, ovvero il Supermercato del Futuro che verrà lanciato nell’Esposizione, ha trovato il suo Food Distribuition Partner: sarà Coop a collaborare alla progettazione. Tra le novità in cantiere sono previsti display che tracciano la provenienza dei prodotti, acquisti tramite videowall, carrelli speciali realizzati in materiali riciclati e riciclabili che, tramite un sistema di tracciabilità potranno comportare attività di promozione in base alle aree visitate.

L’elenco è lungo e l’offerta sempre più ricca. In questi giorni tra l’altro c’è un’opportunità in più per chi volesse incrementare la lista con un’idea di business legata all’agroalimentare, ma non solo: il 28 gennaio è stata lanciata Speed Me Up, officina delle idee innovative di Milano. C’è tempo fino al 29 marzo per accedere al bando.

Speed Mi Up, l’officina innovativa di Milano

In Italia le idee innovative non mancano, per questo c’è bisogno di un aiuto concreto che le sostenga strategicamente ed economicamente nel passaggio da progetti a realtà. Le nostre città si stanno allineando con le tendenze internazionali e Milano si sta muovendo in questa direzione con una serie di iniziative sempre più mirate alla crescita dell’ecosistema delle nuove imprese.

Una delle ultime è stata presentata a Milano lo scorso 28 gennaio, si chiama Speed Mi Up ed è un’inziativa realizzata da Camera di commercio di Milano con il Comune di Milano e con l’Università Bocconi. Si tratta di un’Officina di imprese e professioni specializzata nello sviluppo di competenze di business e management e focalizzata sull’attività di accelerazione di crescita di imprese innovative. La missione di Speed Mi Up è di favorire la nascita di startup innovative, di sostenere lo sviluppo di giovani lavoratori autonomi e rafforzare il networking tra imprese, professionisti e finanziatori. Ma Speed Mi Up è altro ancora: tra gli interventi sono previsti un fitto programma di formazione, un supporto di tutoring, l’accesso a importanti risorse finanziarie, la possibilità di usufruire di uno spazio fisico dove lavorare. Tutto per un periodo di tempo di due anni.

Sarà possibile prendere parte al progetto dopo aver superato una selezione accurata che avverrà tramite un bando suddiviso in due misure: “Start-Up Hub” che ha come destinatari aspiranti imprenditori o startup nate dopo l’11 gennaio 2011, e la seconda “Professional Hub” rivolta a professionisti under 35. Verranno selezionati 5 startup/aspiranti imprenditori e 10 professionisti e per ciascuna delle due categorie saranno ammessi a valutazione solo i primi 50 professionisti che presenteranno domanda.

Le domande di partecipazione si devono inviare dalle ore 9,30 del 29 gennaio 2013 fino alle ore 18,00 del giorno 29 marzo 2013 direttamente sul sito di Speed Mi Up, dove sarà disponibile il bando da scaricare, le istruzioni da seguire per accedervi e i requisiti per partecipare al progetto. Al termine della compilazione della domanda il sistema restituirà un file pdf contenente la domanda che dovrà essere stampata, firmata e presentata in una delle seguenti modalità, allegando fotocopia del documento di identità:

  • spedita all’indirizzo di posta certificata protocollo.cciaa@mi.legalmail.camcom.it indicando nell’oggetto la dicitura “Speed Mi Up”
  • consegnata a mano al Protocollo generale della Camera di commercio di Milano, via San Vittore al Teatro 14, 20123 Milano
  • spedita a mezzo raccomandata a/r alla Camera di commercio di Milano, via San Vittore al Teatro 14, 20123 Milano

Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina dedicata sul sito di Camera di commercio di Milano.